L'appuntamento annuale con antologia di racconti di Alan D. Altieri edita da TEA è ormai fisso e quasi imprescindibile per i fan.

Warriors, ma declinato al maschile, bensì al femminile. Quindi guerriere. Sei figure femminili protagoniste o comunque in ruoli di primo piano in cinque racconti e un romanzo breve.

In Contatto con il nemico, primo racconto dell'antologia, tornato alcuni temi ricorrenti della produzione di Altieri: la guerra eterna e ineluttabile, quasi fine a se stessa. Il racconto diventa poi una apocalittica e ritmata scheggia, che mostra il conflitto ridotto alla sua essenza primigenia. Il finale non delude.  *** 

L’unico fascista buono ha il pregio di una ambientazione che appare costruita con la massima verosimiglianza. Parlare di Resistenza oggi vuol dire infilarsi in una discussione a rischio, ma il pregio del narratore è quello di potersi infilare senza problemi in questi e altri gineprai, ricordando a tutti che il mestiere dello storico è altra cosa. Il risultato è che molte volte le analisi del semplice "narratore" sono più pregnanti di quelle degli storici o degli studiosi paludati, perché lasciano parlare i fatti e le azioni dei personaggi, secondo il classico dettame dello "Show don't tell".

Il problema del racconto è però nel ritmo della narrazione, che se è in grado di destare l'interesse sin da subito, portando velocemente il lettore nel cuore dell'azione, mette così tanti elementi sul piatto che non possono essere risolti tutti nel racconto, risultando compressi. Affrettata, più che frenetica, appare quindi la corsa verso il finale. Peccato, con una ambientazione e con simili personaggi si poteva costruire un capolavoro di romanzo invece di un ottimo, ma strozzato racconto.  **** 

Di Italia parla anche T/mek, non del passato come il precedente, ma di un distopico futuro in cui parte del ponte sullo Stretto di Messina è stata costruita, ma è anche diventata il fulcro di un confitto eterno e irrisolto.

Viene però difficile orientarsi e non perdere la bussola, sommersi da parole e concetti sparati a mitraglia. Il flusso sommerge il lettore e, nonostante i singoli sprazzi siano incisivi, lascia perplessi sul quadro generale. ** 

Bloodstar ci mette davanti a un altro evento apocalittico, una cometa che sta per travolgere il nostro pianeta. Il solo annuncio ha provocato morte e distruzione, lo scatenarsi di vendette e guerre risolutive, non certo la pace e la concordia universale, portata (forse) da un'altra cometa circa 2012 anni fa... L'incipit è efficace e il ritmo non cala fino alla fine. Rimane però la sensazione che il racconto sia risolto in fretta e che molti degli elementi appena accennati si sarebbero giovati di una struttura più organica, un romanzo breve magari. Il finale è aperto e lascia al lettore più di una riflessione. ***

In Victory, torna il tema del reality game mortale, dello show televisivo che porta la morte in diretta nelle case, intervallata dalla pubblicità. Il finale è interessante, ma non appare ben chiara la conseguenza di eventi che porta a quel punto la vicenda. Il mancato raccordo tra fulminanti idee e passaggi narrativi lo fa quasi sembrare un deus ex machina. **

Il romanzo breve Los(t) Angel(e)s, non manca di idee, di spunti sulla death economy, di sferzanti frustate e riferimenti all'attualità. Con la semplicità del narratore, Altieri descrive meglio di molti saggisti all'uomo comune quanto accade oggi, innestando la sua esposizione nella dinamica struttura di una storia di azione, fatta di cacce all'uomo, di personaggi letali e di tripudi di armi e gadget. Se però nei casi precedenti alcuni racconti sembravano troppo stretti, qui invece la maggiore lunghezza è usata più per ridondare idee e concetti che per esplicitarli. Il gioco di Altieri è noto. In altre occasioni questi eccessi hanno divertito e appassionato, questa volta, pur apprezzando le fulminanti idee, si avverte tutto il peso della ripetitività. **

Non  ho mai fatto mistero di apprezzare in passato proprio la capacità di Altieri di narrare storie godibili ma non decerebrate, nelle quali l'abile tecnica narrativa dell'autore distillava non comuni considerazioni sul mondo odierno. Però stavolta non tutto fila per il verso giusto, complice anche una certa ripetitività dei temi, già esplorati in passato dall'autore.

Certo un Altieri sottotono è una spanna sopra molte mezze figure, pur tuttavia, visto che in passato l'autore ci ha dato momenti più che pregevoli, per non dire esaltanti, non dubito che in futuro non potremo averne di altri.