La radice oscura di Alessio Gallerani è il primo romanzo della trilogia del Mondo delle Radici.

Il romanzo è indirizzato ai giovani lettori, dai sette anni in su, secondo quanto dichiarato anche dall'autore.

Il primo personaggio che ci presenta è Alida, una ragazza di undici anni con tanti problemi. Alida soffre di asma ed è celiaca. Non solo non è bene integrata a scuola, ma è anche bersaglio di una banda di bulli, capitanata da Parida, ultraripetente aspirante teppista. Della banda di persecutori fanno parte anche altri ragazzi più piccoli, Renzo detto Cocomero o Cocco, Paola detta Pavla, Marco detto Budino. Per fortuna ha almeno un amico nell'affettuoso Gigino.

Cercando di sfuggire ai suoi persecutori, Alida si infila in una fenditura in un grande albero nel parco della cittadina dove vive. Verrà seguita dal quartetto di bulli ma anche da Gigino. Il risultato è che il gruppo di bambini si ritroverà in una misteriosa dimensione parallela, il cui accesso era appunto celato nella fenditura.

Questa dimensione è a tutti gli effetti un mondo alieno, le radici dell'Albero del Mondo, popolato di creature che solo agli occhi dei bambini appaiono umane, ma in realtà sono dei funghi senzienti, più o meno. Questo mondo è dilaniato da uno scontro per il potere. Il cattivo KONOTH (si è scritto maiuscolo anche nel romanzo, non chiedetemi perché, lo chiederò all'autore alla prima occasione utile) vuole dominarlo, metterlo a ferro e fuoco e annessi e connessi. Vuole fare il suo mestieraccio di nemesi insomma.

Se già tutto questo non fosse abbastanza misterioso, nel mondo delle radici i ragazzini incontrano Elvis Presley.

No, non avete letto male. In realtà il personaggio si chiama Ervin Aaron (Aaron era il secondo nome di Presley), ma è una rock star scomparsa negli anni '70, che abitava in una villa a Nashville, Tennessee, chiamata Greyland (la villa di Presley, ora museo si chiama Graceland). Costui precipitò nel mondo delle radici da un passaggio nel giardino della sua villa e lì si è adattato a vivere. Non è l'Elvis di Lansdale in Bubba Ho-tep, ma poco ci manca.

Come un novello Virgilio, l'ex pop star guiderà Alida nel mondo delle radici, consentendole di avere una parte in causa nel conflitto di questo mondo, nonché di seguire il suo percorso di evoluzione personale tipico dei romanzi di formazione. Anche gli altri ragazzi subiranno un processo di crescita, sia interiore che nei rapporti con il mondo.

Il riferimento alla Divina Commedia non me lo sono inventato io, ma è esplicitato dall'autore nella sua postfazione al volume (che per inciso finisce con la parola "stelle"). Sappiate anche che come l'opera di Dante, anche questa è in tre parti. Il volume non ha infatti una conclusione che scioglie tutti i nodi narrativi.

Il romanzo non è privo di pregi, ma sono alcuni difetti che lo rendono incompleto e ne tarpano le notevoli potenzialità.

La prima protagonista che il romanzo ci presenta è Alida. Una ragazzina di undici anni con tanti, troppi problemi però. Celiaca, asmatica, disadattata e incompresa dai genitori e insegnanti, perseguitata dai bulli. Un po' di pace povera stella! Alcuni dei suoi problemi troveranno risposte nella narrazione, ma il primo tumultuoso capitolo, nel quale ne subisce tantissime, sembra veramente troppo. Non crediamo che la realtà possa persino essere peggio, ma il presentare subito tutto e tutto insieme fa vacillare il fronte del verosimile.

Il libro dovrebbe essere sottoposto ad altre sezioni di editing. Per esempio, l'incipit è già un ostacolo, come un dosso posto all'inizio di una via, subito dopo una svolta:

"Eppure a Alida quel posto sembrava molto strano". 

Rispetto a cosa è avversativa la congiunzione "eppure"? Cosa congiunge?

La "d" eufonica poi nell'incontro della stessa consonante ci va. Letta mentalmente la frase urta, ad alta voce è una staffilata.

La scelta narrativa di lasciare l'opera incompiuta è pericolosa. Voglio augurare tutto il bene possibile a questo libro, ma esordire con un romanzo che non abbia una qualche conclusione è pretenzioso. Non sarebbe servito molto. Sarebbe bastato il ritorno temporaneo dei ragazzi nel nostro mondo, con la chiusura di alcuni nodi relativi proprio a quel piano. Ho sempre trovato molto pratico l'espediente di C.S. Lewis di fare tornare i Pevensie nel mondo moderno nei primi tre romanzi delle Cronache di Narnia, in una struttura episodica ma composta di romanzi con una conclusione.

Plaudo quindi all'ambizioso progetto di trilogia di Gallerani, ma ritengo che in generale esordire con un romanzo che abbia un finale sia sempre meglio che con un romanzo tronco. Purtroppo le acque del mondo dell'editoria non sono tranquillissime. Sono quasi certo, avendo sentito parlare l'indomita Solange Mela delle Domino Edizioni, che la trilogia arriverà a termine anche sfidando l'avverso mercato, ma non chiamatemi menagramo se credo che la prudenza non sia mai troppa.

In ogni caso anche se non perfetto, è un esordio con delle potenzialità. Il romanzo condisce di weird la struttura classica del romanzo di formazione, con parecchia inventiva. Non mancano una vena horror, mai splatter per fortuna, e riferimenti culturali sia "alti" che "popolari". Credo che autore ed editore abbiano le carte in regola solo per migliorare.