È mancato ieri lo scrittore americano Ray Bradbury, classe 1920, uno dei maggiori autori di fantascienza e fantastico contemporanei, e sicuramente tra i grandi scrittori americani del '900. Autore prolifico, ha lasciato libri come Addio all'Estate, l'uomo illustrato, Tangerine e moltissimi altri, ma al grande pubblico il suo nome sarà sempre noto in particolare come quello dell'autore di Fahrenheit 451, libro a giusto titolo inserito tra i grandi classici contemporanei. Uscito nel 1953, Fahrenheit 451 racconta un futuro in cui la conoscenza è gestita e amministrata da un potere accentratore e in cui i possessori di libri sono perseguiti come pazzi e criminali. Il romanzo, che ha avuto un impatto seminale sulla cultura degli anni '50, raccoglie e dà espressione a una serie di paure chiaramente percepibili nella società dell'epoca, a cavallo tra paura dell'ignoto, guerra fredda e attitudine positivista verso la tecnologia (attitudine che Bradbury non condivideva). Nel 1966 François Truffaut ha trasportato il libro su grande schermo, contribuendo alla sua definitiva affermazione.

Nei libri di Bradbury c’è spesso un senso di nostalgia per un mondo di innocenza perduta, il desiderio di tornare a una realtà più semplice e meno legata alle macchine, spesso viste come forze corruttrici. L'autore è rimasto famoso anche per avere rifiutato più di una volta la definizione di scrittore di fantascienza, sostenendo che il suo unico libro del genere fosse proprio Fahrenheit 451 perché basato su presupposti credibili e potenzialmente realizzabili: "La fantascienza è una trasposizione della realtà, mentre il fantasy è una rappresentazione dell'impossibile, di ciò che non può succedere. Ecco perché le Cronache Marziane (antologia di racconti sulla colonizzazione di Marte, n.d.r.) sono fantasy e non fantascienza, ed ecco perché avranno successo a lungo termine: di fatto sono l'equivalente del mito greco, e i miti hanno un potere inesauribile".

Danny Karapetian, nipote di Bradbury, ha condiviso alcuni ricordi del nonno con il sito io9. Questo è uno stralcio:"[Bradbury] ha influenzato così tanti artisti, scrittori, insegnanti, scienziati, ed è rassicurante e commovente ascoltare le loro storie. Le vostre storie. La sua eredità è nella monumentale quantità di libri, film, televisione e teatro che ha lasciato e - più importante ancora - è nelle menti e nel cuore di chiunque legga le sue storie, perché leggerlo significa conoscerlo. Era il più incredibile ragazzino cresciuto che ho mai conosciuto".

La lista dei premi riconosciuti a Bradbury nel corso della sua carriera è sconfinata, ma forse il più significativo è la National Medal of Arts, il maggiore riconoscimento che il popolo americano può assegnare a una singola persona per meriti artistici, e che Bradbury ha ricevuto dal Presidente George W. Bush nel 2004.