Denso di azione e colpi di scena, Predator: Badlands allarga il mondo narrativo che debuttò nel 1987 con il film Predator.

Il protagonista questa volta è proprio un giovane Yautja di nome Nek (Dimitrius Schuster-Koloamatangi), estromesso ed emarginato dal suo clan perché ritenuto debole e inadatto e destinato a essere soppresso. Riuscito fortunosamente a sopravvivere, intraprende un viaggio verso il pianeta Genna, per dare la caccia a una mostruosa creatura molto ambita dagli Yautja, ma che nessuno è mai riuscito a catturare. Nek spera che riportando indietro la testa della creatura potrà riscattare il suo onore e vendicarsi di chi gli ha fatto del male. Genna è un posto che, come in Australia, pullula di creature letali, animali e vegetali, e prima ancora di individuare la sua preda Nek dovrà imparare a sopravvivere.

Predator: Badlands
Predator: Badlands

A differenza di altri della sua specie, abituati a cacciare da soli, Nek incontrerà e stringerà una complicata alleanza con Thia (Elle Fanning), un’androide danneggiata della Weiland-Yutani, in missione esplorativa sul pianeta. I due dovranno superare le rispettive diffidenze per sopravvivere sul pianeta, trovando un alleato in una creatura scimmiesca altrettanto letale ma molto socievole, battezzata come Bud (Rohinal Nayaran, in motion capture), formando un vero e proprio clan, e scoprendo il mistero che ha portato la “Compagnia” sul pianeta.

Predator: Badlands
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Scorrono e divertono gli agili 106 minuti di Predator: Badlands, diretto da Dan Trachtenberg, alla sua terza prova con la saga dopo Prey,e Predator: Killer of Killers, ormai lanciato nella costruzione e ampliamento dell’universo narrativo, nonché al definitivo ricucimento con quello di Alien.

Trachtenberg ha già dimostrato di saper coniugare il gusto per l’azione con la cura del dettaglio nella ricostruzione d’ambiente, che arriva fino allo studio del linguaggio e di una esobiologia coerente. La sceneggiatura è scritta con la necessaria competenza, senza lasciare fili pendenti e sfruttando al meglio tutti gli elementi preparatori che dissemina lungo il percorso. Il finale aperto e il fatto che la storia sia ambientata in un franchise di lungo corso, non fanno venire meno la compattezza del film, godibile anche se non si sono visti altri film della serie. È evidente l’intenzione di aprire un nuovo ciclo, e le premesse sono buone.

Predator: Badlands
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Dal mio punto di vista spero che si allarghi un po’ la vista sul pianeta Yautja Primo. Scoprire come sia possibile che una razza che organizza battute di caccia nello spazio con armi ipertecnologiche, con la stessa facilità con cui i cacciatori coloniali della Terra facevano i safari in Africa, viva in villaggi che sembrano più campeggi. È possibile ipotizzare che ci siano vere e proprie zone urbanizzate, con laboratori scientifici e tecnologici in cui vengono sviluppate le armi e i mezzi di trasporto, e fabbriche in cui tutto quello che vediamo viene costruito. Magari da una casta di scienziati, separata da quella guerriera.

Predator: Badlands
Predator: Badlands

Uno sviluppo interessante è quello di Nek che, isolato e privo della tecnologia Yautja, imparerà a usare la biologia del pianeta Genna come un’arma. Inoltre, diventando un predatore alpha molto diverso da quello che la cultura del suo pianeta gli voleva imporre, Nek si rivela molto più forte e possibile portatore di una diversa visione della società che lo aveva estromesso. Tutti sviluppi che potrebbero essere esplorati in possibili seguiti, se la fortuna arriderà al botteghino a questo episodio.