La possibilità di bere un tè metafisico accompagnato da biscotti al pistacchio era troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire, e infatti molti giovani lettori sono accorsi in un centinaio di librerie sparse in tutta Italia con la segreta speranza d’incontrare la loro beniamina Moony Witcher.

Al termine di uno di questo dolcissimi incontri Moony, che nel mondo reale risponde al nome di Roberta Rizzo, ha accettato di fermarsi a scambiare qualche parola con me.

Cos’è un tè metafisico?

Il tè metafisico offerto da Madame Crikken a Geno nel mio ultimo libro è un tè che potenzia la mente. I suoi elementi, oltre ad ingredienti naturali come i fiori di ibisco e rose canine, sono ingredienti metafisici. L’idea di base è che il cibo non serva solo a nutrire il corpo, e quindi ho inserito nella storia anche la marmellata aristotelica, o quella pitagorica, perché un pasto deve essere un arricchimento completo. Geno, dopo un mese trascorso in compagnia di Madame Crikken e del suo tè, scoprirà in sé qualche differenza che non si aspettava…

Chiarito lo spunto di questa insolita merenda, proviamo a scoprire chi è la creatrice di Nina e Geno. Tu sei una giornalista di cronaca nera. Si potrebbe pensare che per te sia più “naturale” scrivere gialli, piuttosto che fantasy per bambini. Come mai questa scelta?

Probabilmente lo spunto di partenza deriva dal fatto che ho avuto un’infanzia difficile. In seguito, quando ho iniziato ad occuparmi di cronaca, sono venuta a contatto con storie addirittura drammatiche, una per tutte è la vicenda di Cogne. Vicende dove i bambini si sono visti strappare la loro infanzia, soffocata da una realtà tremenda.

La mia reazione è stata quella di fornire una via d’uscita alle brutture e ai problemi della realtà attraverso la fantasia e la creatività. In questo mi ha aiutata anche la mia laurea in Filosofia, che mi ha permesso di approfondire le mie conoscenze sullo sviluppo cognitivo dei bambini.

Una cosa che ha colpito i tuoi lettori è la lontananza dei genitori. Questo ti consente di lasciare spazio al protagonista del libro, che può vivere più liberamente le sue avventure, e che deve trovare in sé la forza per crescere…

Spesso le vicende che la cronaca ci propone hanno origine proprio nelle famiglie. Altre volte, vedi guerre, ma anche povertà, la lontananza è uno degli aspetti del dramma che colpisce questi bambini.

Ho scelto di allontanare i genitori. In Nina è il lavoro a tenerli lontani, cosa che spesso accade anche nella realtà. In Geno la situazione è più insolita, sua madre e suo padre sono stati rapiti, e da questo punto di partenza ho costruito una trama che avrà un finale molto particolare.

Nessuno dei due è orfano, ma a volte bisogna riuscire a trovare la strada per capire i propri genitori, e per poterli abbracciare. Le loro avventure, pur con tutti gli elementi fantastici che contengono, hanno alla base questo bisogno d’affetto. L’energia è il soffio vitale che permette ai miei personaggi di capire ciò che accade dentro e fuori di loro e di guardare con occhi meravigliati la realtà, al di là di incomprensioni, dolori e solitudini. E questo è qualcosa che voglio venga percepito dai miei lettori: se si è in grado di ascoltare il proprio cuore nessun problema può ostacolare il cammino verso la felicità.

Perciò a chi accusa il fantasy di essere un’evasione dalla realtà, e quindi sostanzialmente inutile nella nostra vita, tu contrapponi il pensiero del professor Tolkien che nel saggio Sulla fiaba distingueva la “diserzione del guerriero” dalla “santa fuga del prigioniero”.

Sì, per me la narrativa in generale, e quella fantastica in particolare, aiuta a sviluppare una visione creativa e fantasiosa della vita. Non si tratta di una fuga dalla realtà, ma di un modo per affrontarla, e per prendere maggiormente coscienza di sé e dei propri mezzi, delle proprie potenzialità.

“Conoscere le proprie potenzialità”. In genere la magia è di competenza dei maghi, persone che hanno un talento particolare, o addirittura che non appartengono al genere umano. In Nina tu hai scelto come protagonista un’alchimista, una figura probabilmente sconosciuta ai lettori più giovani.

Nei miei libri uso anch’io la magia, ma preferisco unirla alla tecnologia, alla ricerca. Tutti i grandi scienziati, da Galileo a Einstein, sono diventati le persone che conosciamo grazie alla loro curiosità. Sono stati capaci di guardare le cose che li circondavano, e che erano sotto gli occhi di tutti, da un’angolazione insolita, e di usarle in modo creativo. È quello che fanno anche i miei personaggi: usano gli oggetti e gli elementi in modo creativo. L’alchimia, del resto, è l’arte della trasmutazione della materia. E il nostro mondo, se lo sappiamo osservare davvero, oltre al suo aspetto scientifico ne ha anche uno più magico.

Tanto l’aspetto “scientifico”, o comunque legato ad una realtà concreta, quanto l’aspetto “magico” del nostro mondo hanno un loro preciso spazio all’interno del tuo sito. Partiamo dal primo: la realtà. Ho visto che, pur se la maggior parte dei tuoi lettori sono molto giovani, non mancano le notizie di cronaca.

Sognare e osservare ciò che ci circonda con gli occhi della fantasia non significa dimenticare la realtà. È grazie alla capacità di pensare e di capire che la vita di un essere umano diventa una vera conquista. Presto molta attenzione alle notizie che inserisco, sia ovviamente nel linguaggio, sia, soprattutto, nei temi. Si tratta di argomenti che in qualche modo possono interessare i miei lettori perché hanno per protagonisti dei bambini, senza però entrare nello specifico dei fatti di cronaca più cruenti, oppure di notizie legate ai grandi personaggi del nostro tempo.

Per quanto riguarda l’aspetto magico, cos’è il “Fantasio Festival”?

In pratica si tratta di una “festa della creatività”. La manifestazione, della quale io sono l’organizzatrice, si terrà a Perugia fra il 19 e il 22 aprile 2007. Si tratta di un evento d’importanza nazionale. Tra i nostri collaboratori ci sono l’Unicef e Rai 3, oltre alla Regione Umbria e alla Provincia e al Comune di Perugia. Saranno presenti personaggi amatissimi dai bambini, dalla Pimpa a Geronimo Stilton, fino alla Melevisione, e ogni giorno, fra laboratori, incontri, giochi e spettacoli ci saranno oltre quaranta eventi. Non sarà però solo una festa dedicata ai più giovani. Oltre ad uno spazio per le famiglie, ci saranno due concorsi di scrittura, uno dei quali riservato ad autori fino a 26 anni.

E ci saranno anche delle mostre, perché ogni forma d’arte è importante come strumento di comunicazione.

A proposito di immagini, le vicende di Nina sono accompagnate dai disegni di Ilaria Matteini, mentre Geno è delineato dal pennello di Simone Massoni. Qual è il tuo rapporto con loro?

Si tratta di due illustratori, entrambi molto bravi, che mi sono stati proposti dalla casa editrice. Ilaria ha un segno morbido, sfumato, Simone è più incisivo, cosa che si addice ad una vicenda, quella di Geno, destinata ad un pubblico un po’ più adulto. In generale loro lavorano liberamente, poi rivediamo insieme i disegni. In qualche caso non sono stata pienamente soddisfatta e abbiamo deciso di scartare, o modificare il disegno, ma si è trattato di eccezioni, non della norma.

Un’ultima domanda. Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Al momento sto scrivendo il secondo romanzo dedicato a Geno. Anche nel suo caso, come per Nina, si tratterà di una tetralogia. E poi sto già progettando una trilogia per adulti, ma è ancora presto per parlarne.