Il conto alla rovescia è iniziato: il 23 maggio (il 22 in Italia) uscirà nei cinema americani X-Men: Days of future past e la Fox, con una rincorsa lunga tre mesi, ha deciso di schiacciare a tavoletta sulla promozione del nuovo film sui mutanti.

Per questo ha diffuso nuove foto (che potete vedere nelle gallerie in fondo all'articolo) e organizzato presentazioni stampa. Proprio in occasione di uno di questi incontri promozionali Brian Singer ha parlato a Collider di alcuni degli aspetti più interessanti di questo suo ultimo film.

Il regista ha spiegato come ha realizzato il film, girando prima con gli X-Men della prima trilogia, Ian McKellen, Patrick Stewart e gli altri, per poi portare sul set i giovani, Michael FassbenderJames McAvoy e i coprotagonisti di X-Men: L'inizio. Gli unici ad essersi incrociati sul set sono stati i due interpreti del Professor X, che hanno girato una sorta di faccia a faccia. Così quando tutto il cast al completo si è ritrovato al Comic-Con di San Diego, solamente Singer e Hugh Jackman avevano lavorato con entrambi i gruppi. "E' stato molto strano."

Ricordiamo che il film si basa sull'omonimo arco narrativo Giorni di un futuro passato scritto da Chris Claremont e John Byrne e pubblicato nel 1981.

Il film di Singer è ambientata dopo X-Men: Conflitto finale e Wolverine — L'immortale in un mondo in cui la sopravvivenza dei mutanti è messa in pericolo da una nuova politica di contenimento e di eliminazione portata avanti grazie all'invenzione delle Sentinelle da parte delle industrie di Bolivar Trask (Peter Dinklage). 

Magneto e il Professor X del presente rintracciano Wolverine per affidargli un'importante missione: tornare indietro negli anni '70 per mettere in guardia i giovani Xavier e Erik del pericolo, in modo da evitare la catena di eventi che porta al genocidio dei mutanti.

"La cosa più interessante della storia" ha spiegato Singer,  "è che si, potenzialmente gli eventi vengono alterati, ma questo comunque porta i personaggi più vicino a ciò che erano destinati a essere. 

Quando mi sono gettato in X-Men: L'inizio mi domandavo come potessi spiegare l'amicizia tra Xavier e Magneto e poi come spiegare il fatto che fossero avversari, e questo spiega come i personaggi sono diventati Patrick e Ian, ossia la loro incarnazione dei personaggi. Perché guardateli: uno è un ragazzino ricco che viene da Oxford e l'altro è un giovane uomo in cerca di vendetta."

"Volevo che tutto avesse senso... così ho dovuto creare delle regole che avessero un senso almeno per me. Quando le cose hanno iniziato a cambiare? Chi ha osservato il cambiamento? Chi non ha memoria del cambiamento? Chi non ha memoria di chi è o di cosa ha fatto? Capire tutto questo è stato il mio primo pensiero quando Matthew Vaughn ha lasciato il film. Fino a quando non ho capito queste cose ho avuto qualche dubbio a fare il film."  

Bryan Singer sul set con Ellen Page e Hugh Jackman
Bryan Singer sul set con Ellen Page e Hugh Jackman

"Questa è una storia su un cattivo futuro, non una cattiva situazione per una persona, e su come tornare indietro e cambiarlo. E' un concetto abbastanza semplice e ne ho parlato con James Cameron quando sono andato in Nuova Zelanda e lui l'ha messa in termini fisici. Ha a che fare su come le cose evolvono in modo differente a seconda del fatto che siano osservate oppure no.

Così ho giocato con i principi del viaggio nel temo. In questo caso con la consapevolezza che muove nei giovani personaggi mentre il viaggiatore è l'osservatore che percepisce cose che il resto del mondo percepisce in modo diverso. Hugh è l'osservatore." 

Sebbene Wolverine abbia un ruolo così centrale non ci sarebbe stata nessuna storia se Ian McKellen e Patrick Stewart non avessero accettato di tornare a interpretare Magneto e Charles Xavier.

"Abbiamo saputo di avere un film quando Ian McKellen e Patrick Stewart hanno accettato, perché loro sono il centro della storia, la loro amicizia e la loro evoluzione. A quel punto avevamo il film. Speravamo che anche Hugh Jackman volesse tornare perché eravamo sicuri che fosse il perfetto tramite tra passato e presente. Così l'abbiamo cercato... e lui ha risposto che gli sarebbe proprio piaciuto farlo." 

Un discorso a parte lo meritano sicuramente i cattivi della situazione: Bolivar Trask, per il quale Singer ha voluto Peter Dinklage dopo averlo visto in Game of Thrones di cui è grande fan, e le sue Sentinelle.

"Ci sono film come Transformers, Iron Man e Pacific Rim, che hanno mostrato robot di differenti forme e grandezze e con diversi scopi." Questo ha portato il regista a rivedere il ruolo delle Sentinelle che potrebbe non essere quello dell'ovvia contrapposizione con gli eroi in un'epica battaglia alla fine del film.

"Abbiamo provato a fare le Sentinelle del 1973 con un aspetto retrò. La chiave di tutto però è che non sono fatte di metallo." Del resto avendo in campo un mutante potente come Magneto, maestro nella manipolazione dei metalli, sarebbe stato fin troppo semplice avere la meglio sulle opere di Trask.

"La sfida è stata di averli realizzati in modo che sembrassero di plastica o di un altro polimero ma che comunque fossero formidabili mentre volano qui e là."