– Va bene.

E Banana riprese il racconto:

“Pallino col Pallino del Crocerossino mi portò in una delle casette, dove c’erano altre persone vestite di bianco, e mi fece un sacco di esami prima di mettermi in una teca in cui rimasi da solo alcuni giorni. A quel punto avevano scoperto che non ero un’iguana femmina, bensì un’iguana maschio. Continuarono comunque a chiamarmi Banana.

Dopo alcuni giorni, spostarono la mia teca vicina a quella di altri miei simili e non ti dico lo stupore nel vederne così tanti tutti insieme! Maschi, femmine, grossi, piccoli... E scoprii che avevano tutti subìto una sorte simile alla mia e a quella della maggior parte degli ospiti dell’oasi.

Il pensiero che avevo elaborato era questo: ci sono delle facce a cui all’inizio piaci, poi, quando non gli piaci più o non entri più nella casa che ti hanno preparato, fanno di tutto per liberarsi di te... anche se, in effetti, quando mi feci raccontare da tutti gli altri come erano arrivati, non trovai nessuno che fosse arrivato col paracadute.

Vidi riflessa nel vetro la mia cresta crescere con tutto il corpo, e conobbi Ivana, la fidanzata che introdussero dopo un po’ di tempo nella mia teca.

Dovevi vederla: era bellissima! Di un verde smeraldo come non avevo mai creduto potesse essere una creatura come me. E la sua pelle era  liscia... liscia come il velluto.

Inutile dirti che m’innamorai perdutamente e passai con lei i giorni più belli della mia vita.

Pallino col Pallino del Crocerossino era un vero mago, perché riusciva a parlare con noi come se fosse un animale; così, quando non c’erano le altre facce col camice bianco, apriva le porte delle teche e ci lasciava passeggiare liberi per l’oasi, in armonia con tutte le altre specie.

Non solo Briscola o Mimì passeggiavano per i prati con le testuggini, ma anche i serpenti, i varani e tutti gli altri animali esotici, me compreso, che potevo così portare  a passeggio per l’oasi, al chiar di luna, la mia verdissima fidanzata.

Poi, al mattino, poco prima che arrivassero altri uomini - così avevo scoperto che si chiamavano le facce - ritornavamo quieti nei nostri alloggi.”

– E allora – chiese Lucilla, – se andava tutto così bene, cos’è successo per farti diventare un drago triste e solitario?

– Be’ – mugolò Banana, – un giorno sono arrivati degli uomini cattivi a dire che l’oasi doveva sparire per far posto a un centro commerciale.

– E dove pensavano di mettervi?

– Non avevano le idee chiare. Chi in uno zoo, chi nei loro luoghi d’origine...

– E Pallino? – Lucilla prese a saltellare, impaziente di sentire il resto della storia. – Se era un mago non poteva fare in modo che tutto questo non succedesse?

– Certo – rispose convinto Banana. – Il problema è che anche tra quegli uomini c’era un mago. Solo che... – e i profondi occhi del drago si avvicinarono a quelli spalancati di Lucilla – era un mago cattivo – facendola sussultare. – Mooolto più potente di Pallino.

– E cosa fece?

– Fece davvero tutto quello che aveva in mente.

– Uh! – piagnucolò Lucilla. – Così hai perso davvero tutti i tuoi compagni?

– Non esattamente.

– Che vuol dire?

– Vuol dire che non li ho esattamente persi.

– Si ma che vuol dire che non li hai esattamente persi?

– Vuol dire che sono ancora tutti insieme a me, anche se non posso parlare con loro.

Lucilla cacciò in fuori il labbro inferiore e scosse il capo. – Non ci capisco niente.

– Davvero? – Banana sorrise maliziosamente e le mostrò i denti acuminati, bianchi e lucidi come la madreperla. – Sono tutti nella mia pancia.

Lucilla emise un gridolino di stupore e si portò le mani alla bocca. – Dunque, se io facessi un viaggio nella tua pancia, troverei tutti gli ospiti dell’oasi?

– E anche Pallino col Pallino del Crocerossino.

– E come mai?

– Devi sapere che, quando tutti quegli uomini cattivi rasero al suolo l’oasi, ci rifiutammo di separarci e di andare dove dicevano. L’unica magia che Pallino poté compiere contro le malefatte del mago cattivo fu quella di trasformarmi in un’iguana più grossa, più grossa, ma sempre più grossa, finché non diventai abbastanza grande da poter ospitare tutti i compagni all’interno della mia pancia. Avrei potuto farli uscire solo dopo aver trovato un posto adatto a costruire una nuova oasi.

– Ma, scusa, se sei alla ricerca di un posto adatto a ricostruire l’oasi, come mai è tanto tempo che vai in giro per questa strada?

– Eh! Cara Lucilla – sentenziò il drago. – Qui arriviamo al dunque. Il mago Pallino, prima di entrare nella mia pancia, mi rivelò che non avrei trovato il posto giusto, se non avessi prima ospitato in pancia un’intrepida bambina di nome Lucilla che mi avrebbe chiamato dalla sua finestra.

– Oh! – gridò Lucilla meravigliata. – Ma sono io?

– Certo che sei tu.

– Dunque sapevi che io abitavo lì e che volevo parlare con te?

– Sicuro. Me lo hanno rivelato i passerotti.

– E allora perché non mi hai chiamata subito?