Proporre un eroe come Harry Potter vuol dire proporre appunto questa immagine dell'eroe. Egli è il giovane eletto che viene cresciuto in un apprendistato magico, in una scuola dell'occulto. I valori a seguire potranno essere positivi quanto volete ( e anche su quelli ci sarebbe da discutere eccome, così come sulla conclusione de "I doni della Morte" che è esattamente l'opposto speculare della fine de "Il signore degli Anelli" e delle "Cronache di Narnia" e del loro messaggio morale), ma il problema sta in questa radice sbagliata, proporre ai lettori come positivo quello che nella vita positivo non è. In Harry Potter la potenza oscura della magia industraile da cui Tolkien ci ha messo in guardia è apparentemente addomesticata a far del bene, ma proprio in questo risiede la menzogna più grave.

Tolkien ci propose qualcosa di grande e vero, perché tutti noi possiamo essere Frodo, e Lewis ci ricorda la stessa cosa con i suoi eroi- bambini. Ogni uomo, così com'è, può cambiare il corso del mondo, perché portatore di un valore infinito, sconosciuto a lui stesso. Proporre un giovane che viene invece addestrato nell arti magiche è una scelta sub-creativa fondamentalmente, fondamentalmente sbagliata; con essa vengono "sedate" le antiche e fondamentali avversioni che la sana tradizione occidentale ha in noi suscitato per secoli contro la manipolazione violenta delle cose e delle persone che è propria della stregoneria, e vengono invece risveglaiti l'amibizione e la sete di un conoscenza elitaria, magari a fin di bene… come direbbe Saruman. I libri della Rowling mostrandoci come buono o neutrale in un altro mondo ciò che è assoluatemente cattivo in questo nostro, generano una grave confusione morale.

Il neopaganesimo di romanzi come quelli della Rowling presenta errori infinitamente maggiori di quelli del paganesimo antico, che nei suoi geni più acuti ci ha consegnato opere struggenti e fondamentalmente vere. In esso invece convivono gli aspetti deteriori della tarda antichità, una commistione di gnosi cristiana e paganensimo degli ultimi secoli, mescolata a nuove e- apparentemente, perché l'uomo combatte da sempre con gli stessi nemici dentro e fuori di lui- più recenti menzogne: le formule magiche dei maghi rinascimentali, contro cui già il grande Torquato tasso ci aveva messo in guardia, distanziandosi da Ariosto. In Harry Potter manca vera profondità, perché la sua struttura morale è minata alla base.

Una critica ad un romanzo è dunque sempre anche e soprattutto una critica filosofica, giacché bellezza, fascinanzione e verità non sono divisibili né nella vita né nell'arte, pena gravi malformazioni e pericoli. È sempre il sonno della ragione a generare mostri. Sarebbere bastato questo per dare ulteriore peso alle affermazioni del "filosofo" Ratzinger.

Io sono convinto che un uomo debba vagliare quello che gli sta dinanzi alla luce delle proprie convinzioni e del proprio metro morale. Per quanto mi riguarda sono fortemente persuaso che quanto la Chiesa e le opere più belle della nostra tradizione ci abbiano insegnato sulla magia sia profondamente vero. Insegnare vuol dire trasmettere qualcosa ai volti dei ragazzi che ti fissano, consegnare loro un tesoro bello e vero che viene dal tuo passato, che ha aiutato e illuminato la tua vita e che potra essere decisovo anche per la loro. Queste sono le buone storie che insegno e racconto e cerco di mettere a disposizione in italiano col mio lavoro di traduttore dei grandi scrittori cristiani inglesi e americani, che è la mia occupazione principale e più cara. L'elenco di questi tesori è grande, grazie al Cielo, ma Harry Potter non è certamente tra questi; il suo immaginario simbolico è confuso e pieno di gravi errori. In esso viene proprosto al lettore di parteggiare per una cosa non vera dal punto di vista morale. E questo non è mai un bene, per quanto avvincente possa essere la trama.

Grazie per la vostra cortese attenzione, rimango a vostra disposizione per ulteriori chiarimenti e curiosità.

Edoardo Rialti, Firenze