Villaggi sommersi e tesori nascosti nella provincia di Grosseto

Il lago incantato di Accesa

Visitiamo ora i dintorni di Grosseto. Arriviamo al lago di Accesa e osserviamo il laghetto, apparentemente placido e tranquillo. Qualcuno dice che sia senza fondo ma altri raccontano una storia molto più inquietante sul lago. Capita a volte di vedere, sulla superficie, facce dal ghigno diabolico; chi sono? Un tempo al posto del laghetto sorgeva un piccolo villaggio, abitato da persone per bene e rispettose di Dio. Il Diavolo non sopportava la cosa e si adoperò affinché la popolazione perdesse la retta via, li tentò e li deviò finché diventarono gente orribile ed empia; cacciarono addirittura il prete, non rispettarono più le feste e i giorni sacri. Così il giorno di Sant'Anna si misero a trebbiare. A quel punto si scatenò una tempesta violentissima, il villaggio e tutti i suoi abitanti sprofondarono nel sottosuolo, maledetti per sempre. Quando tornò il sole dove prima era il villaggio c'era adesso il lago. Il villaggio maledetto sarebbe ancora in fondo al lago, tanto che tutti gli anni, nel giorno di Sant'Anna le acque si agitano e dal fondo salgono le grida di donne e bambini, rumore di cavalli e rintocchi funebri di campane.

All'interno dello "Spacco della Regina"
All'interno dello "Spacco della Regina"

Il tesoro della Regina etrusca

Sorvoliamo la Maremma e arriviamo fino al mare, sulla spiaggia di Ansedonia. C'è uno straordinario scavo chiamato Spacco della Regina (o anche Bagno della Regina);  una straordinaria cavità naturale riadattata e sistemata dall'uomo, con un lavoro che deve essere stato incredibile. Per cosa? Non è ancora stato accertato completamente lo scopo e il significato di quest'opera. Teorie diverse ipotizzano un tempio etrusco, un luogo di sacrifici umani o anche un nascondiglio dei fenici. Per capirlo proviamo a esplorarlo; nella grande parete si apre, quasi invisibile, una sottile spaccatura, in cui a malapena un uomo riesce a passare. Superato con difficoltà un buio corridoio si arriva in una cavità simile a un'enorme cupola scavata nella roccia. Dall'alto filtra una luce particolare, attraverso un lucernario seminascosto dalle chiome degli alberi. In fondo a quest'ambiente si trova un altro cunicolo, ancora più scomodo del primo. Attraversandolo si entra in una nuova grotta a forma di campana, abilmente sistemata con un lavoro di scalpello e grandiosamente illuminata dall'alto. Ma non finisce qui, c' un terzo cunicolo tra i massi, breve ma tortuoso, che ci porta in un terzo ambiente, presumibilmente il cuore del tempio; è regolare, di forma ellittica, stretto e illuminato dall'alto in modo misterioso. C'è un'atmosfera irreale e il silenzio è profondo. Intorno si vedono dei grandi macigni, forse resti di antichi altari. Ed é qui, secondo la leggenda, che la Regina etrusca Ansedonia veniva per fare dei bagni lontano dai curiosi e sempre qui sarebbe nascosto il suo favoloso tesoro. Il tesoro non è ancora stato ritrovato ma è probabile che oltre un macigno si nasconda un quarto cunicolo… i cercatori di tesori sono avvisati.

Nei dintorni di Massa Carrara stregoni, caverne misteriose e tesori

Nella zona di Pontremoli vi sono numerose caverne, chiamate dagli abitanti cà di Sarasin, caverne dei Saraceni. Ma non sono i saraceni intesi come gli antichi pirati musulmani; invece, secondo una suggestiva ipotesi dello studioso Augusto Ambrosi, i Sarasin sarebbero le popolazioni mediterranee primitive, costrette a rifugiarsi dall'arrivo dei popoli indoeuropei. Secondo la leggenda vengono descritti come un popolo piccolo, scuro, forte e veloce che usciva la notte per compiere misteriosi lavori e rubare. Nel Pontremolese vi sono diverse caverne, come quelle delle Strette di Giarredo, pauroso ambiente dove si dice che abitasse un mago potentissimo in grado di evocare spiriti maligni. I Sarasin sarebbero anche gli autori di costruzioni megalitiche e a loro sono state attribuite diverse imprese, come a Pracchiola; qui trasportarono dalla montagna gli stipiti della chiesa di Santa Maria Assunta, trasportandoli sulla schiena; e squadrarono e trasportarono i pietroni che si vedono nel cimitero di Cargalla, che poi divennero la base della chiesa di San Lorenzo, poi distrutta; e trasportarono sulla riva sinistra del Magra dei massi che dovevano servire per la costruzione di un ponte.

I tesori di Sassalbo

A Sassalbo invece andrebbero cercati dei tesori, ancora nascosti. Uno si troverebbe a circa duecento metri dal punto in cui l'antica strada di Sassalbo a Modena valicava l'Appennino nei pressi del lago Cerretano; il tesoro sarebbbe composto di tre campane di bronzo piene d'oro, che durante il trasporto da Modena in Lunigiana sarebbero sprofondate nel terreno paludoso. Un altro tesoro consiste in pignatte (pentole di terracotta usate per cuocere) piene di zecchini, appartenenti a un marchese che aveva un castello sul canale di Rovaggio. In questo caso la leggenda vuole che per trovare il tesoro bisogna osservare l'assoluto silenzio. Si narra che furono fatti molti scavi e che il tesoro stava per venire alla luce; poi però uno dei cercatori vide passare un branco di capre seguite a distanza da un caprone zoppo, si mise allora a ridere e a prendere in giro l'animale. Si alzò un vento infernale, i cercatori furono sollevati in aria e dispersi per i monti.