10 nodi da sciogliere è la raccolta di una serie di articoli che il matematico Charles Lutwidge Dodgson, altrimenti noto con il suo pseudonimo Lewis Carroll, pubblicò tra il 1880 e il 1881 sulla rivista per ragazzi The Monthly Packe , poi riuniti nel 1885 nell'antologia chiamata A tangled tale.

I destinatari di questi problemi matematici sono i ragazzi e la forma scelta per presentare ogni quesito è discorsiva. Mediante un aneddoto, una situazione dai risvolti buffi e divertenti, vengono introdotti dei problemi che pongono davanti non solo a dei calcoli, ma anche a dei mirabili esercizi di logica.

È facilmente riconoscibile quindi lo stile del papà di Alice nel paese delle meraviglie e di Attraverso lo specchio, specialmente quando per districarsi nella matematica bisogna innanzitutto ponderare ogni parola di ogni frase.

Uno sforzo non indifferente per il traduttore, che non solo deve intendersi di matematica, ma anche districarsi nella scelta dei termini corretti, affinché la logica di ogni problema non venga travisata.

La matematica imbriglia la narrazione, la pervade, ma senza annullarla. Anzi la narrazione, con le sue scelte linguistiche si rafforza ed è godibile in quanto tale, anche se avulsa dal contesto matematico.

Pur tuttavia è dalla comprensione di entrambi gli aspetti di ogni racconto che si può avere la piena soddisfazione di questa antologia.

Quindi se l'introduzione è discorsiva, ogni problema viene poi formalizzato, con il linguaggio proprio della matematica, senza giochi e ambiguità, dettagliando il calcolo vero e proprio.

Se gustosa e divertente era l'introduzione in forma di racconto che, come le opere più note dell'autore, non è mai priva di satira sociale e di graffiante ironia, motivo di ulteriore interesse è la parte in cui Carroll commenta le soluzioni pervenute a ogni problema, commentando la strategia dei solutori.

L'approccio al problema matematico diventa quindi una fonte di analisi dell'approccio alla vita, un mini trattato di psicologia comportamentale.

Carroll mostra molto di se stesso, del suo approccio alla vita e alla matematica, e di come esse siano indissolubilmente legate, e lo fa con generosità. Ma c'è un chiaro scambio, perché scava anche nelle motivazioni e nelle aspettative davanti ai problemi dei suoi lettori perché la matematica non è una opinione e a tutti i problemi che Carroll pone la soluzione c'è, certa e univoca.

Carroll non poteva ancora sapere dell'incompletezza della matematica messa in luce da Kurt Gödel, e non si è trovato nel ginepraio di problemi veri ma non decidibili, però è già attento a un problema che affligge tuttora l'approccio alla matematica: la convinzione che ci siano approcci opinabili. Carroll ci mostra in modo inequivocabile che se la soluzione è decibile, lo è in modo unico. 

La matematica non è una questione di punti di vista, in conclusione.