"Eadem mutata resurgo"

[J. Bernoulli]

La gente di confine tra un’Italia ottocentesca e un Tirolo che ancora vuol dire Impero d’Austria sa bene come sono gli inverni in montagna: neve, oscurità e strane storie attorno al fuoco, quelle che i bambini chiamano favole e gli adulti forse preferiscono non sentire.

Nelle contrade della Lessinia, qualcosa di antico si è svegliato, dopo vari anni dalla fine di una Guerra che non è certo quella d’unificazione del Regno.

Creature strane e feroci cominciano a uscire dai boschi, nel buio delle notti più lunghe dell’anno, e non si tratta solo di contrabbandieri.

Giungono voci di morti e di contagi, ma anche una parola tanto antica quanto il Regno d’ Italia è giovane: Stregheria, l’Antica Religione, i cui afflati mai estinti dimostrano come la magia del male sia alla fine sempre la stessa, attraverso il tempo e le generazioni, dai ghiacci del Nord al sole Mediterraneo, fino ai deserti oltremare.

Esiste una sezione speciale dell’Esercito Regio che si occupa di far luce su questi fatti, e soprattutto di intervenire laddove l’arma tradizionale delle guardie di dogana non arriva.

Sensitivi, janare, preti e soldati dell’occulto al servizio dell’ Ufficio Informazioni dello Stato Maggiore del Regio Esercito cominciano ad arrivare nella regione “fra il lago e le Sine”, alla spicciolata, ma con tanto di firme e stemmi, per iniziare la loro ricerca.

Tuttavia non è certo chi sarà il cacciatore e chi la preda.

Covre e i suoi fantasmi, Maddalena la strega, Obkircher con il bastone inciso di preghiere sono capaci di “riconoscere i fatti” e sanno che il segno della croce non basta davanti allo scatenarsi delle antiche magie. Vecchi dèi dimenticati possono risorgere se qualcuno trova un libro – Il Libro –, varca una porta proibita e risveglia i demoni che "corrono".

Il romanzo di Riccardo Coltri è una favola nera che racconta la propria storia già nel titolo: inseguimenti e fughe nascosti dal silenzio e dalla neve, dove l’uomo è sempre meno Uomo e il confine con la bestia sempre più ambiguo. E bagnato da scoppi di violenza e sangue.

La struttura stessa del libro – un incipit che introduce vari racconti connessi fra loro – ha il disegno di un simbolo arcano: indizi, fatti e rimandi fanno emergere via via personaggi e situazioni capaci di assumere all’improvviso un ruolo definito, un significato inequivocabile.

Lo stile asciutto e spietato - eppure ricco d’immagini - e i dialoghi dal realismo sconcertante, rendono questa storia di potere e morte straordinariamente verosimile pur nella sua dimensione fantastica.

La Corsa Selvatica è quella Caccia Selvaggia - filtrata dall’immaginario dell’autore - che, secondo il mito europeo, erompe dalle tenebre nelle notti di Mezz’Inverno dando vita a una furiosa sarabanda di anime dannate, divinità pagane e guerrieri con pelli di lupo, dove Beatrik o Dietrik (Teodorico da Verona?) cavalca con Aradia figlia di Diana fra creature da incubo, livide luci infernali, e una muta di cani dal manto nero e gli occhi fiammeggianti.

Coltri è capace di affondare tra le radici di uno dei terrori atavici dell’uomo, costringendo a non voltare lo sguardo: la paura del buio e della notte, simboli di un Altro Mondo da cui tutto può uscire, costringendo i vivi a chiudersi nelle case recitando preghiere e scongiuri. E, a volte, a sbarrare le finestre e armare i fucili.

Come in Zeferina, anche qui l’autore si immerge nello spirito più oscuro della propria terra, mescolando leggende, fantasia, storia e l’aria che ha respirato.

Se il folklore è rielaborazione di realtà e mito, in questo libro si assiste a una “rielaborazione della rielaborazione”, all’evocazione di atmosfere che colpiscono il lettore a livello irrazionale, trasmettono sensazioni più che descrivere immagini e suscitano un’inquietudine che prende allo stomaco: un esempio del migliore Dark-Fantasy.