Inesorabili come una cambiale scaduta, gli autori in cerca di fama riflessa iniziano a bussare alla porta di James Cameron, reclamando il plagio delle proprie opere. Forse anche la diffusione di  articoli come questo su io9.com in cui si enumerano le citazioni (o i plagi, a seconda delle opinioni) da parte di Avatar, può aver aiutato a instillare le proverbiali pulci nelle orecchie di molti sconosciuti.

Uno di questi sconosciuti è il cinese Zhou Shaomou, che, dopo aver citato Cameron chiedendo royalty pari all’8% degli introiti derivati da Avatar, si è visto rigettare le proprie istanze dal tribunale di Beijin. Secondo l’accusa, Avatar avrebbe copiato l’80% del proprio materiale dal romanzo The Legend of the Blue Crow, che il Cinese ha scritto nel 1997 e pubblciato online nel 1999.

La Fox ha dichiarato, e visto l’esito del processo probabilmente ha anche dimostrato, che la sceneggiatura di Avatar risale al 1995, due anni prima che Zhou scrivesse il suo romanzo.

Un altro affamato di luci della ribalta è invece un Britannico cinquantasettenne, che gestisce un ristorante di Vancouver. Emil Malak, questo il suo nome, reclama la somiglianza di Avatar con la sua sceneggiatura dal titolo Terra Incognita, risalente al 1998. In essa, il punto centrale è rappresentato da un albero che è il riferimento di una popolazione indigena della quale esso contiene la memoria collettiva. La lotta contro un invasore che intende sfruttare un prezioso minerale della loro terra sarebbe un altro punto di contatto, così come draghi (!), pelli blu e occhi gialli.

Malak afferma di aver infruttuosamente inviato il lavoro, nel 2002, a una ventina di case di produzione, inclusa la Lightstorm Entertainment, di proprietà dello steso Cameron.

Anche qui, la Fox ha fatto notare che Avatar risalirebbe al 1995 e la casa cinematografica è dunque fiduciosa in un verdetto a proprio favore.

Ma anche senza questa prova schiacciante, non bisogna essere né antropologi, né psicologi, né sociologi, per vedere quali generici archetipi si nascondano dietro l’immagine dell’albero e del primitivo. Quanto alla coscienza collettiva, alla stessa stregua gli eredi di C.G. Jung dovrebbero forse citare in giudizio il signor Malak?

Ormai è inutile ripetere quello che abbiamo già detto più volte in queste occasioni, ossia che se un autore non riesce a cogliere la differenza fra un'idea e lo sviluppo della medesima, almeno si affidi a un avvocato onesto che non solo sia in grado di spiegargliela, ma che non lo incoraggi a buttarsi in una causa in cui il risultato è unicamente quello di gettare al vento i già pochi quattrini.

Se qualcuno ritiene di aver scritto qualcosa che ruota attorno all’idea di Avatar  ben prima di Cameron, farebbe meglio - se proprio vuole cavalcare l'onda - ad agire in un altro modo, cercando cioè di piazzare i diritti per un film che segua il filone, sfruttando il riparo offerto dal deposito anteriore all'opera di Cameron, che impedirà a questi e alla Fox qualsiasi azione a parti invertite.

E non stupisce che, con l’aria che tira, dal canto loro le major americane cerchino di tutelarsi preventivamente contro il potenziale problema, e abbiano ormai sviluppato la consuetudine di chiedere all'artista che propone il suo lavoro di firmare un accordo in cui si garantisce che se la casa sta già lavorando a un progetto simile, l'artista rinuncia al diritto di citarla reclamando l'eventuale furto dei propri, analoghi contenuti.