Oscar Diggs (James Franco) è un autentico cialtrone. Non tanto perché di mestiere faccia il prestigiatore. Non è colpa sua se gli ingenui abitanti del Kansas fanno confusione tra i suoi trucchi e la magia. No. 

Non è cialtroneria andare in giro con la giacca rattoppata inscenando spettacolini in un luna park itinerante, con il soprannome Oz (una contrazione della pronuncia del suo nome in pratica). No. 

E' un cialtrone perché la sua ambizione di "diventare un grande uomo" mal si accorda con azioni meschine e di dubbia morale.

Quando non rispetta i suoi aiutanti per esempio, negando loro il giusto compenso, o quando circuisce belle fanciulle. 

Parafrasando De André, la passione spesso conduce a soddisfare le proprie voglie senza indagare se la concupita ha il cuore libero oppure ha marito. A Diggs, inseguito da un inferocito marito, non resta quindi che fuggire su una mongolfiera (in parte sua, va detto a suo merito, non si tratta di furto).

Ben gli sta però quando il suo aerostato incappa in un tornado, che lo inghiotte tra le sue spire, trasportandolo in luoghi sconosciuti e misteriosi.

Tutto questo è l'antefatto di Il grande e potente Oz, girato in bianco e nero e in 4:3, come omaggio alla magia del cinema d'epoca.

Quello che accade dopo, quando il film diventa a colori e in 16:9, è che il nostro "mago" approda in un reame incantato.

Lì fa presto la conoscenza della strega Theodora (Mila Kunis) e della sorella di lei Evanora (Rachel Weisz) che lo rendono edotto di una profezia secondo la quale sarebbe giunto un giorno un potente mago, il cui nome era quello del regno incantato, Oz appunto, che avrebbe regnato su tale regno dopo aver sconfitto il male. Costoro indicano in Glinda (Michelle Williams), la fonte della malvagità e aizzano il cialtrone contro di lei, facendo leva sulla sua cupidigia, promettendogli il tesoro nascosto nella Città di Smeraldo.

Si renderanno presto conto che non solo il manigoldo non è un mago, ma anche delle sue virtù di ingannatore. 

Diggs nel frattempo, lungo il sentiero di mattoni gialli e negli altri luoghi incantati di Oz, farà degli incontri che gli verranno utili nella sua quest: la scimmia alata Finley, una piccola bambola di porcellana rimasta orfana dopo l'attacco degli sgherri del male, il nano Knuck (Tony Cox) e tanti altri.

L'avventura però rivelerà la vera natura del male che opprime Oz e Diggs dovrà decidere da che parte stare, nonché trovare il modo di aiutare il regno con le sue risorse di semplice essere umano.

Il percorso che Oscar Diggs compirà non sarà però solo un'avventura ricca di luoghi e pericoli, che fronteggerà con risorse scarse, considerato che le streghe praticano magia vera, non trucchi.

Diggs compirà una vera e propria parabola di crescita e di consapevolezza, che lo porterà a scoprire che forse così meschino non è, in fondo in fondo.

Un altro tema che il film vuole raccontare è la contrapposizione tra magia e illusione. Diggs avrà la sua epifania quando comprenderà che l'illusione può essere potente quanto la magia se il prestigio è abbastanza convincente, se il suo artefice riesce a fare guardare da un'altra parte e se, soprattutto, il pubblico, i tuoi amici e i tuoi nemici, ci credono abbastanza.

Il film vuole essere in parte un omaggio al cinema d'epoca, sia in bianco e nero che a colori, che all'originale Mago di Oz con Judy Garland. Non mancano neanche le canzoni, anche se Almost Home cantata da Mariah Carey non si fa ricordare molto.

Sono presenti anche gli stilemi horror del cinema di Raimi, dall'Armata delle Tenebre a Evil Dead, con inside jokes che non dimenticano Darkman e Spider-Man. Non possono ovviamente mancare gli attori feticcio, il fratello Ted Raimi e il fido Bruce Campbell.

Le scenografie e i colori pastello non solo omaggiano il film di Fleming, ma sembrano ricordare il sottomondo dell'Alice di Burton. L'impressione è confermata quando scopriamo che sono dovute proprio a Robert Stromberg, che proprio per quel film vinse l'Oscar. Ma Stromberg è stato anche alla direzione degli effetti speciali del Labirinto del Fauno, pertanto è in grado di accompagnare Raimi sui terreni oscuri a lui più congeniali.

Di grande effetto sono l'apparizione in mezzo ai fumogeni del "terribile" esercito di Oz, che ricorda il già citato L'Armata delle Tenebre, nonché la versione fumosa di Diggs che sembra tanto somigliare a Méliès.

Anche Danny Elfman, autore della colonna sonora, ha lavorato sia con Burton che con Raimi in passato, ma non è equilibrata la sua partitura musicale, vittima della citazione dei suoi trascorsi, con tanti temi che echeggiano fin troppo tanti motivi già noti, e che non sembra avere personalità propria.

Lo spettacolo e le scenografie mettono il lavoro degli attori in secondo piano. Franco ha un paio di epressioni, con e senza sorriso, quando in altre occasioni aveva dato prove di maggiore spessore. Migliore il trio di streghe, dove prevale di poco Mila Kunis. Anche Rachel Weisz e Michelle Williams hanno fatto di meglio in passato. Si vede poco ma convince Tony Cox, alias Knuck.

La natura ibrida del film, diviso tra luce e ombra senza mai prendere la direzione definitiva, non riesce a dare al risultato finale la necessaria personalità, lasciando una impressione duratura. 

Tuttavia i 130 minuti del film scorrono e lo spettatore non ha modo di annoiarsi, rendendo quello messo in scena da Raimi un onesto e godibile spettacolo per famiglie.