La figura di un potentissimo avversario imprigionato in un lontano passato e ora pronto a tornare più pericoloso di prima è frequentissima nella fantasy. L’esempio più noto è quel Sauron creato da J.R.R. Tolkien nell’opera che maggiormente ha contribuito a far diventare il nostro genere ciò che conosciamo, Il signore degli anelli.

Gli autori più o meno noti che, a partire da questo romanzo, hanno fatto della contrapposizione fra uno sparuto gruppo di eroi e un essere divino o semidivino il filo conduttore delle loro storie non si contano più. Tra i più noti ci limitiamo a citare Terry Brooks e David Eddings, ma l’elenco potrebbe davvero essere molto lungo.

In questo filone si colloca anche Robert Jordan, per quella che è la sua unica citazione dichiarata dall’opera di un altro scrittore.

Del resto, il pacifico villaggio di Emond’s Field ricorda chiaramente la quieta Hobbitville, e tanto i Fiumi Gemelli quanto la Contea vivono in un tranquillo isolamento che sembra allontanarli dai problemi del resto del mondo. Fino a quando, per lo meno, questi problemi non si trovano a irrompere nella vita degli ignari abitanti nella figura di misteriosi aggressori vestiti di nero.

Sì, Jordan fa accompagnare fin da principio i Myrddraal dai Trolloc, mentre i Nazgul tolkieniani agiscono generalmente da soli, ma la differenza è secondaria.

E anche se la compagnia di cui è membro Rand può contare almeno all’inizio sulla presenza di un aiuto magico nelle vesti di Moiraine mentre gli Hobbit s’incamminano senza sapere nulla circa un’eventuale presenza di Gandalf al loro fianco, cammin facendo il gruppo di Rand finirà disperso in direzioni diverse e lui, come Frodo, sarà accompagnato per un lungo tratto da un solo compagno.

Inoltre un’eventuale successo del Tenebroso non significherebbe semplicemente il dominio di una nazione su un’altra ma, come nel caso di una vittoria di Saruman, si avrebbe il dominio del Male sul Bene, con la reale impossibilità per la gente comune di vivere una vita normale.

Fin qui le maggiori analogie. L’intenzione dichiarata da Jordan era quella di calare il lettore in un contesto immediatamente riconoscibile. Una lotta epica, e un avversario quasi invincibile perché dotato di caratteristiche divine, contro le quali dei semplici mortali sembrano impotenti.

Una volta definito il genere cui appartiene la sua opera, però, l’autore di Charleston inizia a costruire un mondo estremamente complesso e dettagliato, al punto da far diventare la stessa Randland – come viene chiamata dagli appassionati americani – una protagonista assoluta. E da allontanarsi così tanto dall’opera dalla quale si è ispirato fino a lasciare nel lettore solo un vago ricordo dell’impressione iniziale.

Un salto nel passato

Il prologo de L’Occhio del Mondo è ambientato alla fine di quella che in seguito verrà chiamata Epoca Leggendaria. Insieme a The Strike at Shayol Ghul, un racconto di cui parleremo più avanti, e ad alcuni flashback presenti in L’ascesa dell’ombra, è l’unico brano pubblicato da Jordan che mostra avvenimenti accaduti in un’epoca diversa dalla Terza. Ma a differenza del racconto, nel quale gli avvenimenti sono narrati dalla voce di uno storico e quindi con un certo distacco emotivo, o degli episodi dedicati agli antenati di Rand, sentiti comunque come molto lontani da colui che li rivive, in queste poche pagine si assiste “in diretta” a uno degli episodi cruciali che hanno contribuito a far diventare il Mondo così come è conosciuto da Rand e dai suoi amici.

Lews Therin Telamon, Aes Sedai dalle enormi capacità e campione indiscusso della Luce nello scontro con il Tenebroso, vaga nel suo palazzo. L’edificio trema a causa di potenti scosse sismiche, ma lui sembra non farci caso. Come non fa caso ai cadaveri disseminati in tutti gli ambienti, almeno fino al sopraggiungere di un secondo uomo. Elan Morin Tedronai, il Traditore della Speranza.

La Guerra dell’Ombra, veniamo a sapere nel corso del breve colloquio fra i due, è stata combattuta per dieci anni, anche se dura dall’inizio del Tempo. E col girare della Ruota lo scontro continua a divampare.

Lews Therin e i Cento Compagni hanno affrontato il Tenebroso e lo hanno imprigionato a Shayol Ghul. Ma la vittoria non è stata indolore.

Il primo prezzo da pagare, quello subito evidente ma anche il meno grave, è stato la morte di buona parte dei componenti delle forze della Luce. Il secondo, più sotterraneo ma infinitamente più micidiale, è stato il contrattacco sferrato dal Tenebroso stesso contro Saidin immediatamente prima di essere imprigionato.

In quell’istante la metà maschile della Vera Fonte è stata contaminata, condannando alla follia tutti gli uomini in grado di attingervi.