Che in gioventù Caio Giulio Cesare abbia avuto problemi con il dittatore Lucio Cornelio Silla, al punto da aver corso seri pericoli per la sua stessa vita, è cosa ben nota. Nella realtà Silla rinunciò all’omicidio dopo l’intercessione di personaggi influenti e il giovane patrizio poté percorrere tutte le tappe del cursus honorem cominciando a prestare servizio in Asia prima di tornare, già coperto di onori, a Roma. Per Davide del Popolo Riolo Cesare, pur graziato, è stato impossibilitato a percorrere ogni tipo di carriera politica o militare. Cosa avrebbe fatto il giovane in quel caso?

La risposta dell’avvocato piemontese appare improbabile, con un interesse nei confronti della tecnologia che avrebbe anticipato la rivoluzione industriale di parecchi secoli, anche se sappiamo che il genio di Cesare non era limitato a questioni strettamente militari. Posto però che il discendente della gens Iulia, forzatamente limitato nelle sue attività, si fosse dedicato alla scienza, è facile immaginare che lo avrebbe fatto armato di un’intelligenza e di una caparbietà non comuni. Ecco allora che la premessa, irrealistica se vista con la consapevolezza del reale svolgersi degli eventi storici e del tempo necessario a compiere determinate scoperte, tutto sommato è verosimile all’interno della finzione narrativa.

De bello alieno è narrato con la forma del romanzo epistolare, anche se i capitoli sono introdotti da brani fittizzi della Vita di Cesare scritta da Plutarco e fra i testi vi sono anche articoli di giornale, resoconti di incontri vari e gli appunti di Apollodoro Siculo per una futura biografia di Cesare. A scrivere sono tutti coloro che ruotano intorno a colui che nel romanzo è insignito del titolo di Machinarum Magister, la figlia Giulia, la moglie Servilia, alleati, dipendenti o avversari quali Marco Tullio Cicerone, Caio Mazio, Caio Valerio Catullo, Lucio Vezio, Caio Giulio Cesare Giuniano (che nella realtà è noto con un nome ben diverso), Publio Licinio Crasso o Marco Porcio Catone. Chi non mostra mai il suo animo se non nei commenti riportati dagli altri è proprio lui, Cesare, che si staglia come una figura geniale e isolata, difficile da capire, modello ideale di virtus e capacità ma a tratti un po’ inquietante.

Che Del Popolo Riolo conosca bene la Roma dell’ultimo periodo repubblicano è evidente. I personaggi sono tratteggiati con cura e anche dove non rispecchiano la realtà storica sono comunque coerenti con ciò che sappiamo di loro. Il carattere, le relazioni personali, il modo di reagire ai problemi, lo stesso modo di esprimersi calano il lettore in un contesto perfettamente ricostruito ma nel quale l’effetto deformante della realtà alternativa può presentare continue e interessanti sorprese. E quando i giochi politici e personali dei personaggi storici potrebbero diventare ripetitivi entrano in gioco i marziani.

Per la verità gli extraterrestri – Cesare non gradisce il nome marziani e si riferisce a loro in un altro modo – erano stati protagonisti delle prime due pagine del romanzo, le uniche scritte al tempo presente e che rompono l’aspetto epistolare-diaristico del libro. Le uniche che appaiono un po’ forzate, con il tentativo di dare una motivazione all’azione a creature che per il resto sono viste sempre dall’esterno e da lontano. La loro comparsa quindi è tutt’altro che sorprendente, e almeno per un buon numero di pagine il lettore il lettore è a conoscenza di qualcosa che i protagonisti non sanno. Il che non significa che problemi di genere diverso come gli attacchi di Catone nei confronti di Cesare i rapporti quanto meno incerti con il figlio di Servilia e con Cicerone possano essere liquidati come elementi insignificanti. La costruzione della storia è buona con periodi di relativa quiete che approfondiscono il carattere dei personaggi o gettano le basi per eventi futuri alternati a pericoli di vario genere. Con l’incombere del pericolo dei marziani la tensione cresce sempre più, fino a un finale ben costruito nel quale non mancano le sorprese.

Una lettura rapida e piacevole, che permette di guardare con divertita simpatia a personaggi già noti dai tempi della scuola.