L'albo di 256 pagine proposto in questi giorni da Editoriale Cosmo è la raccolta dei tre episodi di cui si compone il fumetto francese Le transperceneige, dal quale di recente è stato tratto il film Snowpiercer.

La prima storia, scritta da Jacques Lob e disegnata da Alexis (pseudonimo di Dominique Vallet) e Jean-Marc Rochette, risale al 1984.

La storia è accreditata a un doppio disegnatore perché l'inizio della gestazione dell'opera risale a metà anni '70, per essere destinata alla rivista A Suivre, per interrompersi alla morte di Vallet, nel 1977. Rochette ha quindi negli anni '80 completato l'opera lasciata in sospeso.

L'ambientazione è appunto lo Snowpiercer, un treno in cui sono rifugiati gli ultimi sopravvissuti dell'umanità. In seguito a una nuova era glaciale la temperatura esterna è di circa -87° e il treno percorre in modo infinito il nostro pianeta, traendo energia dal suo stesso movimento. L'umanità è rigidamente divisa in classi, a seconda dei vagoni di appartenenza. Proloff proviene dai vagoni di coda, dove vivono i reietti, coloro che in realtà sono riusciti a entrare sul treno, da clandestini, prima che questo partisse.

Proloff incontrerà subito l'interesse di Adeline, una abitante dei vagoni di II classe, dove esiste un movimento che vorrebbe venire in aiuto delle fasce deboli delle popolazione, mentre gli abitanti della I classe, una umanità debole e ormai dissoluta, vorrebbe disfarsene.

Dai vertici del treno però sembra che ci sia interesse, inaspettato, per le fasce più deboli della popolazione, pertanto Proloff e Adeline verranno convocati più avanti, per arrivare al cospetto di chi governa il treno e venire faccia a faccia con il mistero della Sacra Locomotiva.

La risalita verso il treno è intrigante e il racconto spiega molto bene il funzionamento del mondo narrativo, anche se lascia in sospeso l'origine del tutto, dando una spiegazione parziale. Il punto di vista è quello, claustrofobico, di una umanità che ha perso cognizione di spazio e tempo e percezione del proprio passato, oltre che del proprio futuro.

Il proletariato è l'umanità dei vagoni terminali. Cuscinetto tra proletariato e l'oligarchia dominante è la classe media, quella dei vagoni di II classe, divisa tra l'aspirazione alla prima classe e un malcelato senso di colpa verso i proletari. Una metafora molto attuale ancora oggi.

Per quanto tragico e senza speranza, il finale della storia è aperto.

La seconda storia, Il geoesploratore (L'arpenteur), è stata pubblicata nel 1999, ed è stata scritta da Benjamin Legrand, subentrato a Lob, morto nel 1990.

Questa ripresa della stessa ambientazione però non è ambientata sullo Snowpiercer, ma su un'altro treno, il Wintercrack, dove le dinamiche sociali sono molto simili.

Dallo Wintercrack partono periodicamente delle geoesplorazioni, delle ricognizioni del mondo esterno. Pulg è uno di questi uomini che cercano tracce di vita nel mondo esterno. 

La vicenda prende le mosse da un evento del tutto improvviso, ossia una "esercitazione di frenata". Sullo Wintercrack infatti, sono a conoscenza dell'esistenza dello Snowpiercer e vogliono essere pronti all'eventualità.

La vicenda non ha la stessa compattezza della prima parte e si disperde parecchio, senza dare altro che una pallida eco delle emozioni suscitate dal fumetto del 1984. Degna di nota è però la chiusura del cerchio della vicenda dello Snowpiercer.

Anche la terza parte, La terra promessa (La traverseé, 2000), sempre scritta da Legrand e avente per protagonista Pulg, non sembra avere la stessa forza del primo episodio. Riprende temi cari alla fantascienza come la perdita della memoria del passato nelle astronavi generazionali, con la nascita di un culto di persone convinte appunto che lo Wintercrack non sia neanche un treno. L'evento che muove la narrazione è la ricerca di un segnale che forse potrebbe significare che c'è ancora vita sulla Terra. Se avete visto il film post-apocalittico L'ultima spiaggia forse avrete già in testa un possibile finale.

Interessante l'idea di togliere il treno dai binari. Ma la vicenda non entusiasma più di tanto.

Quello che è molto interessante è vedere l'evoluzione e la maturazione del tratto di Rochette, che in realtà tra la fine degli anni '80 e la fine degli anni '90 si era dedicato alla pittura. Se nella prima parte si era forse adeguato, per continuità stilistica, al disegnatore che l'aveva preceduto, con ottimo risultato narrativo a dire il vero, nelle altre due parti ha potuto prendere la direzione a lui più congeniale.

Rochette si rivela un abile narratore per immagini, con grande senso della tavola.

Una nota importante. Se durante la lettura notate delle ridondanze, dei momenti di ripetizione dei concetti, è perché ognuno degli episodi è stato prima serializzato a puntate, e poi raccolto in volume.

Ogni prima tavola dei micro episodi necessita di almeno una vignetta che spieghi al lettore dove si trova e qualche battuta che riepiloghi, sia pur brevemente, la situazione lasciata durante il precedente episodio.

In conclusione, Le transperceneige è un fumetto potenzialmente interessante, in cui non tutto però fila alla perfezione. Alla potenza della parte visiva e dell'idea non corrisponde una sceneggiatura adeguata. La prima parte da sola poteva essere considerata un ottimo fumetto. Nell'insieme si tratta di un'opera di buona fattura, ma non di un capolavoro