Harry, Hermione e Ron frequenteranno il secondo anno alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, in cui finalmente può entrare anche Ginny, la sorellina di Ron.

Ma Harry viene messo in guardia dal terrorizzato elfo domestico Dobby: meglio non andare, metterà a rischio la propria vita. Per Harry tornare a Hogwarts è troppo importante, e a rimanere dai Dursley non ci pensa minimamente.

A scuola però succede il finimondo: la Camera dei Segreti è stata di nuovo aperta dopo 50 anni, e i giovani maghi figli di babbani sono in pericolo: essa nasconde terribili misteri e ricorda ai Professori e alla comunità magica la “missione” distruttiva del Signore Oscuro. Si dice sia stato Hagrid, ma com’è possibile? A Harry, Ron e la brillante Hermione il compito di scoprirlo, con tutti i mezzi a loro disposizione.

Un capitolo della saga che per la sua complessità, per la completezza e la ricchezza di contenuti merita almeno quattro se non cinque stelline.

Cosa ben diversa è giudicarne quella che a livello propagandistico-editoriale è stata denominata “nuova traduzione”.

L’accademia della Crusca colpisce ancora. Dopo una fallimentare nuova edizione di HP e la pietra filosofale, il malintenzionato team capitanato da Stefano Bartezzaghi per Salani ci riprova e pubblica il secondo dei sette libri della saga di Hogwarts, con una pseudo nuova traduzione e reinserendo la nota alla traduzione per ritentare una inutile captatio benevolentiae, sprecando le prime cinque pagine di questo tomettino completamente ispirato all’edizione tascabile pubblicata da Bloomsbury in UK, ma non ugualmente efficace.

Nonostante qualche timido tentativo di ritradurre alcuni brevi periodi con risultati che lasciano il lettore, spesso giunto ormai alla almeno quarta rilettura del libro, ampiamente perplesso se non completamente indifferente, rendendosi conto di trovarsi di fronte solo a una ripulitura sintattica, una snellitura (bacchetta anziché bacchetta magica, per fare un esempio), ma niente per cui considerare fondamentale questa iniziativa. La complessiva rivisitazione della Camera dei segreti, se possibile, risulta anche peggiore di quella attuata per la Pietra filosofale.

Ciò che più preme affrontare in questa sede è la questione, più gravosa e ben più discussa negli anni, relativa al problema Mud-blood, Half-blood, Pure-blood, tema principale della Camera dei Segreti, che ancora non trova una completamente soddisfacente risoluzione e fà ulteriormente considerare fallito quello che chi recensisce decide di considerare un mero esperimento.

Nelle scorse traduzioni avevamo trovato l’utilizzo del termine Mezzosangue per indicare sia i Mud-blood (Muggle-born wizards, ovvero i maghi nati babbani) che gli Halfblood (i maghi o maghino nati dall’unione di un Purosangue e un Babbano). Stavolta per i primi viene scelto Sanguemarcio. E’ un termine che ancora non convince fino in fondo, e pur complessivamente coerente, a nostro parere non fino in fondo risolutivo della questione, già solo da un punto di vista fonico. Mud di fatto significa “fango, melma”, e anche l’aggettivo più vicino “muddled” significa confuso, dunque nessuna lontana accezione al concetto di “marciume”. E di fatto il sangue dei muggleborn non è considerato marcio ma eventualmente impuro

E se la Rowling ha pensato di associarlo al mud ha voluto dare un’accezione precisa che a maggior ragione riteniamo lontana da Sanguemarcio.

Rispetto ad altri punti nevralgici, complessivamente non c’è la risoluzione che ci si aspettava: ritradurre ex novo i titoli dei libri di Lockhart (non più Allock) non è esattamente quel che potrebbe chiamarsi “nuova traduzione”.

I “nostri” non hanno ceduto, perseguendo la strada di Tassofrasso, che si rivela una ritraduzione sempre più ridicola mettendo il nuovo nome della casa di Helga Hufflepuff accanto agli invariati Grifondoro, Corvonero e Serpeverde che, spiegò la Astrologo a suo tempo, furono scelti (seppure, volendo essere pignoli fino alla fine, in modo non estremamente corretto, ma indubbiamente coerente) per richiamare ai bambini i nomi delle nostre contrade medievali.

Il Platano è tornato Salice, ma suona molto meno efficace schiaffeggiante rispetto al vecchio picchiatore (che poi è il reale significato di whomping) che rendeva molto più l’idea di un albero piazzato con un preciso intento difensivo in quel preciso punto dei grandi spazi aperti del castello di Hogwarts.

Rowena Ravenclaw, poi, non trova pace: come molti ricorderanno nella primissima traduzione (ormai introvabile) era stata rinominata Priscilla Pecoranera, poi ritradotto Corvonero, dopodiché Priscilla era diventato Cosetta, per rispettare una certa assonanza tra nome e cognome come con gli altri cofondatori. Con la nuova edizione è stato deciso che la bella e creativa strega scozzese dovrà chiamarsi Corinna, per una probabile assonanza con l'originale, forse.

In percentuale i cambiamenti lessicali si rivelano di dubbio senso e talvolta meno efficaci che nel primo libro, con un risultato che ha dell’imbarazzante, e a voler essere buoni, come sopra detto, lascia indifferenti.

In realtà non è vero che lascia indifferenti: il lettore amante di HP fin dalla prima ora, proprio come Bartezzaghi & co., dopo aver riletto uno dei propri libri più cari si sente preso in giro, pensa di aver buttato i suoi preziosi 9€ (che in tempi di crisi possono sembrare pochi, ma per un bookaholic avrebbero potuto significare l’acquisto di un altro libro) e continua a chiedersi dove sia effettivamente l’utilità di questa iniziativa e continua a sperare che prima del settimo libro le speranze di restituire un po’ di dignità a questa indimenticabile saga (a prescindere dal volercela riproporre con l’ennesima cover diversa) che ha segnato in modo indelebile il mondo del fantasy internazionale non vengano definitivamente deluse.