King Kong è morto. A commento della fotografia George R.R. Martin ha scritto una sola parola: sfinito. È così che si sente lo scrittore al termine della sua lunghissima opera, quasi sei anni per un solo romanzo. Stavolta possiamo dirlo senza dover usare condizionali o attenuare in qualche modo la frase: A Dance with Dragons è finalmente terminato.

George non lo ha scritto chiaramente, ma per chi lo conosce non avrebbe potuto essere più chiaro di così. Tempo fa aveva iniziato a riferirsi ad A Dance with Dragons con il nome di King Kong. I motivi erano molteplici, a partire dalla frase inglese con cui si dice di avere una scimmia sulle spalle per indicare di avere su di sé un peso gravoso, un impegno difficile da affrontare o un’alta aspettativa da rispettare. E infatti a corredo di molti commenti riferiti al procedere della scrittura Martin ha inserito una fotografia che lo ritrae con una scimmia sulle spalle. King Kong inoltre è enorme, e non è stato semplice sconfiggerlo. Dance è enorme, il più lungo dei romanzi fin qui terminati dallo scrittore, e che non sia stato semplice scriverlo lo dicono chiaramente gli anni trascorsi dalla pubblicazione di A Feast for Crows a oggi. Senza contare che molto spesso George ha inserito nel suo blog piccoli aggiornamenti nei quali ha spiegato di aver riscritto un capitolo che credeva di aver già ultimato, o di avere problemi con una determinata scena, o ancora di aver sconvolto la struttura della storia e di dover quindi rivedere il lavoro compiuto poco tempo prima.

Ma forse la battuta è nata anche grazie a un calendario, uno di quegli oggetti che secondo molti fan George non sa neanche che esistano visto che le scadenze che non ha rispettato sono troppo numerose per poterle contare. Invece Martin possiede un calendario, lo ha confidato lui stesso, e alcuni mesi fa mostrava una pagina raffigurante una scimmia. Solo che la battuta sullo scimmione si è protratta più a lungo di quanto lui stesso aveva inizialmente ipotizzato tanto che in seguito, quando la foto che campeggiava era quella di un elefante, George si è chiesto come fosse possibile abbatterlo visto che Dumbo sa volare.

E, giusto per non lasciare dubbi, i tag riferiti al commento sono “dance with dragons” e “writing”.

La conferma è arrivata da Anne Groell, editor di Martin, che ha spiegato che le ultime modifiche sono state inserite nel file destinato alla stampa. La data del 12 luglio per la pubblicazione in lingua originale, annunciata quasi due mesi fa, ora non sembra più un miraggio.

Tutti contenti quindi? Forse, o forse no. La lunghissima attesa fra un romanzo e l’altro – oltretutto A Feast for Crows è solo “mezzo” romanzo, visto che alcuni personaggi importantissimi non vi compaiono – ha fatto arrabbiare molti appassionati. I quali non si sono tenuti la frustrazione per l’attesa per loro ma hanno iniziato a postare i loro pensieri su internet, nel blog di Martin prima e in siti creati appositamente poi.

A parte i suggerimenti agli appassionati di non trattenere il fiato nell’attesa di poter leggere il romanzo a meno che non si desideri morire, in molti si sono lamentati per gli eccessivi impegni – football, miniature, antologie, calendari, viaggi, la serie televisiva – che in un modo o nell’altro avrebbero distolto l’attenzione di George da ciò che secondo loro avrebbe dovuto fare in ogni momento: scrivere il nuovo volume delle Cronache del ghiaccio e del fuoco.

La rabbia è cresciuta in modo esponenziale sfociando anche in reazioni non particolarmente simpatiche quali gli insulti o l’insistito riferimento al compianto Robert Jordan. Jordan, come ben sappiamo, è morto nel 2007 senza terminare la sua saga, iniziata nel lontano 1990. A completare La Ruota del Tempo sta provvedendo Brandon Sanderson, sulla base degli appunti lasciati dallo scrittore scomparso.

Una cosa che queste persone hanno trascurato di considerare, al di là dell’ovvio fatto che il continuo ammonimento a non morire può esasperare chiunque, è che Martin e Jordan erano amici, e che Le cronache del ghiaccio e del fuoco devono parte del loro successo – ormai siamo arrivati a 15 milioni di copie vendute nel mondo – a un lusinghiero commento fatto da Robert. Allusioni di questo tipo probabilmente farebbero perdere la pazienza a chiunque, e a difesa dello scrittore è intervenuto anche Neil Gaiman in un testo dal titolo piuttosto forte, Martin is not your bitch, Martin non è la vostra puttana. Cioè, non è sufficiente la possibilità di un guadagno per far sì che lo scrittore riesca a terminare la propria opera perché l’arte ha tempi suoi, che non possono essere condizionati dall’esterno.

Uno degli esiti della lunga attesa fra un romanzo e l’altro è stata anche la nascita di parodie che prendono in giro Martin e i suoi sostenitori in testi intitolati A Feast for Trolls, A Dance with Detractors o ancora Waiting for dragons.

Ora i draghi stanno per arrivare, ma mancano ancora The Winds of Winter e A Dream of Spring. Riuscirà lo scrittore ad accelerare un po’ i suoi tempi, o anche in questo caso soffieranno feroci i venti della polemica?