L'Ape Maia, diretto da Alexs Stadermann, è la trasposizione cinematografica della omonima serie animata tedesco-giapponese degli anni '70, tratta dai romanzi Le avventure dell'Ape Maia e Il Popolo del Cielo dello scrittore tedesco Waldemar Bonsels.

Siamo davanti a un onestissimo prodotto di intrattenimento per bambini, che per fortuna non stravolge le caratteristiche dei personaggi del cartone animato. 

La storia narra le vicende di Maia dalla sua nascita, alla scoperta delle regole dell’alveare e del mondo circostante, insieme ai suoi amici di sempre: Willy, compagno di avventure, pacato, sensibile, fifone e goloso; Flip, la cavalletta conosciuta durante la prima scorribanda nel prato, emblema della libertà e della gioia di vivere, punto di riferimento per tutti gli insetti; Cassandra, la maestra dell’alveare, materna e dolce. A questi si aggiunge un nuovo compagno, il piccolo calabrone Pungolo, che, con Maia, smentirà la norma secondo cui api e calabroni sono nemici giurati, insegnando a tutti gli abitanti del prato la possibilità di una pacifica coesistenza. A mettere zizzania, complicando gli eventi e rendendo più entusiasmante la vicenda, c’è Ronzelia, consigliere della Regina, che non sopporta la tolleranza con cui viene amministrato l’alveare e decide di rubare la pappa reale, nutrimento indispensabile della sovrana, per destituirla, prendendo in mano il potere. 

La storia è semplice ma ben condotta, non si pone obiettivi superiori al livello dei destinatari e risulta misurata e coinvolgente. I personaggi sono ben caratterizzati. 

Le gag sono divertenti. Le risate dei bambini in sala erano la prova migliore dell’interesse suscitato. Buono l’utilizzo della computer grafica che non creava distonia con il mondo fantastico narrato, ma lasciava quel tanto di finto che aiutava la sospensione dell’incredulità. Ottima la scelta di doppiare con la voce originale italiana del cartone animato la piccola Maia, cosa che aiuta anche i più grandi a immergersi nella vicenda.

Migliore di tanti altri prodotti boriosi che si prefiggono morali e profondità incoerenti con la propria natura.