Hutch Mansell è un uomo qualunque che fa una vita monotona, ha una bella moglie con cui però non divide più il letto, dei figli che lo credono un debole e un lavoro da impiegato nell’azienda del suocero. Una sera dei ladri si introducono in casa sua ma lui non reagisce e, nonostante abbia in mano una mazza da golf non riesce a picchiare il rapinatore. Forse come tanti uomini di mezz’età si è rassegnato a un’esistenza piatta e quando si trova di fronte al pericolo ha troppa paura per reagire. Dietro a un’apparenza ordinaria si nasconde però l’inevitabile segreto e come una pentola a pressione Hutch è pronto a scoppiare, peccato che sulla sua strada si metta per ironia della sorte proprio il fratello di un mafioso russo.

Che Io sono nessuno sia parente prossimo di John Wick lo dimostra una trama quasi identica scritta dal medesimo sceneggiatore Derek Kolstad che questa volta ha dotato il suo protagonista, non del fascino cupo del killer Keanu Reeves ma del volto ordinario dell’ex agente del governo Bob Odenkirk. Là dove John era giustamente in cerca di vendetta dopo che gli avevano ammazzato il cane regalo dell’amata moglie morta, qui Hutch è solo un uomo annoiato che ha perso la bussola e per questo ha bisogno di rimettere in moto la sua vita con un po’ di sana violenza. E se a John un insulso ragazzetto della malavita russa aveva anche fregato la macchina, una delle poche gioie del nostro eroe, Hutch si è trovato semplicemente sull’autobus dove lo stesso moccioso, insieme a un gruppo di amici sale per fare casino. Insomma, se il povero Keanu non poteva far altro che vendicarsi, Bob se l’è un po’ cercata fracassando la testa al fratello di un mafioso psicopatico con l’hobby di uccidere la gente con bicchieri di vetro e che poi giustamente, ha cercato di sterminargli la famiglia tanto per pareggiare i conti.

Il divertimento quindi sta nel giochino di capire come il (super)eroe farà fuori tutti i cattivi e Odenkirk è perfetto e dannatamente credibile nei panni dell’uomo medio dentro al quale ribolle una rabbia inespressa, che arriva dritta al cuore dello spettatore quando finalmente esplode. Dalla sua Io sono nessuno ha anche un regista come Il'ja Najšuller che dopo aver dato prova di virtuosismi con il suo primo lavoro Hardcore! (tutto girato in soggettiva), è bravissimo a fare due cose difficilissime nei puri film dazione: tenere la telecamera ferma mentre partono i cazzotti e trovare qualche soluzione innovativa di regia. Nella sequenza di lotta sull’autobus si assiste a una coreografia di pugni che fanno sputare denti e sangue, accoltellamenti e spranghe di ferro che spaccano ossa e gole, tutto ripreso con la massima chiarezza, senza quel fastidioso montaggio sincopato, dove ogni scena è fatta da mille inquadrature che cambiano ogni secondo. Inoltre Najšuller dà l’idea di non limitarsi a mettere la macchina da presa in un posto a casaccio ma crea qualche effetto davvero buono come la telecamera attaccata alla pistola che viene lanciata da Hutch.

Nella scelta del cast oltre al già citato Bob Odenkirk così calato nel ruolo che si stenta a credere sia lo stesso di Better Call Saul, è altrettanto favoloso Christopher Lloyd nei panni di suo padre, il cui personaggio è giustamente omaggiato nella pellicola con la sacrosanta dose di carisma.

In conclusione tutti gli amanti di serie come John Wick, con il quale si mormora addirittura possa esserci un crossover, Take, o pellicole che non si prendono mai seriamente, in cui un uomo dallo sguardo di ghiaccio vuole farsi giustizia per una qualsiasi ragione, faranno bene a correre al cinema: Io sono nessuno è assolutamente il film per voi. Chi crede invece che questa roba sia solo un’idiozia se ne tenga alla larga e non faccia affidamento sul mio giudizio di tre meritatissime stellette.