Wanda (Elizabeth Olsen) e Vision (Paul Bettany) sono sposini novelli. Arrivano in una città senza nome, desiderosi di integrarsi con il resto della comunità. È una vita in bianco e nero la loro, con episodi da sit-com scritta nel periodo in cui era in vigore il Codice Hays (*) sugli spettacoli cinematografici e televisivi.
Eppure Wanda e Vision sanno di avere qualche peculiarità rispetto ai loro vicini: Wanda fa delle magie, sia pure limitate dalle leggi della fisica in modo stringente; Visione è un androide che non consuma cibo, non respira, ma è capace di provare sentimenti.
I due sono troppo impegnati a integrarsi, invitando a cena il capo ufficio di Visione (nel primo episodio), o partecipando a uno spettacolo di beneficenza (secondo episodio), per rendersi conto che forse qualcosa nel loro mondo non è come sembra.
Strani eventi, rumori, segnali sembrano volerli avvisare, ma è ancora troppo presto. E qual è il ruolo dei loro vicini in questo teatrino? Dove devono guardare per svelare il mistero?
I primi due episodi di WandaVision, serie ideata da Jac Schaeffer, tra citazioni di Vita da Strega e di The Truman Show, strizzatine ai fan Marvel con riferimenti più o meno sparsi, non entrano ovviamente nel cuore del mistero. L'atmosfera weird che permea la serie, echeggiante Ai Confini della Realtà, tra ironia e risate registrate, bianco e nero e sprazzi di colore, punta per ora al caricamento di una ideale molla narrativa, pronta a scattare al momento opportuno, preparata dai mille indizi disseminati in corso.
Noi spettatori in questo caso siamo un passo avanti ai nostri eroi. Vorremmo poter rispondere alla domanda (che non vi rivelo) che arriva da una radio, gracchiante e inquietante, ma l'unica cosa che sappiamo è che non c'è "qualcosa che non va", ma che "tutto non va", tutto è fuori posto.
Le prime due veloci puntate ci lasciano frementi e curiosi, desiderosi di chiarire al più presto il mistero. Sono previsti nove episodi, temo dovremo attendere un po', ma da queste premesse sembra valerne la pena.
*Il Production Code Will H. Hays era un’insieme di prescrizioni alle quali i produttori si dovevano attenere affinché un film non venisse definito “immorale”. Fu in vigore tra gli anni ’30 e la fine degli anni ’60. Tra le tante regole per esempio, c’era il divieto di mostrare due persone non sposate nella stessa camera da letto, e persino i letti delle coppie sposate dovevano essere mostrati separati. Erano proibite le storie d’amore interraziali e omosessuali. Molte altre prescrizioni riguardavano le scene di sesso, persino la durata e l’intensità dei baci, la rappresentazione della violenza e dell’uso di droghe. Nato con l’intenzione di impedire cause per immoralità ai film, si trasformò in un autentico strumento di censura preventiva, fonte di limitazioni narrative. Molti film vennero bloccati in quegli anni perché le tematiche o alcune scene non rispondevano ai dettami del codice. Altri vennero modificati.
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