Avevano trascorso mezz’ore piacevoli fumando insieme in ascolto del mare. Avevano parlato, sì, quell’uomo aveva posto alcune domande a proposito del viaggio e della nave, gli aveva chiesto diverse informazioni, ma a lui era sembrato più che altro un modo per dare corpo alla conversazione. In quei momenti Lothar fissava i raggi del sole con le spalle piegate sulla balaustra e la pipa stretta tra le labbra, e il capitano faceva lo stesso, scrutando con attenzione quegli occhi scintillanti ogni qualvolta si voltava per rivolgergli la parola.

L’uomo aveva ancora la mano sinistra fasciata, mentre un paio di giorni prima si era liberato delle bende intorno alla fronte, mettendo in mostra grossi lividi che dalla fronte arrivavano allo zigomo. Eppure, anche circondati da quell’alone violaceo, i suoi occhi verdi non avevano perso la loro vivida limpidezza.

Avevano fumato scambiandosi qualche parola. Avevano assaporato la brezza gelida impregnata dell’odore del tabacco, e a Ramírez erano venute in mente le assemblee a cui partecipavano, si raccontava, gli eruditi, seduti attorno a lunghi tavoli a dibattere di arti, dottrine e filosofie. Avevano parlato poco, eppure quella era l’idea che gli era balenata. E lui, uomo di mare, frequentatore di moli e taverne, traffichino e puttaniere, si era compiaciuto di quei frangenti così distanti dal suo territorio naturale. Pensava dipendesse dall’atteggiamento placido di Lothar: sembrava proprio uno studente d’accademia, con il suo modo di discorrere calmo e sicuro, le frasi ben scandite, le espressioni misurate e al tempo stesso genuine. Comunicava una distensione che però si rifletteva poco nella luce dei suoi occhi. Distensione, non serenità. Non con quell’espressione irrequieta nello sguardo.

“Cosa ti spinge oltre il mare?” gli aveva chiesto una volta, guardandolo in faccia. Negli occhi: quell’uomo imbacuccato nel mantello nero ti fissavanegli occhi, e questo Ramírez lo apprezzava più di tante parole.

“Cerco un uomo” aveva risposto lui dopo un attimo.

Il capitano aveva atteso qualche istante, ma Lothar non aveva aggiunto altro. Aveva risposto alla domanda e Ramírez aveva capito che quello sarebbe stato tutto. Aveva annuito ed era tornato a scrutare i flutti.

Un uomo, pensò spingendosi contro lo schienale imbottito.

Il Nordico, il giovane di nome Thorval, era certo un tipo meno ermetico e più diretto. Ramírez aveva avuto modo di chiacchierare con lui diverse volte. Aveva soddisfatto le sue curiosità sul Kraken e sul viaggio. Non era un uomo di mare, eppure non aveva nascosto il suo sincero interesse per le informazioni tecniche sul vascello. Lui e il resto della ciurma non avevano avuto alcun problema a soddisfarlo. E Thorval non aveva fatto mistero delle ragioni che lo spingevano a occidente: non era riuscito ad arruolarsi nell’esercito di mercenari agli ordini del Primo Generale di Saëgata, Etienne d’Averar, e sperava di potersi unire a loro una volta sbarcato dall’altra parte dell’oceano. A Ramírez non era mai dispiaciuto l’atteggiamento spiccio e concreto dei Nordici: gradiva molto i loro modi di fare lineari e privi d’inutili cerimonie.

I Nordici, certo… ma gli Alteani?

Schiarendosi la gola, il capitano espettorò una densa saliva nella sputacchiera di terracotta ai piedi della scrivania. Si chinò sulla mappa stesa sul tavolo e osservò soprappensiero i segni che lui stesso aveva tracciato per calcolare la posizione del vascello.

Gli Alteani!

Era stato ben contento di accettare a bordo passeggeri per la traversata (o, per meglio dire, di accettare il loro denaro), ma quando si era prospettata la possibilità di imbarcare un Alteano il suo stato d’animo era drasticamente cambiato. Aveva giurato a se stesso di non avere più niente a che fare con quella gentaglia, neanche per soldi. Poi le cose erano andate come erano andate e lui si era visto costretto a cedere. Se qualcuno gli avesse detto solo qualche giorno prima che a bordo del suo vascello avrebbe viaggiato uno di quelli, beh, come minimo gli sarebbe scoppiato a ridere in faccia. Doveva per di più ammettere, malgrado l’istintiva renitenza, che quel Mutio si era ambientato alla perfezione nel gruppo dell’equipaggio.

Un po’ per il suo carattere vivace ed estroverso, un po’ per le esperienze marinaresche che lo portavano sempre a voler dare una mano a bordo, aveva conquistato presto la ciurma del Kraken. Naturalmente i marinai non avevano mai condiviso l’astio del capitano nei confronti degli Alteani, ma non si sarebbero azzardati a contraddirlo apertamente.

Ormai Ramírez assisteva con muta frustrazione alle pacche amichevoli e alle battute volgari che Mutio scambiava con i mozzi e persino con il nostromo. Sì, persino con Luisito! La sfida di bevute vinta dall’Alteano contro il gigantesco marinaio aveva avuto un effetto incredibile sulla considerazione che avevano di lui il nostromo e il resto dell’equipaggio.