La copertina di "Il Vampiro e i Media", a cura di Daniele Colla, edizioni Boopen
La copertina di "Il Vampiro e i Media", a cura di Daniele Colla, edizioni Boopen

Qualche anno prima che Stephenie Meyer e la saga di Twilight diventassero un fenomeno mediatico di portata globale, un giovane viterbese di 25 anni nel 2007 si laureava in scienza della comunicazione con una tesi sul rapporto tra i media e questa affascinante e antica figura: il vampiro.   Dopo vari incoraggiamenti da amici e cultori del genere ha deciso di pubblicare il suo lavoro: una rievocazione di alcuni usi mediatici della figura del vampiro vampiro dalle origini a oggi, dalla letteratura al cinema, senza trascurare la televisione. Vi riportiamo l'interessante chiacchierata che abbiamo avuto il piacere di fare con Marco Tonetti, che ringraziamo pubblicamente per essersi reso così gentilmente disponibile a raccontarci come è nata l'idea di scrivere la tesi proprio su questo argomento.

Nel famigerato e fagocitante mondo della comunicazione, dove soprattutto ciò che colpisce di più il più delle volte è un'immagine patinata e anche troppo perfetta, da qualche tempo si sono insinuati nuovi mondi come quello, ahimè, degli emo. I vampiri forse risultano un po' retrò, però riescono a esercitare il loro intrigante fascino. Perché hai deciso di affrontare proprio il rapporto tra i media e i vampiri nella tua tesi di laurea?

Innanzitutto perché ho da sempre subito il fascino di tale mito, poi perché volevo trovare un argomento che potesse andare d'accordo con una materia come sociologia della comunicazione e che allo stesso tempo non fosse noioso. Ho provato a dare un'impronta più "rilassata". Durante la seduta di laurea ho anche proiettato spezzoni di film. Avresti dovuto vedere le facce della commissione quando Blade combatteva in una fogna, sparando raffiche di proiettili a raggi ultravioletti contro una mandria inferocita di vampiri! A parte gli scherzi, ho scelto il vampiro perché è stato uno dei miti che dal passato ha avuto un collegamento quasi simbiotico con i mezzi di comunicazione: dalle leggende folkloristiche è passato alla poesia, alla prosa; poi ha invaso i nuovi media, il cinema prima sfruttando il potere delle immagini, anch’esse vampiri, in un certo senso, in quanto rubano degli istanti rendendoli eterni, proprio come il vampiro ruba la vita alle sue prede rendendo loro una vita immortale. Poi è passato alla televisione, alla fiction (Buffy). Non ho poi per niente trattato alcuni temi importanti, come ad esempio la pubblicità che spesso usa la figura affascinante e ambigua del vampiro per ammaliare.

Oltre a queste riflessioni, che sono più legate a un'analisi che hai affrontato in un secondo momento, quando hai cominciato a pensare alla tesi è uscita questa voglia di approfondire il rapporto vampiri-media oppure già da prima ti ronzava in testa questa idea? Per esempio l'esperienza con la tua band Gothic Metal, i generi musicali che hai apprezzato negli ultimi anni, e il mondo del metal hanno in qualche modo influito? O comunque ci sono altre fonti di "ispirazione" a questo tema?

Sinceramente solo al momento della scelta dell’argomento della tesi ho pensato che la figura del vampiro potesse essere analizzata dal punto di vista mediatico. Prima mi limitavo a subire il fascino del mito come tutti gli spettatori/lettori e credo che il mondo del metal e della musica non influisca per nulla su questa mia passione per questo mito. Sono cresciuto con i film dell'orrore e poi, verso i 17 anni, è esplosa la mia passione per il telefilm Buffy (e non nego, per l'attrice).

Il fascino del mito: cosa ti colpiva in particolare prima e cosa ti ha colpito nell'analisi. E oggi, se volessi spiegare a chi non è minimamente a conoscenza dell'argomento, ma è curioso, cosa diresti?

Prima mi colpiva ciò che al primo impatto forse colpisce un po’ tutti: l'immortalità, una maledizione più che un dono, il suo potere ammaliante e seducente, i poteri soprannaturali che possiede. Analizzando poi il Vampiro nelle sue numerose sfaccettature ho scoperto che nel tempo ha subito una marea di evoluzioni, tutt’ora in atto, che lo hanno pian piano trasformato in un essere sempre più simile all'uomo.

Ma perché è l'uomo che vuole essere come il vampiro? Perché un po' ci si sente o per un'evoluzione del pensiero? in fondo sul Conte Dracula ci sono tantissime leggende che ancora si narrano…

Direi che i vampiri non esistono sia ben chiaro ! La realtà è ben altra cosa. ma esistono e sono vivi nella nostra immaginazione. Nell'immaginario collettivo il vampiro è immortale e tale immortalità gli è stata data dai mezzi di comunicazione.

Forse è anche questo che lo rende più umano, l'aver cominciato a raccontare la vera storia del Conte Vladimir?

Secondo me l'uomo è attratto dal vampiro: 1) perché esso racchiude una serie di simboli che stanno alla base dell'essere umano (il sangue, la vita, la morte, la sensualità) e quindi ci si immedesima  2) perché il vampiro è tutto ciò che egli non potrà mai essere e non potrà mai avere. il vampiro è l'antitesi dell'uomo in tutto. Forse raccontando la vera storia di Dracula (nel film di Coppola, per esempio) si è visto di più l'uomo piuttosto che il mostro.

Sulle fonti. Hai avuto difficoltà a reperire il materiale? Su cosa hai basato la tua ricerca? Qual è stato l’intento fondamentale?

La ricerca è stata abbastanza lunga e difficile soprattutto per tutto ciò che ha riguardato l’aspetto sociologico e della comunicazione. Un po’ più semplice è stato ricercare le fonti letterarie e cinematografiche sul tema del vampiro, soprattutto grazie al fatto che già conoscevo molto dell’argomento, data la mia passione per questo mito.