Dimenticate i supereroi così come li avete conosciuti finora. I superpoteri ci sono, anche se non sono le uniche caratteristiche insolite che contraddistinguono i personaggi di questo volume, tutto il resto no. Niente epiche battaglie contro il crimine o malvagi e astuti nemici da affrontare all’insegna di un motto rassicurante come può essere la semplice frase “più veloce della luce”.

In L’origine, primo volume della serie Wild Cards, i superpoteri possono essere anche una maledizione, e se uno dei protagonisti può dirsi fortunato altre dieci figure non possono che maledire il giorno in cui tutto ha avuto origine e ha creato loro, i Jockers, a fare da contrappasso agli Ace.

La premessa è abbastanza semplice. Alcuni alieni impegnati in lotte che nulla hanno a che fare con la Terra inventano un virus e decidono di provarne gli effetti su una razza simile alla loro ma del tutto estranea alla loro vicenda. Inutile specificare che si tratta del nostro pianeta che, nel 1946, ha la sgradita sorpresa di ricevere questo “regalo” proveniente dallo spazio. Gli effetti su chi viene colpito dal virus sono nella maggior parte dei casi alquanto spettacolari, e quasi sempre sgraditi. La maggior parte delle vittime subisce orrende mutazioni e si ritrova il corpo sfigurato secondo un vastissimo campionario che va dal bizzarro al grottesco o all’orrido, fino a casi limite di persone che letteralmente si sciolgono nei tombini.

Non a tutti va male, nell’incontro fra il virus e il proprio patrimonio genetico alcuni pescano dal mazzo il jolly e acquisiscono superpoteri più o meno utili o spettacolari. La drammatica proporzione è di un Ace contro dieci Jockers.

 

Sulla base di queste premesse viene costruito quello che George R.R. Martin ha definito un “romanzo collettivo”.

La serie delle Wild Cards, nata per caso a metà degli anni ’80, si è rivelata nel corso del tempo estremamente solida, tanto che nuovi volumi continuano a essere pubblicati anche ora. All’origine di tutto, è lo stesso Martin a raccontarlo, c’è un gioco di ruolo nel quale era lui a condurre la vicenda. In un periodo definito febbrile George continuava a creare nuovi personaggi e a studiare trame e intrecci, finché non si rese conto che dalle giornate trascorse insieme da un gruppo di amici – curiosamente tutti scrittori – poteva venire fuori uno shared world, un mondo condiviso tanto di moda all’epoca. Solo che mentre generalmente nei mondi condivisi ciascuno scrittore porta avanti le sue storie in un mondo dato, nel quale agiscono separatamente anche personaggi di altri scrittori, nelle Wild Cards tutti i dettagli concorrono a formare un’unica grande storia che travalica i singoli racconti e abbraccia l’intero volume.

Così Jetboy, protagonista del primo racconto firmato da Howard Waldrop, viene ripetutamente citato in seguito da persone che conoscono la sua vicenda. Quanto a Croyd Crenson, lo straordinario protagonista del secondo racconto, Il Dormiglione, firmato da Roger Zelazny, avrà modo di fare la sua comparsata in episodi che vedono come protagonisti altri personaggi.

Il testimone, firmato da Walter Jon Williams, cambia completamente le carte in tavola. Se con Waldrop era pura avventura, in un racconto avvincente nonostante il finale prevedibile a causa delle premesse stesse della storia, con Zelazny si entrava in pieno nel fantastico, con la sua dose di orrori e di meraviglie.

Con Williams il volume diventa quasi un romanzo storico. Quasi, se non fosse per quel piccolo dettaglio del virus. E così si assiste ai problemi dell’America, alla Guerra fredda, al Maccartismo, a tanti fatti storici in cui si inseriscono con naturalezza questi personaggi che, seppure dotati di superpoteri, non è detto che siano superfelici. Anzi la loro angoscia, la loro impotenza di fronte a certe difficoltà che gli Stati Uniti hanno conosciuto davvero, li rende più vivi e reali.

 

Il racconto più triste è probabilmente Tempi bui di Melinda Snodgrass. È lei a riportare l’attenzione su Tachyon, misterioso personaggio già comparso brevemente nella prefazione e nei racconti precedenti. Con il suo testo i fatti che si erano appena vissuti si rivivono da un’altra angolazione, e le conseguenze sono sviluppate fino in fondo, in modo da fornire un quadro particolarmente drammatico.

Capitan Cathode e il suo segreto di Michael Cassut si stacca lievemente dagli racconti. Accantonati momentaneamente le figure già note, lo scrittore si sofferma su quello che sembra essere solo un personaggio marginale, un semplice incidente di percorso del virus che ha toccato un uomo qualunque. La storia è comunque interessante, ma acquisisce maggiore spessore e importanza in funzione della storia più grande solo dopo parecchio tempo. Non va dimenticato che, pur se perfettamente autonomo, Wild Cards. L’origine è il primo volume di una trilogia, e che i personaggi che qui a volte interpretano piccoli ruoli ritornano poi in ruoli molto più importanti.

Chi invece si fa notare fin da subito è Tom Tudbury, il personaggio creato da Martin per Shell Games. Come avverrà in seguito per altri personaggi martiniani, Tom si rivela estremamente potente da un lato ma limitato dall’altro dalla sua stessa natura, perché spesso è proprio dentro di noi che affondano le loro radici le difficoltà più difficili da superare.

Martin è anche autore di diversi brani di collegamento che si collocano fra un racconto e l’altro, e che inquadrano l’intera storia. Scritti con stili molti diversi da loro, a conferma delle notevoli capacità narrative dell’autore, questi intermezzi svolgono la duplice funzione di informare su fatti che non trovano spazio nei racconti e fornire alcune importanti svolte proposte dal volume.

E a proposito di stili, anche se ciascun autore ha il suo l’amalgama è ben riuscito, e il passaggio da un racconto a un altro avviene tranquillamente, senza che si percepisca alcuno stacco. Vero, cambiano personaggi e problemi, ma l’atmosfera è la stessa, e la sensazione di continuità del mondo non viene mai meno.

 

I racconti spaziano fra i generi, senza focalizzarsi troppo su uno solo ma portando nuove sfaccettature al quadro generale. Dal giallo con elementi fantastici di Lewis Shiner – e il suo Fortunato è un altro di quei personaggi che crescerà con il tempo – alla storia di un amore frustrato dalle circostanze di Victor Milán, dagli elementi sociali del testo di Edward Bryant e Leanne C. Harper alla denuncia della ricerca del potere per il potere di Stephen Leigh, dal racconto spettrale di Carrie Vaughn alla storia di vendetta di John J. Miller. Nessun racconto è davvero riconducibile a un solo elemento, sarebbe riduttivo pensare di farlo perché ogni scrittore lavora sul duplice piano del singolo racconto e della storia più grande, ma gli spunti dai quali prendono vita i personaggi sono molto diversi fra loro, così come sono diversi gli esiti. E non tutti sono positivi.

Il volume è il primo di una trilogia, ma si regge tranquillamente in piedi anche da solo. E se la moltitudine di nomi che hanno firmato i vari brani può far pensare a un’antologia di racconti, è bene cancellare ogni dubbio. Questo è un romanzo, anche se scritto da molte mani, ed è davvero un bel romanzo.