Da millenni, all’insaputa degli umani, gli Altri si combattono su due fronti opposti e inconciliabili: quello della Luce e quello delle Tenebre. Dopo lotte sanguinose, le due forze sono finalmente giunte ad un armistizio, sancito dal Patto. L’equilibrio tra Luce e Tenebra è però assai precario, e continuamente la Guardia della Notte, che vigila sul rispetto del patto da parte degli avversari delle Tenebre, e quella del Giorno, che controlla l’operato della Luce, si confrontano e si scontrano. Dopo il primo capitolo dedicato alla Guardia della Notte, stavolta lo sguardo si sofferma sui Guardiani del Giorno, e sui destini della strega Alisa, che ruba gli incubi ai bambini per reintegrare le forze perdute, il mago Vitalij, che non ricorda nulla di sé ed è spinto all’azione da un imperscrutabile impulso, e l’avvocato delle Tenebre Edgar, coinvolto in un gioco più grande di lui…

Una promessa mantenuta in pieno, questo libro. Già il precedente era più che apprezzabile, capace com’era di fondere in sé vari generi, dal fantasy, all’horror, quasi al noir, ma intaccato da qualche ellissi di troppo e da un’oscurità di fondo che il lettore faticava a dipanare. Non stavolta. Merito probabilmente di una traduzione e di un adattamento molto più accorti, i difetti del primo libro scompaiono, assieme a tutti i passi oscuri e le cose apparentemente non chiarite presenti in abbondanza nel primo tomo. Non che alla chiusura de I Guardiani del Giorno, a fine lettura, il quadro sia completo. Mancano dei pezzi, ovviamente, ma come è giusto che sia nel secondo volume di una trilogia. Rimane insomma quel non detto che invoglia a proseguire la lettura.

Il libro vive innanzitutto dell’atmosfera e del mondo che l’autore ha saputo creare. È soprattutto la descrizione di una Mosca stanca e sbattuta, di una Russia incerta, memore del proprio passato e al tempo stesso consapevole dell’epoca attuale di incertezza, che avvince e spinge a proseguire la lettura. Molti sostengono che sia il noir il genere attualmente più adeguato a descrivere la società contemporanea e la nostra realtà. Sergej Luk’janenko dimostra invece che anche il fantasy può riuscire nello stesso intento, e in un modo altrettanto efficace. La commistione di generi, come nel precedente volume, è apprezzabilissima, e dà al lettore la sensazione di star leggendo qualcosa di nuovo e inedito. Ovviamente le tematiche sono vecchie quanto il mondo, il racconto dello scontro tra Bene e Male è alla base praticamente di tutto quanto di fantastico sia stato prodotto, ma è il modo in cui le varie influenze vengono mescolate tra loro, in cui le varie suggestioni si fondono, ad essere profondamente originale.

Ottima la caratterizzazione dei personaggi, arricchita da una vena malinconica e pessimista più accentuata rispetto al primo volume. Tutto il libro finisce per diventare una specie di apologo infinitamente triste sull’amore, amore che “è forza. Una grande forza da non disprezzare”, come dice il capo della Guardia del Giorno. Una forza però svilita, violentata dalle varie fazioni in gioco, che la piegano ai propri interessi, cercando di ammantare le loro violenze di idealismi che le persone in gioco faticano a comprendere.

Buono anche l’equilibrio tra le tre storie, anche se l’ultima ha il difetto di essere un po’ noiosa, giocata com’è quasi esclusivamente su elucubrazioni dei vari personaggi circa il grande disegno che Geser, capo delle forze della Luce, e Zavulon, capo delle Tenebre, stanno cercando di portare a termine. Il terzo episodio viene però riscattato dallo splendido dialogo tra Igor, stanco di vivere e combattere per la Luce, e Anton, che cerca di rammentargli i perché della loro lotta, nonché da un ottimo finale crepuscolare e triste.

Insomma, un ottimo libro, che non tradisce il primo volume della saga, ma anzi lo migliora, sviluppando al contempo il quadro generale della trilogia, e soprattutto riesce a narrare con profondità temi molto frequentati dalla letteratura, e che facilmente rischiavano di essere banalizzati. Sicuramente consigliato.