Nel continente di Genabackis è sorto un nuovo e terrificante impero: il Dominio Pannion, che, come un copioso fiotto di putrido sangue, invade la terra inghiottendo tutti coloro che non si sottomettono al volere del Veggente. Ma una scomoda alleanza intralcia il cammino del re-sacerdote del Dominio: mentre diversi clan di più antica discendenza si accingono a riunirsi, in risposta a un richiamo primordiale, i T’lan Imass insorgono poiché un’ombra cupa e malvagia minaccia il mondo…

“E’ talmente bello che…”

Chissà quante volte potete aver usato questa frase, con il “che” pronto magari a introdurre chissà quali dichiarazioni d’amore, o ammissioni di beltà.

“Talmente bello che… mi sono quasi dimenticato dell’infelice scelta della casa editrice Armenia”. In questo caso la frase si conclude con la spina spesso celata dai petali della rosa.

Avete immaginato bene, quel “prima parte” sulla copertina di Memorie di Ghiaccio sta a significare esattamente quello che avete lungamente temuto.

Dopo aver pubblicato integralmente i primi due volumi della saga, la casa editrice italiana ha pensato bene di spezzare a metà il libro migliore di Steven Erikson giunto fino ad ora nel nostro paese.

Non voglio entrare nel merito delle scelte editoriali di Armenia, che si merita il mio plauso per il coraggioso investimento fatto su autori come Farland (speriamo che ci sia un seguito al primo volume), Modesitt Jr. e appunto Erikson. Il discorso purtroppo riguarda l’editoria fantasy italiana più in generale. Abbiamo talvolta il bruttissimo vizio di spezzare i libri. L’abbiamo visto fare con Martin e Goodkind, ora capita anche con Erikson.

I motivi di una simile scelta possono essere vari: problemi con le legatorie (e allora Il Signore degli Anelli?), traduzione, mero e semplice profitto ecc.

Non mi interessa quale sia il ragionamento alla base della scelta Armenia. Fatto sta, che ci troviamo con un libro bellissimo tagliato in due tronconi (la seconda parte è attesa per Gennaio 2006). Mettiamoci l’anima in pace e lasciamo che il nostro lamento giunga a chi di dovere.

Memorie di Ghiaccio, terzo libro di The Malazan book of the fallen, è uno dei migliori fantasy in circolazione. Alla luce delle qualità di questa prima parte del terzo volume anche i libri precedenti, in particolare il primo, aumentano il proprio valore. Moltissimi riferimenti oscuri de I Giardini della Luna trovano la propria spiegazione in questo libro, fornendo il quadro generale: un sofisticato, complesso e geniale affresco fantasy. Potrebbe sembrare una grave lacuna, dover leggere tre libri per riuscire a comprendere al meglio l’inizio della saga, così non è. Nella miriade di libri fantasy tutti uguali, Erikson si staglia decisamente al di sopra di molti.

Il focus torna sul continente di Genabackis e ci ritroviamo dove ci aveva lasciati la fine de I Giardini della Luna. Il Veggente Pannion e il suo nascente impero sono la minaccia più immediata. Cosa si nasconda alle spalle della sanguinaria teocrazia, fa parte della gustosissima trama che lo scrittore di origine canadese ci sta apparecchiando.

Ci troviamo in contemporanea con le vicende di Sette Città, raccontate ne La Dimora Fantasma. I tanti riferimenti e rivelazioni del secondo libro, soprattutto quelli relativi alla cosmologia Eriksoniana, sono il reale filo conduttore che, almeno fino a questo momento, legano Genabackis a Sette Città.

Il libro possiede come sempre vastità e complessità tali da accontentare anche il lettore più esigente.

Mancano purtroppo gli aspetti più interessanti di military fantasy che ci avevano conquistati nel secondo libro. E’ però molto probabile che ne godremo nella seconda parte del romanzo.

Piccola riflessione/digressione: probabilmente Memorie di Ghiaccio meriterebbe una recensione unica, ma questa prima parte è troppo bella per non parlarne.

Il lavoro fatto da Erikson sulle popolazioni, le lingue, la storia e le tradizioni dei popoli e delle razze che percorrono il suo mondo è stupefacente.

L’iniziale coacervo di etnie differenti ha assunto un’immagine chiara. Non ci troviamo più di fronte allo sconvolgente insieme di nomi che ci aveva affascinato, ma anche scioccato nelle pagine de I Giardini della Luna. Ricordo ancora i tantissimi riferimenti oscuri… Ora il mosaico finalmente si compone e razze a lungo dimenticate si stanno risvegliando.

E poi il ritmo… 469 pagine che si leggono tutte d’un fiato.

Erikson ci serve subito nel prologo una ghiotta chicca. Abbandonata la ritrosia nello spiegare, l’autore ci spiazza di nuovo. In Memorie di Ghiaccio aspettatevi le tante agognate risposte alla moltitudine di domande che la saga fa emergere a getto continuo.

Non temete però, come si dice spesso in altri ambiti “chiusa una porta, si apre un portone”. Vero, anzi verissimo. Le molte spiegazioni e risposte di Memorie di Ghiaccio creano nuovi intrecci, finalmente quelli giusti. Il mondo di Erikson sembra avviarsi verso una divisione in due schieramenti contrapposti, ricchi di personaggi vecchi e nuovi.

Oltre che con lo spazio lo scrittore gioca anche con il tempo. Eventi in epoche differenti sono le cause-effetto di ciò che avviene nella trama principale.

Se non sembrasse tutto così abilmente studiato prima a tavolino, si potrebbe avere la sconfortante sensazione che quella di Erikson sia un scappatoia: appoggiarsi ad una storia infinita e ignota per poter far emergere sempre nuove svolte e colpi di scena nella trama. Non lo nego, ogni tanto il dubbio mi è venuto e sotto sotto ancora rimane.

Il miglioramento più sensibile in questo ultimo libro è nei personaggi. Già i vari Duiker, Coltaine, Felisin ecc. avevano dimostrato uno spessore superiore rispetto ai protagonisti del primo libro. La differenza ora è ancora più sensibile.

I personaggi lasciati abbozzati ne i Giardini della Luna vengono riproposti in una nuova luce in Memorie di Ghiaccio . Whiskeyjack, Paran, Tool e compagni completano la loro maturazione stilistica. Erano già interessanti, ma il tratteggio era migliorabile ed è stato migliorato. Più completi, sfaccettati e sostanziosi di come li avevamo lasciati.

Il cambiamento è sensibile, ma difficilmente percepibile e localizzabile. Come spesso accade con Erikson, infatti molte cose vengono avvertite, più che comprese dal lettore.

Ogni tanto infatti potrebbe sembrare che ci sia qualche lacuna nello sviluppo dei personaggi. Se cerchiamo però bene gli indizi, da qualche parte nelle tante pagine ci sono.

Se dovessi trovare degli aggettivi per potervi descrivere la prima parte di Memories of Ice, il primo che mi viene in mente è “epico”.

Epico, perché il libro è un susseguirsi di incontri-scontri tra personaggi mitologici propri del mondo eriksoniano. Gli attori sono tutti a modo loro straordinari e misteriosi e questo serve solo ad accrescere l’aspettativa del lettore. Un duello per esempio perde la propria semplice dimensione di azione e ne assume una più complessa. Del resto c’è molto più gusto a veder combattere due spadaccini imbattibili, che due mezze tacche. Dei, ascendenti e razze antiche si mescolano; uomini mortali cambiano la propria condizione e nuovi attori – vedi per esempio i Seguleh, Bauchelain, Korbal Broach, solo per citarne alcuni – si inseriscono al momento giusto e nel posto giusto. Se è vero che saltano fuori all’improvviso, è anche vero che nel corso delle pagine l’autore ci spiega il perché.

Qualche riferimento? Molti si godranno il viaggio di Tool e dei Seguleh e rileggeranno i combattimenti con i Cacciatori K’ell.

Protagonisti e comprimari sono troppi per poter concedere a tutti il giusto spazio. Ritornano l’enigmatico Kruppe e il misterioso Anomander Rake e conosciamo finalmente Caladan Brood e Kallor l’Alto Re, del quale ci viene svelato l’oscuro e fondamentale per la trama passato. Tanti, troppi per citarli tutti…

Con dovizia di particolari Erikson ci svela finalmente il segreto alla base della sua cosmologia. Canali, Case degli Azath, Dei e Ascendenti prendono finalmente posto in uno schema non più caotico e casuale, ma ancora ricco di misteri. Ad alcuni questa nuova chiarezza potrebbe andare “stretta” e sembrare riduttiva. Molti altri, me compreso, godranno della cervellotica efficienza e precisione dello scrittore canadese: un’idea alla base forse un po’ semplice, ma una vera cattedrale gotica costruitavi sopra.

Che cosa dire ancora. Probabilmente ci sono in giro penne migliori di Erikson, ma nell’ultima generazione di scrittori fantasy, pochissimi hanno creato un mondo vasto e complesso come quello affrescato dallo scrittore di Memorie di Ghiaccio.

Un libro assolutamente da non perdere. Leggetevi tutta La Caduta di Malazan, non ve ne pentirete assolutamente.

{#Eccellente, ampiamente meritato.}