Apocalypse Kebab è la seconda opera di J. Tangerine, al secolo Giusy de Nicolo: si tratta di un urban fantasy ambientato in epoca contemporanea, un’avventura che vede le sorti del mondo ricadere sulle esili spalle di Alexandra Zaharadnik, giovane donna dal passato burrascoso che sopravvive consegnando kebab a domicilio a cavallo di uno scassatissimo scooter. Siamo a Praga, città bellissima e magica, che scopriamo trovarsi al crocevia di una lotta mortale che dura da secoli. Scopriamo anche che Alexandra ha una vita segreta: fa parte di una squadra di persone con poteri speciali (e più o meno tutte disastrate per un motivo o per l’altro) chiamate Column, dedite alla difesa contro i misteriosi avversari, gli Esterni. Una situazione non dissimile dai Guardiani della Notte di Luk’janenko, per chi lo ha letto: solo che i Column sono molto meno glamour dei Guardiani, e anziché vivere in un anonimato garantito dalla capacità di manipolare a piacere i comuni mortali, sono in effetti una specie di corpo speciale agli ordini del governo.

La storia parte da un evento particolarmente preoccupante, poiché gli avversari compiono una irruzione pesantissima violando il continuum spaziotemporale, inviando una squadra di Esterni dai dotati di poteri soprannaturali (gli Inferenti) comandata da un Arconte, un uomo dai poteri psichici estremamente sviluppati e allenati.

L’Arconte, una specie di Agente Smith alla Matrix, con tanto di occhiali scuri e abito elegante, si rivela subito un osso duro e sembra, inizialmente, il classico cattivo “di genere.” Non anticipiamo, ma anche qui la trama ci porterà in direzioni inaspettate.

La storia in effetti parte da premesse che sembrano piuttosto convenzionali ma riesce in vari modi a trovare dei lampi di originalità, anche nella conclusione. La scorrevolezza del testo garantisce una lettura con ritmo e coinvolgimento dall’inizio alla fine.

Se è giusto che il lettore scopra a poco a poco chi è il nemico e cosa vuole fare, è però un po’ frustrante assistere agli scontri tra Inferenti e dei Column sapendo così poco dei rapporti di forze in gioco. La caratterizzazione della protagonista è buona, ovviamente potrà essere simpatica o meno, ma è uno dei punti forti. I personaggi di contorno si sgranano in vari gradi di abbozzo, generalmente sono efficaci indipendentemente dalle parole spese per descriverli o dal ricoprire o meno parti rilevanti. Purtroppo non è il caso dell’Arconte, non abbastanza caratterizzato e credibile, nonostante l’importanza che assume.

Quello che può indisporre il lettore è l’eccesso di battute più o meno riuscite per creare l’atmosfera comica iniziale, che suona un po’ forzata, e il ricorso alle volgarità, in parolacce e situazioni, talmente fitto da superare rapidamente la soglia in cui possa essere efficace, e da introdurre modi di dire e di fare che rischiano di indebolire l’ambientazione straniera. Per fortuna quando la storia entra nel vivo questi difetti si affievoliscono.

Le scelte dei protagonisti e alcuni colpi di scena sono i punti di forza di una storia ben costruita. A scelte e esiti finali sarebbe stato necessario dare più concretezza e studiarne le ramificazioni per avere una storia solida e capace di lasciare il segno. Abbiamo invece una buona trama che scivola con agilità, ma fin troppo rapidamente, verso la parola fine.

L’impressione di questo libro è che affronti in modo un po’ acerbo e affrettato le tematiche complesse che richiama, ma allo stesso tempo sappia rivoltare con scanzonata irriverenza i clichè degli urban fantasy che inizialmente sembra imitare. Se un buon fantasy è quello che spinge il lettore a correre fino in fondo per sapere come va a finire, questo obiettivo è centrato.