Dopo I Guardiani della Notte (2005) e I Guardiani del Giorno (2006) Sergej Luk’janenko prosegue la sua saga fantasy, edita da Mondadori, con I Guardiani del Crepuscolo (2007).

Vincolate da un patto di non belligeranza, stipulato dopo millenni di guerra, le Guardie del Giorno e della Notte continuano la reciproca vigilanza; tuttavia, in ossequio al motto “quis custodiet ipsos custodes”, l'Inquisizione, altro organismo non propriamente governativo, vigila su entrambe le fazioni. Nelle strade della capitale russa post disgelo, abitata da umani per lo più inconsapevoli, continuano le lotte magiche degli Altri. Maghi o vampiri, streghe o mutantropi, gli Altri costituiscono una specie a parte, da sempre divisa in due fazioni opposte: le milizie della Luce e quelle delle Tenebre.

Nel terzo romanzo della ormai famosa tetralogia di fantasy russa (il quarto volume, Posledniv Dosor, uscito in Russia nel 2006 avrà probabilmente come titolo La Veglia Finale), l’equilibrio faticosamente raggiunto continua a essere a rischio, perché un ignoto traditore minaccia la dimensione magica a cui le creature del Giorno e della Notte attingono il loro potere: il Crepuscolo. Questa specie di limbo astrale, in cui si svolgono anche gli scontri più feroci, è esclusivo appannaggio degli Altri, e quando una lettera anonima svela il tentativo di estenderne il dominio anche ai semplici umani, l’unica soluzione possibile è un’alleanza alquanto anomala. Guardiani Luminosi e Oscuri si uniscono agli Inquisitori per formare la Guardia del Crepuscolo, circostanza in cui l’apparente divisione tra Bene e Male si rivela per quello che è veramente: non una reale contrapposizione di forze, bensì due lati della stessa medaglia.

 

Come i precedenti, questo libro è diviso in tre racconti apparentemente auto-conclusivi, in realtà collegati tra loro come un gioco di scatole cinesi, o meglio, di matrioske russe: la verità, apparentemente semplice nella prima parte, si rivela più complessa nella seconda, per svelarsi definitivamente in quella conclusiva. Ritroviamo Anton, mago della luce, e sua moglie Sveta; Kostja, giovane vampiro dagli enormi poteri oscuri e Edgar, ora agente dell’Inquisizione; ma anche Geser e Zavulon, i Grandi Maghi a capo delle fazioni avverse. Accanto a loro, altri personaggi ispirati alla tradizione più classica: la strega nel bosco, i licantropi a caccia di bimbi umani e un leggendario libro magico che costituisce il vero fulcro di tutta la vicenda.

Praticamente sconosciuto in occidente, salvo qualche pregevole eccezione come “Schegge di Russia” (AAVV – Fanucci 2002), con i romanzi di Luk’janenco il Fantasy russo è salito sul  palcoscenico internazionale. L'autore ci offre una storia poliedrica, capace di miscelare l'elemento fantastico del folklore tradizionale con le contrapposizioni della Russia moderna: la Fantastika non è letteratura di pura evasione, ma un mezzo in cui veicolare riflessioni e concezioni filosofiche sulla realtà che ci circonda.

 

I personaggi hanno una concretezza quasi brutale nella loro alternanza tra i due mondi, umano e magico, caratterizzati da uno scenario molto moderno e molto “russo”: le organizzazioni occulte sono strutturate secondo un apparato gerarchico, burocratico e simil-statale, in cui ognuno ha il suo posto preciso, dalla segretaria, alla manovalanza costituita dagli Inferiori, ai maghi di massimo livello. Neppure gli Altri sono immuni dagli intrighi di potere, perché nei piani alti si gioca il destino non di una nazione, ma della Terra e dell’Umanità.

La formazione culturale dell’autore, laureato in psichiatria, si rivela nella caratterizzazione psicologica dei protagonisti che, sebbene “diversi”, presentano sentimenti e reazioni molto umane: amori, tradimenti e sensi di colpa, conditi con un po’ di spirito nazionalista e abbondanti bevute di vodka. Il tutto sapientemente corredato da un’ambientazione gothic-noir alla Underworld, dove i protagonisti vivono il loro ruolo con quel pizzico di cinismo e ironia in più che certo non guasta, e gli incantesimi (non sempre debitamente autorizzati), vengono usati come colpi di kalashnikov.

Un esperimento riuscito, quindi, questo fantasy russo? Innovativo sicuramente, ma forse ancora troppo rudimentale nei suoi passaggi dalla descrizione all’azione, dall’introspezione malinconica alla reazione spietata, dall’intreccio serrato alle divagazioni morali. In ogni caso, l’obiettivo desiderato da qualsiasi autore intellettualmente onesto è stato raggiunto: non tanto la notorietà e i milioni di copie vendute ( che certo non guastano), quanto l’aver centrato una prospettiva originale e interessante, a dimostrazione che il fantasy non è più genere di nicchia, ma letteratura capace di veicolare soffi innovatori e realtà in evoluzione, ben oltre i confini tradizionali.