Per la prima volta sembra che Frank Darabont abbia deciso di prendersi maggiori libertà con la sceneggiatura, di solito molto fedele, delle opere di Stephen King. Lo fa, secondo le dichiarazioni che lo stesso regista ha rilasciato a SCI FI.com con il finale dell’imminente The mist, film che racconta la surreale vicenda di un gruppo di persone asserragliate in un supermercato e assediate dalla nebbia e dalle creature mostruose che ne escono.

Il finale di King era in un certo senso ‘aperto’, ma Darabont avvertiva l’esigenza di dare una chiusura definitiva alla vicenda, più in linea con la sua filosofia. Nonostante il rischio quindi vedremo un epilogo diverso della vicenda, come già è successo per il capolavoro di Kubrik, Shining. A dirla tutta, non è nella chiusura il punto forte della letteratura (e cinematografia) kinghiana. Esemplare il mediocre finale del pur pregevole It.

Darabont (Il Miglio Verde, Le ali della libertà), ha aggiunto che il momento conclusivo del film fu un’idea di dieci anni prima. "È il solo epilogo che abbia senso per me. Sono una di quelle persone che ha odiato Gli Uccelli, anche quando ero bambino, perché non aveva un finale. Non è un giudizio sulla storia di Steve.  

King, secondo Darabont è d’accordo. "Abbiamo discusso molto a riguardo. Fin dai primi giorni ha chiesto cosa pensassi di fare per il finale? La cosa migliore è che quando King ha letto la prima sceneggiatura mi ha gratificato con un grande complimento: “Wow, amo il finale, se lo avessi pensato lo avrei usato nella storia".