Forse il miglior modo per misurare la notorietà di un personaggio è quello di valutare il repertorio di immagini che dalla data del suo debutto in società continua a contrassegnarlo.

Se, per esempio, ci immaginiamo il Nilo, le Piramidi e un aspide, la prima a cui pensiamo è senza dubbio Cleopatra, e questo già ci dà un’idea della forza impressionante del luogo comune che tutto conforma a sé. Anche a dispetto della storia stessa.

Infatti, quando pensiamo a un giardino, a un uomo, una donna e una mela (e un serpente), ecco che la memoria subitamente ci seleziona Adamo ed Eva, anche se la Genesi, a proposito della caduta, non menziona nessuna mela.

Se, per terminare il giro di esempi, pensiamo alla Londra di fine ‘800, alla nebbia, a carrozze sinistre che spuntano dall’oscurità e sembrano trainate da cavalli infernali, ecco che subito ci viene in mente lui, con il suo corollario di sangue e bagliori di lame sferzanti nei vicoli bui.

Dispiace ammetterlo, perché notoriamente è un gran vanitoso, ma non c’è dubbio che nessun criminale (escludendo quelli, per così dire, “su vasta scala”) nella storia è stato in grado di consegnarci una tale e inconfondibile miniera iconografica per la letteratura,  il cinema e i fumetti come Jack Lo Squartatore.

In questo momento mi siede davanti. Indossa il cilindro e il mantello d’ordinanza; è avvolto da quella che si direbbe una sua nebbia personale, e sullo sfondo si scorge la sagoma dell’immancabile Big Ben, nera su un cielo che annuncia un’alba ancora lontana.

Cilindro, cappello…certo, Mister Ripper, che anche lei in quanto a luoghi comuni non scherza…

“Non mi piace chiamarli “luoghi comuni”: li chiamerei “elementi”; elementi fondamentali del mio mito.

La mia fortuna è senza dubbio quella di essere per il grande pubblico ancora un mistero, in modo da permettere di far liberamente indirizzare verso di me le fantasie degli scrittori così come degli sceneggiatori. Capisco a cosa allude; lei dice: poteva un uomo così elegantemente vestito aggirarsi per le vie di Londra, seppur a ore notturne, e combinare simili macelli passando inosservato?

Forse sì, forse no; non ho intenzione di soddisfare nessuna sua curiosità, perché qualsiasi certezza intorno alla mia identità ovviamente mi nocerebbe, però posso convenire con lei che sarebbe stato piuttosto improbabile.”

Per la verità, ci sono pure un paio di testimonianze: coloro che hanno visto alcune sue vittime in compagnia maschile poco prima della morte parlano al massimo di “uomini ben vestiti”, non di signori agghindati come a una sera di gala…

“Se la memoria non m’inganna, si parlò anche di un uomo vestito “a festa” visto con Mary Kelly la sera stessa della sua morte; ma mi dice che importanza ha? Stiamo parlando di uomini senza volto, che frequentavano donne use ad accompagnarsi con svariate persone ogni notte. Certo, questa è ormai la mia divisa; senza mantello e cilindro non sarei più io.”

In più, i suoi delitti furono per la maggior parte commessi in estate…

“A parte il fatto che l’estate del 1888 fu particolarmente piovosa, constato con sommo piacere che al di là della sua improntitudine  ostentata anche lei è assolutamente vittima dell’influenza cinematografica, come un qualunque mentecatto.”

Può spiegarsi meglio, Mister Ripper, possibilmente senza offendere?

“Ma certo, caro boss: quando lei dice che i miei delitti sono stati commessi per la maggior parte in estate, implicitamente mostra di far propria quella che in realtà è solo una delle infinite ipotesi sul mio conto; mi riferisco a quella che vorrebbe che le mie vittime siano state solo cinque, tra agosto e novembre. Questa è la tesi che il cinema ha sposato, e che mi è stata messa addosso proprio come questi abiti; il risultato è che da tempo anche la maggior parte degli storici più seri, quando citano i delitti dello squartatore, parlano di “cinque”donne assassinate. In pratica, si vorrebbe che io abbia cominciato con Mary Ann Nichols e terminato con Mary Kelly; questo, però, è quantomeno improbabile: significa, intanto, escludere dal novero delle mie vittime la povera Martha Tabram, uccisa a Whitechapel circa un mese prima della Nichols con trentanove tremende coltellate all’addome, e poi anche diverse altre prostitute uccise la cui morte è rimasta misteriosa, nel semplice senso che non si è mai trovato il colpevole.

Whitechapel
Whitechapel

Lei pensi che il delitto Nichols, che oggi ovunque se ne parli viene considerato il primo della serie, all’epoca dai giornali fu tristemente salutato come “il terzo delitto di Whitechapel”.”

Se sostenere che lei ha ucciso “solo” cinque donne è così avventato, perché il cinema ha pensato di scegliere proprio questa linea?

“Con ogni probabilità perché è quella che più si addice all’altra grande tesi tanto amata dagli amanti del giallo: la teoria complottista, quella che vorrebbe che io fossi una persona molto in alto nella gerarchia dell’epoca, magari il Duca di Clarence o quel povero gottoso di Sir William Gull, uno dei medici di corte. Secondo tale elaborato, per motivi che non le sto a spiegare perché tanto sono ripetuti alla nausea da pressocché tutti i film sull’argomento, le mie vittime non erano casuali, ma mirate, nel senso che erano proprio coloro che io con la mia lama avrei dovuto far tacere per sempre. Tutto ciò però non solo è altamente improbabile, ma anche molto scocciante, perché mi riduce a una sorta di bounty-killer, invece che riconoscermi per quello che sono: semplicemente, il re del male.”

In effetti, per chi ha visto le foto della povera Mary Kelly, dopo il trattamento che lei le ha riservato, viene veramente difficile pensare che fosse caduta vittima di un gelido professionista, anziché di un pazzo maniaco omicida…

“Non solo, ma a parte il fatto che a quei tempi nelle notti londinesi era già difficile distinguere un uomo da una donna, per cui figuriamoci una prostituta da un’altra, un motivo ricorrente dell’ipotesi del complotto vorrebbe che quella che sapeva più di tutte fosse proprio Mary, cioè l’ultima; questa, dunque, avrebbe visto tranquillamente morire le altre testimoni a una a una  in attesa del suo turno, invece che darsela a gambe levate! Quel film che vede Johnny Depp nella parte del povero Abberline tenta pateticamente di riassumere tutte queste contraddizioni, immaginando che l’esecutore su commissione dei delitti sia anche “uno che ci prende gusto”, cioè un vero pazzo: mi concederà che così si peggiorano solo le cose, e la logica non ne esce certo omaggiata.”