Scrivere

Quando hai scoperto, e come, che avevi qualcosa da dire, che sentivi la necessità di scrivere? E quando hai iniziato e su quali argomenti? Quale è stato il percorso che hai affrontato prima di veder pubblicato un tuo romanzo (o comunque un tuo lavoro)? Hai ricevuto molti rifiuti?

Non so se ho qualcosa da dire, o se l’ho mai avuta, non ho questa presunzione. Mi piace raccontare storie, punto. In mezzo ci metto molte cose, a chi legge il compito di costruirsi un mosaico a proprio piacimento. Ho iniziato scrivendo fantascienza, racconti brevi, perché il genere mi attirava in modo naturale, cosa importante per chi inizia. Quanto al primo romanzo, l’ho scritto, lo mandai a Franco Forte per avere un parere e lui mi rispose che l’avrebbe pubblicato. Così, come fosse la cosa più naturale del mondo, e a dire il vero pensai scherzasse. C’è anche da considerare però che arrivavo da qualche anno di gavetta e da parecchi racconti scritti e pubblicati, e di conseguenza non mi sentivo come l’esordiente sbarcato per caso e che ha fatto tredici.

Il tuo primo lavoro che ti ha dato soddisfazione?

Un racconto di fantascienza che spedii a Lino Aldani, allora direttore della rivista Futuro Europa. Mi rispose con una missiva battuta a macchina e con alcune lettere corrette a penna. Lo adorai per questo. Mi pubblicò il racconto, anzi, due.

Come e quando nasce l’idea per il tuo romanzo e da quali esigenze è mosso? Da dove 'nascono' le tue storie? Da dove 'escono' i tuoi personaggi?

Non riesco a rispondere a queste domande. Sono particolari che vengono fuori a caso, da situazioni del momento, dalla voglia di raccontare una certa storia e va’ a capire il perché. O meglio, cerco di non razionalizzare nessuno di questi aspetti perché mi sembra tempo perso; credo ci sia un motivo per tutto, ma se lo scopre il lettore è meglio. Però una cosa certa te la posso dire: non riesco a scrivere se prima non ho deciso il titolo. È più forte di me.

Qual è stato il capitolo più piacevole / spiacevole da scrivere?

Alternativamente e per motivi opposti, sempre il primo e l’ultimo.

Perché la scelta delle illustrazioni, e come ti sei trovato con l'artista Maurizio Campidelli?

Molto bene. Era importante rendere l’atmosfera fin dalla copertina, cosa non facile.

Antico e sempre attuale dilemma: pensi che scrivere sia dote innata o che si possa imparare, anche con le "nuove tecniche di scrittura"?

Ma tu guarda, esistono nuove tecniche di scrittura e nessuno mi tiene informato. Risponderò dicendo che anche gente come Maradona, Platini o Pelè andava agli allenamenti malgrado i piedi che si ritrovava. Poi in mezzo ci sono migliaia di combinazioni tra talento e tecnica, ma credo che nessuno dei due sia autosufficiente. La tecnica però si può apprendere. Io appartengo alla categoria di quelli che si sono fatti (e stanno facendo) la loro brava gavetta, senza essere piovuti dal cielo perché qualcun altro l’ha deciso; e il reale senso del sacrificio, del lottare per conquistarmi un minimo spazio, mi dà il pieno valore di ogni lavoro che mi viene pubblicato.

Sei uno scrittore lento o veloce, meditativo o istintivo? Tecnica a macchia di leopardo o disciplinato con ruolino di marcia? Imbrigli i personaggi o lasci che siano loro a decidere quale percorso deve seguire la vicenda?

Poi mi spieghi cos’è la tecnica a macchia di leopardo. Quanto al resto, non sono troppo disciplinato, seguo un canovaccio molto elastico e poi l’istinto o l’idea del momento arrivano sempre a salvare capra e cavoli. Ma ho la mia logica, so da dove partire e so dove andrò a parare, e cerco di conoscere al meglio i miei personaggi. Non sono di quelli che irreggimentano il personaggio dentro a uno schema, ma neanche di quelli che dicono che lasciano il personaggio a briglia sciolta perché, mi domando: come fanno a fare quel che vogliono se sono io a dover pensare prima le cose?

Pensi che in Italia si possa vivere ”solo” scrivendo fantascienza o fantasy?

È una battuta la tua? Di fantascienza no di sicuro. Col fantasy va già meglio: basta trovare un editore che decida di puntare su di te a occhi chiusi, e a volte neanche serve che tu sia troppo capace. Come sempre è questione di avere qualche carta da giocarsi e una buona dose di fattore C.

Quale consiglio ti sentiresti di dare agli scrittori esordienti? Partecipare ai concorsi? affidarsi a un agente investendo una somma di denaro? Cosa fare?

Le esperienze sono personali e basta. Non esiste il consiglio buono per tutti. Io sono partito dai racconti, ma soltanto perché mi sembravano più facili per imparare a scrivere e impadronirmi, per quel che potevo, di un minimo di tecnica narrativa e di gestione di personaggi e situazioni; e tutt’oggi resto convinto che scrivere narrativa breve sia ancora la miglior palestra. Ho partecipato a molti concorsi, qualcuno ne ho vinto, ho avuto modo di conoscere gente e da lì sono arrivate delle possibilità. La bacchetta magica non esiste (non per tutti almeno), ma solo il lavoro, la cocciutaggine e l’umiltà necessaria per far rendere al meglio i primi due.