Cos'è il laboratorio di scrittura XOmegaP e perché avete scelto proprio questo nome?

Xomegap è un gruppo di amici con la passione per la scrittura. Abbiamo fondato il laboratorio nel 2004. In principio si trattava di un semplice scambio di racconti tra noi. Poi siamo andati on-line con un blog in cui pubblicavamo i nostri testi e un passo dopo l’altro siamo arrivati a lavorare su vere e proprie opere di scrittura “integrata”, nonché a partecipare e promuovere iniziative come concorsi e laboratori di scrittura. 

Cosa significa Xomegap… ecco una domanda che ci hanno fatto in molti e per la quale abbiamo cercato negli anni una risposta soddisfacente per coprire l’orribile verità: ossia che non significa assolutamente nulla! Quando decidemmo di andare on-line con il blog, Simone stava studiando da webmaster e aveva in cantiere questo “sito di prova” che aveva chiamato appunto con le tre lettere greche “Ics”, “Omega” e “Pi” e che fu di colpo promosso a sito del nostro laboratorio. Ci chiese: “Il nome vi piace o lo cambiamo?” Ci piaceva. 

Quando avete deciso di scrivere un romanzo di genere fantasy?

Correva l’anno 2008 direi. Avevamo da poco pubblicato una raccolta di racconti sulla tematica della mutazione e messo on-line due e-book gemelli che, pur non formando una storia unica, avevano in comune l’ambientazione (un night club), per cui ci sentivamo pronti ad accettare la sfida di un’opera più ambiziosa, sia come lunghezza sia a livello di integrazione della scrittura. La scelta è caduta sul fantasy per due motivi: primo perché è il genere che più ci appassiona tutti, secondo perché uno di noi mise sul piatto un’idea che sembrò ai più abbastanza interessante da investirci tempo ed energie. In origine doveva essere un romanzo unico, poi una bilogia. Ma si sa, le cose da dire sono sempre troppe, specie se si è in cinque…

Quali sono le difficoltà nello scrivere un romanzo a dieci mani?

Tutto è una difficoltà: persino le cose che sembrano più ovvie. Uno non se ne accorge, ma quando scrive da solo le cose acquisiscono con naturalezza un certo grado di coerenza interna, per il fatto stesso che noi un luogo o un personaggio ce lo immaginiamo in maniera univoca. Quando si è in cinque il rischio che è sempre dietro l’angolo, anche dopo l’accordo che sembra meglio preso, è che in realtà ciascuno nel buio della propria stanza scriva una storia del tutto diversa dagli altri. Ci abbiamo messo un sacco di tempo per superare questo scoglio, infatti il parto del primo libro è stato estremamente laborioso. Con il secondo è stato tutto molto più facile, e anche con il terzo stiamo lavorando bene, sebbene sia più lungo. 

Una cosa da sottolineare è comunque che per lavorare in team ci vuole moltissimo affiatamento e stima reciproca, bisogna essere ben consci che quando un collega ti dice che una cosa funziona male non è un giudizio su di te, ma sulla singola cosa che va migliorata. E’ un processo che può essere virtuoso solo se tutti si sentono pienamente liberi di esprimere la propria opinione e al contempo sono pronti ad accettare quella degli altri. 

E come è facile comprendere, non è proprio cosa banalissima.

Volete raccontarci qualche episodio divertente legato alla realizzazione del libro?

Per discutere del lavoro noi solitamente effettuiamo delle riunioni fiume che durano grossomodo dalla 9 del mattino alle 9 di sera, a volte anche oltre. 

Raramente sono cose lineari e tranquille, ciascuno viene col suo sacchetto di carta per combattere la crisi di panico che verso la decima ora puntualmente ci travolge, quindi in realtà ogni riunione ha aspetti tragicomici a cavallo tra la commedia dell’arte e l’isterismo di massa. Se devo citare un episodio singolo, il primo che mi viene in mente è certamente legato alla scrittura del finale del primo libro. Nell’ultimo capitolo tutto si svolge con una certa concitazione e non riuscivamo a farci un’idea di se e come la scena che avevamo in testa potesse materialmente funzionare. Eravamo a casa di Sara, in sala. Ci siamo messi a spostare tutti i mobili per mimare la scena come in un palco teatrale. Siamo andati avanti tre quarti d’ora a tentare tutte le possibili combinazioni prima di trovarne una convincente e alla fine, ovviamente, il tutto si era trasformato in una sorta di teatro dell’assurdo. 

Ci sono stati dei casi in cui vi siete trovati in disaccordo? Che soluzione avete trovato?

Siamo sempre in disaccordo su almeno metà dei casi, ma questo lungi dal danneggiarci, ci aiuta fortemente a migliorare. Con il tempo abbiamo imparato a non “affezionarci” troppo alle prime idee che presentiamo agli altri riguardo all’andamento di una scena o della storia in generale, perché tra le cose che abbiamo imparato c’è che se una soluzione non piace a qualcuno solitamente un motivo c’è. Da lì si sviscera la problematica e dal confronto che segue nascono nuove idee per puntellare l’opera là dove gli mancava mordente o era poco coerente. Quando ce la vediamo proprio male, si vota. Siamo cinque e a meno che non ci sia un marrano che si astiene, una maggioranza si trova sempre. Nove volte su dieci la peggiore delle due ipotesi che mettiamo ai voti dopo la discussione è tre volte più efficace della migliore proposta fatta prima della discussione. 

Ora, va da sé che non sempre tutto procede in modo lineare e idilliaco, ma non capita praticamente mai di ridurci a un compromesso al ribasso.

Quando uscirà il terzo volume di Finisterra e cosa ci dobbiamo aspettare?

Il terzo volume di Finisterra uscirà all’inizio del 2014, in tempo per essere presentato a BUK. Quanto a che cosa vi dovete aspettare: diciamo una storia che trova la sua conclusione, secondo noi in maniera adeguatamente convincente e spettacolare. Nonché, come sempre, alcune rivelazioni e sorprese interessanti. O almeno… si spera!