Visto che per sua stessa ammissione il suo mito deve molto al cinema, qual è il film su di lei che più le aggrada?

“Ce ne sono tanti. In generale mi piacciono i lavori calligrafici, ben fatti e godibili, in cui io sono il vero protagonista, come per esempio ASSASSINIO su COMMISSIONE di Bob Clark (1978, ndr);

però mi ha anche molto solleticato L’UOMO VENUTO DALL’IMPOSSIBILE (1979), dove il mio diretto rivale è Herbert George Wells, soprattutto perché io e H.G. siamo impersonati da due straordinari ex-mattatori del Free Cinema inglese come David Warner e Malcolm McDowell.”

…erano i tempi felici in cui McDowell non era ancora obbligato a fare il cattivo; d’altronde, con un simile David Warner…

“Ecco: io di solito sono il protagonista effettivo, ma per lo più il mio volto si vede solo alla fine, oltretutto provocando ovviamente anche una certa delusione; Warner appare fin dall’inizio, e quasi subito viene identificato come Jack, ma è strepitoso e inquietantissimo per tutta la durata del film, ed è uno spasso il fatto che sia contrapposto a un McDowell candido e ingenuo!”

Però, se vogliamo dircela tutta, sia nella letteratura che nel cinema nessuno dei lavori a lei dedicati è un capolavoro; eccezion fatta, forse, per la LULU di Wedekind e, conseguentemente, per quella di Berg nella lirica e, ancor più, di Pabst nel cinema…ma poi non si può nemmeno dire che questi ultimi siano dedicati a lei, visto che appare solo nell’ultima scena, come un cieco strumento del destino usato appositamente per stroncare la vita della protagonista…
Louise Brooks
Louise Brooks

“Magari tra le mie pazienti avessi avuto una donna come Louise Brooks…sarebbe stata una gioia, conciarla per le feste! Ma le risponderò che di queste vere o presunte “opere d’arte” non mi frega un bel niente: IO sono l’artista, e la vera arte è la mia; qualunque artistucolo da strapazzo che volesse usare la mia vicenda per i suoi onanismi cerebrali dovrebbe fare i conti con l’autorità del mio personaggio!”

Cosa intende dire?

“Ti ricordi come abbiamo cominciato questa noiosissima intervista, vecchio mio?”

La prego di non darmi del tu.

“…hai cominciato citando la mia divisa d’ordinanza: il mantello e il cilindro, e magari la marsina e un coltello sotto la marsina. Bene, io sono l’unico di tutti i personaggi negativi che resiste ancora secondo la tradizione. L’unico che per un po’ mi è stato dietro è stato Dracula: il frac gliel’avevano inventato a Hollywood, apposta per Bela Lugosi; i canini che sporgono sono un’invenzione di Terence Fisher per Cristopher Lee, e a questi due must, in seguito, tutti si sono attenuti, anche per le parodie. Ma poi cosa ti capita? Ti capita che arriva Francis Ford Coppola, e con la scusa di rifarsi all’originale di Stoker usa il povero Vlad Tepes come strumento per i propri solipsismi creativi, sfornando un vampiro barocco e orientaleggiante, lontano anni luce dall’archetipo cinematografico; ecco: questo a me non può succedere, chiunque voglia fare un film su di me deve fare i conti con me, cioè con la mia immagine così come si è piantata ormai nell’immaginario collettivo. Vestimi da scaricatore di porto, e il tuo film su di me sarà un fiasco!”

A parte il fatto che di capolavori, su Dracula, ne avevano  già fatti anche Murnau e Herzog, il “povero Vlad”, come lo chiami tu, sarà pure stato cavia di Coppola, ma ne ha ricevuto in cambio una dimensione nuova, una monumentalità visiva e una profondità psicologica che tu te le sogni, e te le sognerai per sempre, visto che non sei una persona, ma un’ombra.

“Sì, un’ombra che uccide! Ascoltami bene, piccolo sciocco saccente: immagina la Londra di fine ‘800 in cui agivo io; in cui agisco tuttora io, al cinema, nei romanzi, nei fumetti…”

E allora?

“Allora prova a fare uno sforzo con quel tuo grasso cervello, e supera i labili confini che distinguono la realtà dalla fantasia: chi ci trovi? Chi si aggira nel repertorio delle immagini esistenti? Oltre a me c’è il povero Vlad, visto che come sai la seconda parte del romanzo di Stoker si svolge proprio nella Londra dei miei tempi; c’è il signor Hide, che, combinazione, debutta a teatro proprio appena prima dell’omicidio di Martha Tabram; c’è l’uomo elefante, c’è quell’arteriosclerotico del Dottor Moriarthy, e quell’altro nevropatico tabagista e tossicodipendente che gli dà la caccia in compagnia di quel medico scemo…”

Ripeto: e allora?

“Allora in questo ricettacolo di orrore vero e immaginario, in questo autentico inferno in terra, a un certo punto arrivo io, e arrivo sul serio. Ciò che fino a quel momento ha fatto vibrare le trepide membra di ragazzine in cerca di emozioni forti, dalle morte lettere di un libro alle crude illustrazioni di qualche feuilletton, improvvisamente si anima, salta nella vita reale e…uccide. Le paure, le ansie di ogni genere, non escluse quelle politiche e sociali, improvvisamente prendono forma e prendono un nome: Jack.

Io sono Dracula, io sono Mister Hide, io sono la personificazione della modernità assassina, che ignora le coscienze e fa i corpi a brandelli; sono l’uomo nero, il ba-bau, il lupo delle fiabe. Sono la droga di Baudelaire, sono la pazzia di Van Gogh, sono la possessione di Huysmans, sono la malattia di Nietzsche: sono tutte queste energie nella loro forma più pura; sono tutto il male che mi ha preceduto e tutto quello che mi seguirà e che non potrà prescindere da me!”

…più che altro sei in completo delirio di onnipotenza; ma visto che citi questi grandi tuoi contemporanei ma NON tuoi conterranei, provvedo subito io: che mi dici di Oscar Wilde, Lewis Carroll e R.W. Sickert?
Lewis Carroll
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Lewis Carroll <br>

“Ma quello che vuoi sentirti dire: che sono i più famosi tra quelli che sono stati sospettati di essere me, ah ah! Dunque, Oscar è stato una persona di successo almeno fino al ’95, e quindi fino a quella data è quantomeno bizzarro che andasse in giro a sventrare prostitute; dopo il ’95 ha lasciato esplodere quella omosessualità che in lui probabilmente era già latente da tempo, forse da sempre, e anche uno studente del primo anno di psicologia potrà garantirti che lo squartatore, con una probabilità del 99%, è etero. Il mio oggetto di attenzione (di un’attenzione molto “particolare”, ne convengo) è indiscutibilmente il corpo femminile.”