La strega di Beubois di Luigi Brasili
La strega di Beubois di Luigi Brasili

In generale, consiglierei a quelli che soffrono della sindrome del signor Smith (non so se esiste, ma mi riferisco a chi ritiene a priori che un autore italiano sia per definizione incapace di rivaleggiare con uno anglosassone), di provare a togliersi il paraocchi e poi leggere qualche italiano in più, potrebbero avere delle sorprese. E non mi riferisco al fantasy, del quale in realtà ho letto poco rispetto ai veri appassionati, ma alla narrativa di ogni tipo. Spesso, nascosti tra la polvere degli scaffali, dietro quintali di nomi esotici ma anche nostrani, si trovano dei veri tesori, basta spalare un pochino… Di recente ho letto due libri mainstream molto belli: Piccoli gesti di amore eroico, e Colori, miracoli e ombre di un eroe ciabattino. Per par condicio, sono uno straniero e uno italiano…

Scrivere

Quando hai scoperto, e come, che avevi qualcosa da dire, che sentivi la necessità di scrivere? E quando hai iniziato e su quali argomenti? Quale è stato il percorso che hai affrontato prima di veder pubblicato un tuo romanzo? Hai ricevuto molti rifiuti?

Ai tempi delle elementari odiavo scrivere; i riassunti e i temi mi davano il voltastomaco. Poi in terza media ho scoperto il gusto di scrivere poesiole e filastrocche, “vizio” che ho mantenuto negli anni a seguire. La passione per la narrativa è venuta fuori ai tempi delle superiori, nei compiti in classe di italiano non scrivevo dei compiti “normali”, uscivo spesso dal seminato della traccia e li trasformavo in “storie” di fantasia, ma per fortuna i professori apprezzavano. Per anni mi sono limitato a scrivere aberrazioni senza capo né coda, pensando che “un giorno” mi sarebbe piaciuto provare a scrivere qualcosa di concreto. Ma per molto tempo ho ignorato, credo per la paura di veder svanire l’illusione, questa “fissazione”. Finché un giorno, nel 2002 mi pare, sono capitato su un topic del sito fantascienza.com dove alcuni utenti avevano lanciato l’idea di scrivere un romanzo a più mani. Così, per gioco, ho provato a partecipare e ho riscoperto il piacere di raccontare una storia. E ho continuato a provarci gusto. Per il romanzo, l’iter è stato analogo: quando avevo già diversi racconti pubblicati alle spalle, continuavo a pensare che forse, “da grande” avrei provato a scrivere una storia più lunga. E il giorno in cui mi sentivo di provarci, ci ho provato, ed è venuto fuori Lacrime di Drago. L’ho mandato alla Delos, ed eccolo qua. Finora non ho mai mandato nulla a nessun editore se non in presenza di concorsi letterari o selezioni editoriali ufficiali. Ma forse, da grande…

Come e quando nascono le idee per i tuoi romanzi e da quali esigenze sono mossi? Da dove “nascono” le tue storie? Da dove i tuoi personaggi?

Fino a qualche tempo fa scrivevo spesso i racconti appositamente per i concorsi a cui volevo partecipare. Mi “concentravo” sul tema, e aspettavo che arrivasse l’idea. Adesso scrivo prevalentemente le storie che mi frullano per la testa, senza motivazioni specifiche, sia per i racconti sia per i romanzi. Sovente si tratta di storie relative al mio vissuto, più o meno direttamente. Ma in ogni caso le idee, e quindi le storie, nascono per conto loro, all’improvviso; a volte lo spunto viene dalla realtà che mi circonda: uno sguardo, una parola, una notizia alla radio, però tutto quello che viene dopo è spesso nebbioso e prende forma solo mentre scrivo.

Antico e sempre attuale dilemma: pensi che scrivere sia dote innata o che si possa imparare, anche con le "nuove tecniche di scrittura"?

Basandomi sulla mia esperienza di lettore, sul mio gusto, credo che scrivere con la “S” maiuscola (per come io lettore intendo quella “esse”) dipenda in gran parte dal talento. A scrivere in maniera decente invece, di certo c’è modo di imparare, ma non ho idea di cosa intendi con “nuove tecniche di scrittura”… cos’è, una specie di corso in edicola?

Sei uno scrittore lento o veloce, meditativo o istintivo? Tecnica a macchia di leopardo o disciplinato con ruolino di marcia? Imbrigli i personaggi o lasci che siano loro a decidere quale percorso deve seguire la vicenda?

Quando ho in mente una trama che mi convince scrivo velocemente, seguendo l’istinto. La tecnica è più che altro a macchia di leopardo. La disciplina è insita, nel senso che mentre scrivo, seppur rapidamente, sono molto attento a quello che scrivo, come a scuola: nei compiti in classe non scrivevo mai la “brutta” ma solo la “bella copia” e dopo le correzioni non c’era mai un segno rosso… Ovviamente con i romanzi diventa tutto più complicato e logicamente in quel caso è impossibile non rileggere più volte e correggersi con attenzione, e su questo aspetto credo che la figura di un buon editor sia fondamentale. I personaggi comunque riescono quasi sempre ad andare dove vogliono loro. E questo è un aspetto che trovo affascinante.

 Come è nato Lacrime di Drago? E a cosa stai lavorando ora?