Sono diciassette le baby sitter che sono fuggite disperate dalla casa dei Brown; il piccolo manipolo di bambini terribili Simon, Tora, Eric, Lily, Christianna, Sebastian e Baby Aggy, è in grado di mettere in fuga un sergente dei marines. Il sig Brown (Colin Firth) è un padre ammalato di lavoro che non sa cosa un padre debba fare e che si aggira desolatamente attorno alla sedia lasciata vuota dalla moglie. Un direttore di pompe funebri povero e fiducioso nel supporto della ricca zia Adelaide (Angela Lansbury), che gli paga uno stipendio mensile e lo ricatta: la casa sarà venduta e i bambini saranno divisi e dati in affidamento se Cedric non acconsentirà alla richiesta della zia di poter allevare una delle figlie.

Ma non basta: Cedric deve sposarsi. La sua unica candidata è Mrs. Selma Quickly (Celia Imrie), che ha recentemente sepolto il marito.

Brown, esauriti i tentativi con l’agenzia locale, comincia a ricevere i messaggi dove legge: "la persona di cui hai bisogno è Nanny McPhee."  

Inevitabile l’accostamento con Mary Poppins, ma se la prima  è "praticamente perfetta sotto ogni aspetto,"  Nanny McPhee (o Matilda, se preferite), è una tata imperfetta e poco politically correct, è l'antidoto acido alla dolcezza di Mary Poppins, una baby sitter professionista che Roald Dahl potrebbe amare, una grottesca parodia di una nanny inglese con due verruche pelose, naso bulboso, sopracciglia da licantropo e dentone sporgente alla Provolino. Parla con fermezza e se ne va in giro con un grande bastone che non ha paura di usare.

No, non fatevi strane idee, il bastone sostituisce la vecchia bacchetta magica. Un colpetto sul pavimento e i bambini rimangono incollati al loro letto, un altro colpetto e la malattia immaginaria diventa reale.

All’improvviso le buffonate dei bambini vengono esasperate e loro ne perdono il  controllo. “Quando avrete bisogno di me ma non mi vorrete, allora rimarrò. Quando mi vorrete, però non avrete più bisogno di me, allora dovrò andarmene.” Dichiara la tata, e il braccio di ferro con i bambini ha inizio. I piccoli dovranno imparare cinque lezioni:

- andare a letto quando viene chiesto loro di farlo

- alzarsi quando quando lo si chiede

- vestirsi quando si dice loro di farlo

- ascoltare

- fare esattamente quello che si chiede

La filosofia di Mary Poppins è che “basta un poco di zucchero e la pillola va giù”, Nanny McPhee adotta metodi di gran lunga più sbrigativi, ma in contraddizione con l'apparenza stravagante, il suo carattere è fermo e tranquillo. Il metodo della tata non è quello di un mentore brillante, bensì il pacifico ricorso alla magia e ai proverbi Taoisti, sempre con toni tranquilli.

L’unico intento cruento di Nanny McPhee è quello di voler scalzare Mary Poppins dal posto d’onore occupato negli annali delle governanti magiche, Emma Thompson invece di Julie Andrews.

La maggior parte del film è girato in una sorta di casa di campagna inglese che potrebbe uscire direttamente dalle fiabe, in realtà ambientata nel periodo  tardo Vittoriano/inizio Edwardiano, in un piccolo villaggio alle porte di Londra.

Nanny McPhee (tata Matilda) è un film britannico infarcito di attori britannici e dickensiani: Imelda Staunton  (la sig.ra Blatherwick), la cuoca che ha eletto la cucina a santuario; Emma Thompson (Love Actually, Sense and Sensibility, Angels in America) nel ruolo della protagonista; Kelly Macdonald (The Girl in the Cafè, Gosford Park, Trainspotting) nel ruolo di Evangeline; Colin Firth (Love Actually, il diario di Bridget Jones) nel ruolo del signor Brown; Derek Jacobi e Patrick Barlow, che impersonano la divertente coppia di colleghi alle pompe funebri; l’icona Angela Lansbury (Beauty and the Beast, Bedknobs and Broomsticks, Murder She Wrote) ritorna al grande schermo per la prima volta dopo venti anni nel ruolo della Zia Adelaide, con una carriera professionale dura da mezzo secolo, durante la quale è cresciuta, prima come star del cinema, poi come attrice di Broadway con al suo attivo 4 premi Tony. Sono solo alcuni dei nomi importanti del cast, ma nessuno di loro sopravvive al mezzo naufragio psidechedelico (un vero tripudio di colori).

"Nanny McPhee" non è un cattivo film, ma per molti versi è deludente.  Considerato il calibro dei talenti avrebbe potuto e dovuto essere molto di più. L'immagine riesce a distrarre in modo abbastanza efficiente l’attenzione del pubblico, ma non è sufficiente a farne un bel film.

Ci sono tante cose che sulla carta dovrebbero funzionare, è zeppo di quei particolari che i ragazzi amano, come panini pieni di vermi che si contorcono, rospi nella teiera, tarantole nei capelli e maiali, cani, galline e somari con l’abito della domenica.

Forse il problema non è esattamente la scrittura, che ha un tocco di Roald Dahl ed è opera della stessa Thompson, che ha adattato Sense and sensibility (premio Oscar) per Ang Lee e che ha tratto la sceneggiatura dalla serie letteraria Tata Matilda di Christianna Brand. Forse neppure la regia di Kirk Jones, che strizza l’occhio allo stile iperattivo di Tim Burton. Nanny McPhee ha una propria personalità fatta di dialoghi arguti, eccentrici ritratti di famiglia; non è inondata di riferimenti alla cultura pop e manca dell’ironia delle favole moderne (Shrek e l'era glaciale ne sono un buon esempio), sostituita da un umorismo da torta in faccia. Il problema è probabilmente il tentativo di conciliare tradizione e modernità, che lascia Jones in mezzo al guado, indeciso riguardo alla sponda sulla quale inerpicarsi.