Un libro per bambini che ha il sapore d'altri tempi.

Questa è la prima impressione che si ricava leggendo Pennino Finnegan e la Fabbrica di Baci, primo romanzo di Nicola Brunialti.

L'impressione di quelle fiabe antiche dove i buoni e i cattivi hanno ruoli definiti e perciò rassicuranti, e dove è possibile trovare un messaggio pedagogico ben definito che supporta la storia e la conduce a compimento.

Non si tratta, si badi bene, di 'morale al moplen', ma di messaggio educativo nel puro senso del termine, qualcosa che la moderna letteratura per l'infanzia ha un po' perso di vista, purtroppo.

Si parte subito con un incipit che omaggia il sempiterno Pinocchio collodiano, una tecnica che continuerà a occhieggiare di tanto in tanto fra le pagine ogni volta che l'autore si rivolge direttamente ai piccoli lettori.

La vicenda si snoda invece su coordinate che richiamano alla mente il Rodari della Torta in Cielo, in un misto di garbata ironia e di dolcezza che ormai siamo abituati a considerare fuori moda.

Ma forse è proprio questo sapore retrò che sta facendo la fortuna di questo volumetto (al cui pregevole contenuto si aggiungono fra l'altro una grafica e una confezione curatissime): già nel primo mese, Pennino ha venduto infatti oltre tremila copie. Un grande risultato - nei meccanismi spesso impersonali e stritolatori dell'editoria -  per un autore sconosciuto e per un piccolo editore quale Lapis.

La vicenda di Pennino è un classico percorso di  crescita, dove la metafora delle due comunità contrapposte - quella dentro  la fabbrica, che conosce la gestualità dell'amore ma non il sentimento sotteso, e quella fuori dalla fabbrica che opera in maniera esattamente opposta - sono due facce della necessaria sintesi che conduce una persona allo sviluppo di un'affettività adulta. Concepire un sentimento ed esprimerlo attraverso le potenzialità del corpo è infatti il traguardo di una personalità integrata.

Non solo: l'effetto di questa sintesi, oltre a beneficiare gli individui, si percepirà anche all'esterno, irradiando il Paese di Semprefreddo di quei caldi raggi in grado di sciogliere il gelo calato su di esso come un velo soffocante da tempo immemorabile.

Pennino è una fiaba adattissima a un target compreso fra i 5 e i 10 anni. Se lo si legge da adulti bisogna dunque avere l'accortezza di recuperare quell'ottica che è in grado di distinguere 'il cappello dal boa che ha ingoiato l'elefante', grazie alla quale qualche piccola forzatura nella logica della trama non fa tremare l'impianto narrativo ma fa sorridere di dolcezza, man mano che si indovina dove il percorso andrà a parare per regalare alla fine il poetico insegnamento di chiusura.