La saga di Dishonored ritorna con un nuovo capitolo – un sequel – ricco di fascino. Quattro anni fa il titolo sviluppato da Arkane Studios apriva le porte a una storia dai toni dark fantasy con influenze steampunk, capace di conquistare critica, giocatori e il titolo come miglior gioco dell’anno 2012. Questo ritorno e l’approdo su next-gen consacra il titolo prodotto da Bethesda, a conferma dell’ottimo lavoro svolto fin qui.

Dishonored 2, il trailer di lancio

Dishonored 2, il trailer di lancio

Articolo di Redazione Mercoledì, 9 novembre 2016

Pubblicato il trailer ufficiale del gioco che festeggia il lancio anticipato di Dishonored 2. 

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Storia e gameplay

Il tempo è passato. Per l’esattezza quindici anni dall’incoronazione di Emily Kaldwin, attuale imperatrice di Dunwall. Purtroppo però potere e ricchezza portano sempre all’avidità, ed Emily viene spodestata da un’usurpatrice soprannaturale che fa precipitare nuovamente l’impero nel caos. Emily e la sua guardia del corpo – nonché padre -, Corvo Attano, si ritrovano coinvolti in un epico scontro per liberare il regno e la sua popolazione dalla tirannia.

L’incipit (e l’immancabile sessione tutorial) introduce i due personaggi e la storia. Subito dopo le prime battute e dopo aver preso confidenza con i comandi, si presenta una delle scelte più importanti da compiere: giocare con il personaggio di Emily o quello di Corvo.

Emily Kaldwin in Dishonored 2 diventa uno dei due protagonisti che è possibile selezionare all’interno del gioco. A seguito delle richieste dei fan, infatti, desiderosi di saperne di più sul suo conto, gli sviluppatori hanno deciso di far diventare la giovane imperatrice personaggio giocabile in questo sequel.

Come nel primo titolo, in Dishonored 2 il giocatore è portato a compiere delle scelte, in grado di influenzare il gameplay e renderlo vario e dinamico; è stato il punto di forza del 2012 e allo stesso modo caratterizza anche questo seguito.

Abbiamo apprezzato l’assenza di veri e corposi stravolgimenti; il gameplay già rodato è stato perfezionato, e ne mantiene in tutto e per tutto le caratteristiche che hanno funzionato in passato. La sensazione, in certi punti, è quella di giocare all’interno di un open-world, anche se definirlo tale sarebbe eccessivo. Tuttavia le cose da fare sono tantissime e sarà al giocatore decidere come svolgere i vari compiti. Seguire la storyline principale è solo uno dei modi di affrontare l’esperienza di Dishonored 2. In parallelo, si può andare in esplorazione, alla ricerca degli amuleti d’osso e delle rune per il potenziamento delle abilità, ma non solo. Girovagare tra i vicoli di Karnaka e ispezionare i meravigliosi interni – tra stanze segrete e saloni lugubri -  permetterà al giocatore di approfondire la storia principale e soprattutto di svelare elementi e trame secondarie.

I ritmi rimangono volutamente blandi. Evidentemente non siamo di fronte a un gameplay frenetico, con scene d’azione che si susseguono via via che ci spostiamo nelle varie zone della mappa. L’anima di Dishonored è lo stealth, anche se ciò non toglie l’opportunità e il piacere di affrontare i combattimenti a viso aperto e in maniera più rocambolesca. C’è libertà d’azione, sempre e comunque.

La narrazione e le sensazioni

Altro punto di forza di Dishonored è stato ed è il modo di fare narrazione. Un gioco che non si limita a condurre l’utente da un punto A a un punto B è quasi sempre un buon gioco, proprio perché rompe gli schemi e, con coraggio, amplia i contenuti. In Dishonored tutto è al servizio della narrazione e ogni elemento fa storytelling a sé. I tasselli che compongono l’enorme mosaico sono sparsi ovunque, all’interno dei livelli, comunicando con il giocatore e rendendo l’idea dell’enorme lavoro svolto dal team di sviluppo. La raccolta di lettere, libri, mappe e indizi non è fondamentale per proseguire (eccetto alcuni legate alle missioni principali), ma ovviamente consigliamo di vivere l’esperienza andando alla ricerca di notizie e curiosando ovunque come vere spie.

Giocare a Dishonored ci rende prudenti, ci spinge a leggere e ascoltare e a muoverci di soppiatto anche laddove sembra esserci la strada spianata.

L’arte di Dishonored

Il titolo del 2012 aveva fatto parlare di sé anche per lo stile molto particolare. Quello stesso stile è stato riproposto e arricchito, con una cura a tratti maniacale per i dettagli. Artisticamente il titolo di Arkane Studios è uno dei più completi e visivamente impressionanti in circolazione. La volontà degli sviluppatori è stata quella di raccontare anche attraverso le immagini; quasi settanta artisti hanno lavorato alla creazione degli ambienti e dei personaggi, ricercando accuratamente stili e forme. Ogni scorcio diventa un’illustrazione e i personaggi – dai tratti volutamente esasperati, quindi grotteschi – sembrano muoversi all’interno di tele (digitali), proprio per lo stile che ricorda molto quello pittorico utilizzato nei concept. La grafica da “opera d’arte” diventa così l’ennesimo punto di forza della produzione, esperta e sempre molto attenta alla narrativa visiva.

Musica ed effetti sonori

Non poteva mancare una colonna sonora di tutto rispetto, mai eccessiva e invadente e capace di accompagnare ogni momento in maniera impeccabile. Allo stesso modo, gli effetti sonori guidano le azioni del giocatore amplificando le emozioni e sottolineando la cupezza dell’atmosfera. Consigliamo di giocare in completo silenzio (o con le cuffie), al fine di ascoltare perfettamente tutti i rumori ambientali e le conversazioni dei personaggi non giocanti, sia perché potrebbero essere utili elementi per portare a termine le missioni, sia per puro piacere.

Il gioco inoltre è completamente in italiano. Il doppiaggio è buono e la scelta delle voci più che convincente.

Contro

Pochi ma da segnalare gli aspetti che non ci hanno convinto del tutto. Non abbiamo apprezzato particolarmente il menu, ottimo nel design e nei contenuti ma al limite della leggibilità per via della scelta di utilizzare diversi tipi di caratteri, alcuni dei quali incomprensibili.

Alcune animazioni, inoltre, soprattutto quelle relative alle espressioni facciali dei personaggi, non sono brillanti, seppur nettamente migliorate rispetto al primo Dishonored. Risultano un po’ legnosi anche i movimenti nei combattimenti.

Gli anni di lavoro hanno prodotto buoni frutti: il valore di Dishonored 2 è indiscutibile. L’inventiva e la capacità narrativa dei creatori hanno dato vita a un degno sequel e a un titolo di altissimo valore artistico. Nonostante qualche piccola sbavatura, non possiamo che premiare a pieni voti l’impegno dei ragazzi di Arkane Studios.