Di videogame di Dragon Ball è pieno il mondo e continuerà a esserlo, fintanto che l’opera di Akira Toriyama non affievolirà il suo successo, peraltro ben lontano dal viale del tramonto, se si considera la scala globale. Che si tratti di fumetti, serie tv o appunto videogiochi, il nome Dragon Ball è garanzia, li si venda come il pane, secondo una legge multimediale che i giapponesi hanno saputo decifrare più volte a favore delle loro proprietà intellettuali più importanti. Di tutti i videogame di Dragon Ball fino a oggi pubblicati, Super Dragon Ball Z è però un caso molto particolare. Il genere è quello più ovvio, il picchiaduro, traduzione interattiva dei combattimenti di arti marziali, ambito già esplorato dai vari Dragon Ball Z: Budokai. La novità di Super Dragon Ball Z è che, come capita raramente per i videogiochi, si è preferito ripartire da zero, chiamando un vero vip per riformare il simulatore di Super Sayan, prima in sala giochi e ora su PlayStation 2. L’editore Bandai Namco si è rivolto alla palestra Craft & Meister, giovane software house fondata e diretta dal guru Noritaka Funamizu, tra le personalità che – all’epoca della militanza in Capcom – ridefinirono il genere dei picchiaduro bidimensionali con la serie Street Fighter (Street fighter III: 3rd Strike, di cui Funamizu era produttore, è ancora oggi considerato capolavoro insuperato del beat’m up 2D).

Lavorando in perfetta sintonia col pensiero orientale, Craft & Meister ha spogliato Super Dragon Ball Z di molte delle contaminazioni che

Così combatte un Super Sayan
Così combatte un Super Sayan
caratterizzano invece l’interpretazione più libera di Budokai, ricercando principalmente la semplicità (I comandi base sono tre: attacco normale, forte e guardia). Nel videogame, che in Italia è curato da Atari, si affrontano diciotto personaggi (tredici subito disponibili; cinque da sbloccare) del pantheon di Dragon Ball, in una stesura non particolarmente complessa, ma estremamente corretta del picchiaduro 3D, vestito in cel shading di tutte le mosse viste nel cartone animato. Numerose, quasi a rimarcare le esperienze passate di Funamizu, hanno combinazioni di tasti simili a quelle celebri di Street Fighter.

Ma è soprattutto l’equilibrio delle forze in campo l’elemento inedito esplorato da Super

Cyborg Frieza
Cyborg Frieza
Dragon Ball Z, che si mantiene piuttosto armonico nonostante le immancabili concessioni allo spettacolo – e allo spirito del fumetto – espresse col combattimento in volo e le diverse trasformazioni dei protagonisti: in un battibaleno passano al solarium e si presentano biondi e lampadati, in modalità Super Sayan. Le opzioni di gioco sono quelle classiche (il menu è piacevole e rimanda a sua volta a Street Fighter ma coi temi dell’universo di Toriyama). Oltre alle sfide uno contro uno, si può allenare e personalizzare il proprio lottatore, scelto tra Goku, Vegeta, Krillin, Piccolo e compagni. Chicca per i fan, il disegno di Cyborg Frieza, rivisto per l’occasione da Toriyama.

Parallelamente a Super Dragon Ball Z, in queste settimane è arrivato – sempre Bandai Namco con Atari - nel Vecchio Continente

Kamehameha portatile
Kamehameha portatile
Dragon ball Z: Shin Budokai, edizione portatile per Psp dei fondamentali esposti su PlayStation 2 dalla serie Budokai, tra colpi speciali e ping pong aerei. Lo stile ricalca quello del cartone animato e funziona a meraviglia sul mini wide screen della console Sony, in una festa di effetti grafici. Dimps, responsabili del progetto, hanno approntato anche una modalità storia, che prosegue idealmente il film Dragon Ball Z Fusion Reborn, senza però dire molto. La ricerca delle sette sfere del drago, insomma, non si concede una pausa nemmeno d’estate.