Lo Zombie Novel è un genere che riesce a tenere dentro tutti i generi?

La risposta è piuttosto complicata e filosofica, perché si potrebbe parlare per anni sui generi senza mai venirne a capo. Ogni genere ha le sue peculiarità, e i suoi punti fermi. 

In generale, nel mondo horror, la natura della minaccia dell’antagonista distingue un genere dell’orrore da un altro, almeno questo è ciò che alcuni teorici dicono per separare, per esempio, un film slasher da un film di mostri non umani. 

Quasi per sua natura, mi viene da dire, il genere zombie si presta molto bene alle “contaminazioni”, che fanno sì che tono, stile e forma del racconto diano al genere zombie una connotazione diversa: Rot & Ruin è una zombie novel epica (con scenari da film Western); Il primo giorno è un horror tout court, perché ha delle situazioni che fanno inorridire per crudezza; In trappola al Gil’s Diner è Urban Fantasy, ma con l’elemento zombie come figura mostruosa principale rispetto ad altre creature, ma per questo autore il discorso è proprio a parte, perché è un caso nuovo e che rientra in un’ottica del tutto particolare, più legato al contesto editoriale che ad altro. 

Da dove nasce il genere? Da Romero o ha una genesi autonoma?

Le storie zombie non nascono con le opere di Romero, ma affondano le proprie radici nelle Antille, dove spesso si parla non di zombie divoratori ma di “processi di zombificazione”, come atti a metà strada tra la stregoneria e il realismo. Nel folklore molti sono i ricordi di uomini privati della propria anima dai Bokor (gli stregoni dei villaggi) che rendevano gli umani degli involucri: schiavi ai propri servizi (per lavorare nelle cave o a guardia dei raccolti). Nel cinema, storie più legate alla concezione dello zombie schiavizzato e privo d’anima sono di sicuro  a White Zombie (in it. L’isola degli Zombies, 1932) di Victor Halperin e I Walked with a Zombie (in it. Ho camminato con uno zombie, 1943) ispirato alle descrizioni dell’esploratore William Seabrook nel tomo The Magic Island, che dipinge gli zombie come di esseri freddi, privi di anima che si muovono alienati.

Dal punto di vista dello zombie che riemerge dalla tomba, come evento reale causato da fattori più “scientifici” e non magici, c’è l’uso di derivati chimici del Pesce Palla che provocherebbe nell’uomo la morte apparente con conseguente risveglio post-mortem ore o alcuni giorni dopo la sepoltura. C’è un film che spiega questa genesi: The Serpent and the Rainbow (Il serpente e l’arcobaleno, 1988) di Wes Craven. 

A livello di letteratura lo zombie non è un mangia uomini, anche se mi è capitato di leggere storie del genere  nelle favole e nelle leggende caraibiche. Di solito erano persone a cui veniva rubata l’anima da qualche stregone, che assoggettava la vittima al suo volere. Romero ha di sicuro lanciato il genere in orbita, ma questa è un’altra storia.

Che futuro avrà secondo te il racconto di Zombie, al cinema e in letteratura?

Mi auguro florido per quanto riguarda la letteratura visto che per tanti anni, dagli anni Novanta se non ho fatto male i calcoli, fino a metà dello scorso decennio, la letteratura zombie non era molto considerata. Il cinema può essere un buon viatico per risvegliare l’attenzione e la voglia di approfondimento letterario. Perciò mi auguro almeno altri tre o quattro anni di forte interesse in questo campo.

Presenterete prodotti di autori italiani?

Per ora non ne sono previsti in calendario. Ma non avrei problemi a leggere storie di autori italiani, se dovessero arrivarmi. 

E antologie di racconti?

L’antologia è molto controversa come risultati e, a volte, come storie interne; con Franco Forte ne abbiamo parlato diverse volte, ma si vedrà, ci sono diversi fattori alla base della scelta di una antologia. Per ora abbiamo voglia di fare bene portando in Italia gli autori più bravi che i nostri lettori vogliono trovare sugli scaffali. Segnalo però che su uno dei prossimi numeri della WMI arriverà Joe Hill con il suo racconto zombie Twittering from the Circus of the Dead, che è anche abbastanza corposo.

Hai qualcosa da dire che non ti ho chiesto?

Sì, di solito mi chiedono chi arriverà in collana. Be’, noi abbiamo da poco chiuso due importanti contratti, con due autori di prim’ordine di cui non posso ancora fare i nomi, ma lo faremo presto tramite un comunicato stampa. Una novità però posso svelarla: tra poco tutti i libri zombie saranno disponibili in e-book. Nel frattempo vi ricordo che a settembre uscirà Dust & Decay, il sequel di Rot & Ruin e a novembre Angeli e Zombie di Alden Bell, un romanzo lirico che ha vinto premi prestigiosi superando la concorrenza di romanzi e autori di primo piano. Bell si rifà, per stile, agli autori americani tra le due guerre mondiali, tipo Faulkner (che Bell ha omaggiato dando ai protagonisti della vicenda i nomi di alcuni personaggi  presenti nelle opere di Faulkner: Temple e Maury) o Steinbeck; ma di loro ne parleremo a tempo debito…

Buona estate a tutti.