In realtà l’unico personaggio il cui pensiero ancora lo faceva accigliare era l’ultimo, quello che non aveva più rivisto dal giorno in cui, infagottato nei suoi stracci come un mendicante della peggiore specie (Come un lebbroso, gli sussurrò una vocina infida nel cervello), si era imbarcato con gli altri scomparendo nella cabina che era stata loro assegnata.

Il capitano non aveva fatto troppe domande su di lui dopo averlo accettato sul vascello, e i suoi compagni non ne avevano praticamente parlato. Non usciva mai dalla cabina, o almeno nessuno lo aveva visto uscire. Una volta aveva ascoltato un  brandello di conversazione tra il Nordico e l’Alteano nel quale si faceva riferimento a lui.

Com’è che l’hanno chiamato? Munns, o qualcosa del genere.

Prima della partenza Lothar gli aveva spiegato che il loro amico soffriva di una malattia che gli impediva di esporsi ai raggi del sole, eppure nessuno dell’equipaggio lo aveva mai visto neanche di notte. Lothar aveva assicurato che non si trattava di nulla di contagioso e lui gli aveva creduto. Ora, dopo aver conosciuto un po’ meglio quell’uomo e la sua cricca, pensava di non avere sbagliato a fidarsi.

In ogni caso, non gli dispiaceva che il passeggero misterioso se ne restasse di sotto: aveva udito i borbottii dei marinai e percepito il loro imbarazzo per la sua presenza. Nessuno, ovviamente, si eran permesso di lamentarsi. Il suo biglietto era stato pagato in oro e il capitano aveva garantito che avrebbe avuto la sua tranquillità.

Almeno fino a che non fosse successo qualcosa di strano…

S’infilò due dita nel colletto merlettato e liso della palandrana esi grattò la barba irsuta che gli scendeva fin oltre il gozzo.

“Raggiungeremo l’ovest e scaricheremo la stiva” spiegò a un interlocutore immaginario. “Poi faremo nuovamente rotta verso casa e investiremo il gruzzolo incassato.” Rise soddisfatto mentre prendeva uno dei coltelli che aveva lasciato cadere nel boccale. Lo tenne per qualche istante tra la punta dell’indice e quella del medio, come per valutarne il peso. Poi, con uno scatto, lo scagliò contro la parete. La lama si conficcò nella tavola tra gli oblò, a mezzo palmo dal centro.

“Quasi” disse, quindi si concedesse un’altra risata.