Un piccolo giallo si va consolidando attorno alla fine della stesura del settimo Harry Potter.

Gli addetti ale pulizie del Balmoral Hotel, albergo a cinque stelle della capitale scozzese dove, per espressa dichiarazione di un portavoce di JK Rowling, quest'ultima ha ultimato la stesura del manoscritto, hanno dichiarato di aver rinvenuto un'iscrizione su un busto di marmo dell'albergo raffigurante l'imperatore romano Adriano. Il messaggio recita "J.K. Rowling ha terminato di scrivere Harry Potter and The Deathly Hallows in questa stanza (652) l'11 gennaio 2007".

Nel frattempo, altre voci hanno iniziato a girare su Internet, negando che il busto in questione sia quello di Adriano e affermando che sia piuttosto quello di Settimio Severo. Il primo imperatore, come noto, fece costruire il vallo di Adriano come mezzo di difesa dalle invasioni dei barbari del Nord. Invece il secondo, che condivide una parte del nome con il professor Piton, fece restaurare la gigantesca opera, situata fra l'altro vicino a un paesino chiamato Snape, che è il nome inglese del professore di Pozioni. Tutto questo come a significare che Severus Piton sarà la chiave di volta della saga e che J.K. Rowling abbia voluto fornirne un indizio col suo messaggio.

Se queste voci siano l'ennesima ingegnosa teoria 'Fantapotter' o meno non ha comunque importanza di fronte al fatto, piuttosto grave se confermato, che un'autrice, quantunque famosissima, si sarebbe sentita in diritto di deturpare un oggetto non suo. Vero è che il busto in questione diventerà ambito articolo collezionistico e che l'hotel godrà d'ora innanzi di un'aura di fama foriera di ulteriori ottimi affari, ma ciò non cambia il principio e pare incredibile che J.K. Rowling, che dovrebbe essere consapevole di costituire un modello per molti giovani, abbia potuto davvero compiere un gesto non solo irrispettoso verso la altrui proprietà, ma anche molto diseducativo. Eppure, a giudicare dalla foto, l'iscrizione sembrerebbe proprio eseguita con la calligrafia della scrittrice, anche se dal suo quartier generale non sono ancora arrivate né conferme né smentite.

Un atto come questo, se compiuto da una persona qualunque, sarebbe giudicato unanimemente puro e semplice vandalismo e il responsabile dovrebbe senz'altro corripondere ai proprietari una somma a titolo di risarcimento. E non possiamo credere che il principio voglia invece essere valutato con flessibilità a seconda dell'identità di chi li viola.

Se dunque la notizia venisse confermata ciò costituirebbe una ben misera chiusura per una saga che ha avuto così tanti meriti, primo fra tutti quello di educare alla lettura i ragazzi di tutto il mondo, e sarebbe una grossa caduta di stile. Se era davvero intenzione di J.K. Rowling disseminare indizi o più semplicemente le orme di un suo traguardo storico, ciò avrebbe potuto benissimo avere luogo lasciando l'iscrizione su un oggetto di proprietà dell'autrice stessa, abbandonando poi il 'memorabilia' nella stanza d'albergo "a futura memoria". In questo caso non ci sarebbe stato nulla da eccepire.

Ma c'è anche un'altra ipotesi a spiegazione dell'incredibile gesto della scrittrice e cioé che questo sia stato compiuto dietro specifica richiesta della direzione dell'albergo, per intuibili ritorni pubblicitari. In tal caso tutto quadrerebbe e tutto diverrebbe legittimo, ma J.K. Rowling dovrebbe allora affrettarsi a precisare che i fatti si sono svolti in questo modo proprio perché l'allarme di una pericolosa emulazione è dietro l'angolo.

La speranza è dunque che, ancora una volta, questa notizia sia l'ennesima leggenda metropolitana, magari con relativa fittizia creazione di corredo ad hoc, o che sia priva dei tasselli che ne renderebbero il giusto inquadramento e la giusta prospettiva.

Attendiamo curiosi l'evolversi della vicenda...