Di tutti i personaggi della Marvel Comics, Spiderman è sempre stato il mio preferito, tanto da sopportare benignamente la grancassa pubblicitaria a tutto tondo – patatine, gomme americane, cereali per la prima colazione, figurine, pigiamini, magliette, riproposta televisiva di vecchi cartoni animati – di questi ultimi mesi; sono quindi andato a vedere il secondo episodio con lo spirito di chi va a casa di un vecchio e caro amico ospitale, autorevole e leggermente ridondante.

Il mondo è dei giovani, considerando gli incassi già stratosferici del film e l’età media del pubblico in sala, ma questo non vuol dire che chi abbia superato i vent’anni non si possa divertire: Spiderman è un gran bel film “per tutti”, niente violenza gratuita, non una sola parolaccia, assente ogni ammiccamento sessuale (beh, forse l’appena vago sospetto, nella scena sull’ascensore, che l’altro passeggero sia un sobrio ed elegante gay...), roba da poterci portare anche l’intransigente critico cinematografico del vostro foglio parrocchiale di fiducia.

La pellicola funziona sotto ogni punto di vista, è indipendente sia dall’episodio precedente che dall’inevitabile terza puntata; anzi, a questo proposito va detto che, considerando le premesse disseminate nell’arco di Spiderman 2, il sequel crea le aspettative di una bella promessa e non di una minaccia (come accadde con Superman, almeno fino all’indigesto quarto episodio).

Spiderman 2 è, se mi si concede il termine, inespugnabile da qualsiasi punto di vista, perfino quello della facile satira; sembra quasi che Raimi, con i suoi intermezzi comici – forse a volte troppo insistiti e “fantozziani”- si sia voluto salvaguardare anche dagli strali con cui, affettuosamente, Mad Magazine da sempre colpisce Peter Parker nella sua vita pubblica e privata.

Gli effetti speciali sono straordinari e mai eccessivi, saggiamente dosati, la fotografia è magnifica e comunque il panorama di New York è sempre una gioia per gli occhi. A tale proposito, considerando che ormai tutti ne conoscono l’identità, il nostro aracnide preferito dovrà cambiare residenza e ne trarrà indubbio vantaggio la Grande Mela, che nella trascorsa stagione cinematografica è stata martirizzata peggio di Tokyo ai tempi di Godzilla.

La scena clou del film, secondo me? Il duello sul treno, che lascia con il fiato sospeso ma è spezzata con azzeccatissimo umorismo e misurata recitazione tongue in cheek (divertita e volutamente appena un po' sopra le righe) dei due antagonisti. Sembra proprio che Raimi abbia imparato a non esagerare in tal senso, come gli è purtroppo successo spesso in altri film).

Gli antagonisti sono finalmente degni di questo nome, Doctor Octopus è così nobile e “motivato” nelle sue azioni (tutto considerato vorrebbe essere un benefattore dell’umanità) che tutti ci commuoviamo alla sua fine, e per quanto riguarda l’eterna ambivalenza amore–odio ne vedremo delle belle (e speriamo sia prestissimo, prima che svanisca il buon sapore che questo film ci lascia).

In tanta perfezione, è lecito al vostro incontentabile brontolone indicare qualche piccolezza che non convince?

Magari sarà stato frutto dell’inconscio, ma c’è un certo razzismo strisciante e fastidioso, come dimostrano le pesanti caratterizzazioni del pizzaiolo–principale e del padrone di casa (dal riconoscibile accento slavo, ovviamente) di Peter. Oltretutto, il messaggio “nascosto” del film è fin troppo esposto e si insiste con compiacimento sulla solidarietà dell’uomo della strada, sul patriottismo cieco e acritico (my country right or wrong, ovvero 'è la mia patria, giusto o sbagliato che sia ciò che fa'), sul “bene” che alberga soltanto dietro le umili facciate delle villette popolari con tanto di bandiera, sulle jene del quarto potere che sono i veri cattivi (anche quando sono in fondo semplici macchiette senza la grandezza di un Citizen Kane) e poi tanti, continui, reverenti omaggi ai vigili del fuoco di New York, quasi che gli autori siano alla ricerca di una menzione d’onore da parte dell’eroico corpo cittadino.

Accettiamo pure tutto, sia pure un po’ a denti stretti per quanto mi riguarda, perché anche Spiderman 2, come altri film più o meno belli, è figlio nel bene e nel male del neo patriottismo da dopo 11 settembre.

Altre minuscole imperfezioni potrebbero essere, ma è questione di gusti, un inizio un po’ lento e macchinoso e un paio di intermezzi “leggeri” (la scenetta nel ripostiglio delle scope, la passeggiata del “rinato” Peter sulle note dell’inossidabile Raindrops Keep Fallin’ on my Head) tirati un po’ troppo per le lunghe; niente comunque che intacchi seriamente il piacere della visione di un film godibilissimo.

Per la trama vedere la recensione della versione inglese

http://www.fantasymagazine.it/cinema/48