Un pomeriggio Arlington Steward (Frank Langella), misterioso individuo dal volto sfigurato, consegna una scatola ai coniugi Norma e Arthur Lewis (Cameron Diaz e James Marsden). Lei è un’insegnante con un piede menomato, lui un giovane ricercatore della NASA, aspirante astronauta. Non c’è nulla nella scatola, solo un bottone sul coperchio. Premendolo, accadranno due cose: un milione di dollari verrà consegnato a Norma e Arthur e una persona che la coppia non conosce, da qualche parte nel mondo, morirà. Premere o non premere il bottone? I Lewis hanno ventiquattro ore per prendere la difficile decisione.

Questo il brillante incipit di The Box di Richard Kelly (Donnie Darko), tratto dal racconto Button, Button di Richard Matheson (Io sono Leggenda, Io sono Helen Driscoll). La trama della pellicola diviene sempre più avvincente mano a mano che si dipana la vicenda e gli elementi di suspance, che all’inizio appaiono scollegati tra loro, finiscono per ricomporsi in un quadro perfettamente coerente, riuscendo a mantenere vivo l’interesse dello spettatore soprattutto nella seconda parte della storia, nel momento in cui è più alto il rischio di un calo di attenzione.

Ottimo esempio di come coniugare una trama intrigante a una regia e un montaggio (curato da Sam Bauer) che funzionano; The Box riesce a unire tematiche da science fiction (il concetto di un’intelligenza superiore, divina o aliena che dir si voglia, la presenza di ‘zombie’, vittime di un lavaggio del cervello, mescolati agli umani) a momenti di tensione degni di un thriller, ricostruiti anche grazie alla fotografia ricca di chiaroscuri di Steve Poster e alla colonna sonora quasi oppressiva di Win Butler, Régine Chassagne e Owen Pallett.

Kelly ‘costruisce’ un film da non vedere prima di andare a dormire, che pone interrogativi e, al contrario di quanto accadeva in Donnie Darko, offre anche delle risposte. Ed è questo uno dei due limiti presenti nella storia: l’enunciazione sin troppo chiara, che non lascia autonomia interpretativa allo spettatore, della morale alle spalle della narrazione e il velato maschilismo che percorre la vicenda. Norma e Arthur sono due novelli Adamo ed Eva e il compito di sedurre e degradare spetta alla figura femminile, in questa coppia come nelle altre presentate di sfuggita nella vicenda e a cui è stato fatto il medesimo dono della scatola.

Cameron Diaz si sforza di interpretare una Norma credibile, con risultati altalenanti, James Marsden, diversissimo dal Ciclope degli X-Men, è un buon Arthur, ma è soprattutto Frank Langella a colpire per la sua interpretazione: il suo Arlington Steward è ambiguo e inquietante e riesce ad essere espressivo anche senza metà viso e con i modi gentili e pacati che gli vediamo mantenere per tutto il corso della vicenda. Bravi anche gli interpreti dei ruoli ‘di contorno’, tra cui il giovane Sam Oz Stone, il figlio dei Lewis.

Ricco di colpi di scena, di cui preferiamo non rivelare i particolari, The Box valorizza il testo originale di Matheson, e Richard Kelly riesce a sfruttare le peculiarità del medium cinematografico per raccontare in modo nuovo una storia ben congegnata e sempre attuale.