Jon Favreau è il regista del primo Iron Man, che gli ha procurato notorietà e un credito presso le major che poi è sembrato disperdersi, con gli scarsi risultati di critica di Iron Man 2 e il flop di Cowboy e Alieni.

Pur tuttavia, anche se esautorato dal franchise di Iron Man, abbiamo visto il suo nome comparire tra i produttori esecutivi di The Avengers, ma era un ruolo praticamente onorario.

È certo che con il prossimo progetto che gli è stato affidato, Magic Kingdom, di cui al momento si sa solo che è ispirato alla omonima attrazione dei parchi Disney (come lo era Pirati dei Caraibi), non può permettersi di sbagliare.

C'è da osservare che non è stata ancora annunciata una data di rilascio del film. In una recente intervista gli è stato chiesto come mai questa produzione sembri avere tempi più rilassati rispetto alle precedenti.

Favreau ha osservato che effettivamente proviene da tre produzioni di fila che hanno avuto tempistiche molto strette, per le quali la data di uscita era già decisa prima dell'affidamento dell'incarico. Ma questa volta è proprio l'importanza strategica della produzione a consigliare prudenza, visto che si parla di un marchio storico per la Disney.

Pertanto ogni passo, ogni revisione della sceneggiatura è sottoposta alla Pixar, e poi condivisa con tutto il team artistico, come se si trattasse di un film di animazione. Favreau non vuole affrettare le cose perché è consapevole di avere a disposizione, come un cecchino, solo un colpo, e non può permettersi di sbagliare.

Anche se tecnicamente è una produzione Disney, sarà dalla collaborazione con John Lasseter, che Favreau conosce da parecchi anni, che scaturirà il prodotto finale. A tale scopo il boss della Pixar ha messo tutte le risorse della sua compagnia a disposizione. Favreu sta condividendo il particolare modo di lavorare della Pixar, dimorando al loro ranch per parecchio tempo. Il regista ha affermato  "che è s come un sogno che diventa realtà". Lavorare in Pixar non è infatti solo stare in una stanza e discutere freddamente delle cose da fare, ma un continuo e costante confronto di idee tra persone che vivono a stretto contatto per lunghi periodi, immersi in un "lavoro" che li diverte.

Il regista ha detto quindi di voler imparare tantissimo da questa esperienza sull'arte del narrare storie secondo il Pixar-style.