La notte di Mosca è pericolosa. Criminali e assassini si aggirano per le strade e si mescolano agli Altri: vampiri e mutanti, stregoni e fattucchiere che escono in caccia dopo il tramonto. La loro forza è immensa, ma non bastano le armi tradizionali per combatterli. Solo Anton e quelli come lui possono riconoscerli, perché compito dei guardiani è quello di far rispettare l'antica tregua stipulata tra le Forze della Luce e le Forze delle Tenebre. Ma qualcosa nella pace millenaria che divide il popolo della Notte da quello del Giorno si è incrinato… 

L’inizio è fulminante, spiazzante: un po’ horror e un po’ fantasy, in una Mosca cupa e notturna, un’ambientazione atipica, originale, magnetica. Sergej Luk’janenko, misconosciuto autore kazako di una nuova trilogia di cui questo è il primo atto, ha uno stile forse non eccessivamente ricercato, ma si sforza di individuare sempre la parola giusta, la frase più agile. Vuole il ritmo, e lo trova. I guardiani della notte è una creazione molto particolare, che alterna lo svolgimento dell’azione su realtà parallele, invisibili agli occhi degli umani ‘normali’; una realtà che cela tutte le contraddizioni di un mondo composito, nel quale Bene e Male sono sempre presenti e due schieramenti di Guardiani lottano e collaborano per non alterarne l’equilibrio.

Il libro è venato di una sottile ironia. Non è però estranea una sensazione di malinconia, che porta con sé molte delle domande che ogni giorno noi stessi ci poniamo. Tre storie collegate, tre visioni gotiche, ‘aliene’ ma non troppo, come capiremo solo alla fine: è necessario arrivare alle ultime pagine per comprendere il tortuoso cammino dell’autore. Senza dimenticare che parliamo di letteratura russa, di schemi narrativi un po’ diversi da quella letteratura occidentale a noi più consueta. Non troverete razze ‘classiche’, ma Altri: maghi, vampiri, mutantropi, stregoni, fattucchiere, demoni. E poi sortilegi, volatili parlanti, reminiscenze di mafia russa, vodka, cognac, in un melange che definire inconsueto, anomalo o fuori dall’ordinario è decisamente riduttivo.

Questo libro infonde nuova linfa alla letteratura di genere, dimostrandosi in grado di imboccare imprevedibili svolte. Una realtà oscura agli umani risulta ben presente sin dalla notte dei tempi, una realtà che s’interseca con le fasi storiche più importanti della vita dell’uomo, creando e disfacendo situazioni che gettano una luce diversa sugli eventi. Un mondo ordinario dove il Male, come il Bene, è ineluttabile. Questo è I guardiani della notte, un libro che è soprattutto un pretesto per l’analisi dell’animo umano di fronte ai suoi dubbi, alle sue certezze, alle sue perplessità, alle sue paure, alle sue remore, ai suoi conflitti. Prendiamo la prima storia, che ci presenta Svetlana, il giovane medico colpito dalla solitudine e dalla sofferenza interiore, e Anton, conscio del proprio compito ma anche della ‘umanità’ delle persone coinvolte, come della extra-ordinarietà dei mondi. Talvolta molto sottile, talaltra tortuoso nei processi mentali dei personaggi, il libro è strano e splendido, e Luk’janenko avvince con un narrare che cela una profondità che va oltre gli intenti ludici di facciata. I caratteri dei personaggi sono complessi, mai scontati o banali, in continua evoluzione, pagina dopo pagina. La seconda storia propone uno scambio di persona, di sesso, una serie di serrati confronti fra Anton e Sveta che tentano di sviscerare il loro rapporto, in parte segnato da un destino inesorabile e in parte segnato da una ‘dimensione aliena’, diversa. Tante le domande, tanti i dubbi sulla verità e la giustizia, un tormento che in realtà è molto più umano di quanto appaia, una scelta difficile, un rapporto difficile. E’ incantevole assistere a quella quotidianità che oscilla fra il normale e l’alieno, quel bisogno di essere normali, un desiderio, e la necessità di essere ‘Altri’, una necessità.

E’ un bel giallo ‘morale’, in cui il sospettato sembra essere sempre più il colpevole, senza alibi e sempre nel posto sbagliato. Ancora una volta una Grande Maga potenziale è al centro di giochi di potere fra Bene e Male, e l’amore di un agente del Bene è sottoposto a tormenti e conflitti che si svelano poco a poco, e che non possono in alcun modo essere evitati. Sveta stessa è all’oscuro di tutto, e molti altri come lei: le manovre politiche delle due fazioni sono molto complesse e impongono sempre scelte ardue, confronti sanguigni, sottilmente crudeli. Un gioco che va al di là delle persone e della loro ‘umana vita’, anche quando sono Altri. Il terzo racconto continua nell’analisi profonda dei rapporti fra i due principali protagonisti, mostrandone le sfaccettature, i destini, le speranze, i più intimi desideri di normalità. Quest’ultima parte del libro è meravigliosa: il conflitto interiore che oppone l’amore di Anton per Sveta al dovere di compiere un Bene assoluto e ‘inanimato’, al desiderio di salvare la futura Grande Maga da un destino di disumanizzazione, solitudine e sacrificio è veramente splendido.

E’ impossibile non immedesimarsi nella sofferenza di Anton, nell’angoscia di Sveta e nell’afflizione di entrambi. Due persone trascinate in qualcosa più grande di loro, infinitamente più grande, con un ‘uomo’ tenacemente proteso a resistervi pur consapevole della disperata situazione che gli impedisce, ragionevolmente, di opporsi al destino che il Fato ha scritto per loro. L’impossibilità di contrapporsi agli eventi è sovrana, e pervade gran parte del romanzo, anche l’ultimo passo, il cambiamento del destino degli uomini. E’ lecito farlo? E’ legittimo interferire nelle loro scelte? Ma anche chi prova a spingerli verso un Bene Assoluto deve fare i conti con se stesso, con il suo cuore. Con l’amore.