Ahriel è bella, forte e sicura di sé. Ahriel è giusta e niente la può fermare, perché Ahriel è un angelo. Ma, proprio perché è un angelo, è spietata nella sua implacabile giustizia, e incapace di provare sentimenti umani. Ahriel è fredda, e decisamente antipatica all’inizio di Ali di fuoco, primo volume a lei dedicato dalla scrittrice spagnola Laura Gallego García.

La sua perfezione è proprio ciò che la rende insopportabile, unita al suo senso di superiorità nei confronti di tutto ciò che la circonda. Questo finché un improvviso tradimento non la costringerà a venire a patti con la realtà della natura umana nelle sue molteplici sfaccettature. Ciò che prima osservava dall’alto e con notevole distacco la costringerà a sporcarsi, perché solo accettando i compromessi e le imperfezioni del genere umano potrà trovare un modo per sopravvivere a Gorlian, l’inferno in cui è precipitata.

Gorlian non è propriamente un inferno quanto piuttosto una misteriosa prigione priva di sbarre dalla quale, però, nessuno è mai riuscito a fuggire. Riuscirà a farlo Ahriel prima di venirne inesorabilmente distrutta?

La struttura del romanzo, in sé, è molto semplice: un complotto, un tradimento e una vendetta da portare a compimento, ammesso di riuscire a fuggire da un luogo dal quale in teoria non è possibile fuggire. Nessun elemento di contorno viene inserito per arricchire una storia scarna ed essenziale, a tratti arida come il luogo nel quale sono ambientati la maggior parte dei capitoli. Anche lo stile è semplice e asciutto, con dialoghi secchi che giungono subito al punto e scene narrate con rapidi tocchi, mostrando ciò che è funzionale alla trama e trascurando tutto il resto.

Malgrado l’apparente povertà, la combinazione di questi elementi funziona e pian piano la storia entra nel vivo. La protagonista perde parte di quell’alterigia che la teneva lontana dal lettore, e le sue peripezie acquistano un nuovo fascino.

Non ci sono scene inutili nell’economia della storia, inserite solo per fare un po’ di colore, ma tutte sono funzionali a portare avanti una trama che scorre rapidamente, fino a una conclusione non priva di aspetti sorprendenti.

Anche se nell’edizione italiana non c’è nulla che lo indichi, il volume è indirizzato principalmente a un pubblico di adolescenti. Lo stile semplice e diretto, il numero limitato di personaggi, la trama abbastanza lineare malgrado un paio di tradimenti con conseguenti svolte impreviste – svolte certo non paragonabili alla complessità degli intrighi presenti nelle più importanti opere della fantasy contemporanea – e l’assenza di elementi che possano distrarre dalla storia stessa rendono la lettura più adatta a lettori giovani o a chi è in cerca di un’opera che si lasci leggere rapidamente.

Il fatto che il romanzo sia composta da un numero di pagine abbastanza esiguo e che sia autoconclusivo – per raggiungere una conclusione soddisfacente non è necessario leggere Ali nere, non ancora tradotto – è un ulteriore punto di forza per un libro che vuole semplicemente far svagare un po’ i propri lettori senza proporre nulla di troppo impegnativo.

Un’ultima nota va alla bellissima copertina di Paolo Barbieri. L’immagine di Ahriel ha talmente colpito la Gallego García da spingerla a riproporre l’opera dell’illustratore italiano nella nuova edizione del testo spagnolo, e a commissionarne un’altra per Ali nere.