Una delle uscite in inglese della Acheron Books, il fantasy The Ministry of Thunder scritto da Davide Mana, è ambientato a Shangai negli anni '30 e narra le peripezie di un italiano che si trova a cavarsela laggiù dopo che una missione militare inviata dal governo di Mussolini non è andata come preventivato. Una storia di avventure mozzafiato nelle terre poco familiari dell'estremo oriente: ci sarà modo di vedere parecchi luoghi ben poco conosciuti e di assitere a molti incontri pericolosi. Abbiamo rivolto qualche domanda all'autore per sapere più su di lui, su questo libro e sul progetto editoriale della Acheron Books.

Come è nata la tua partecipazione al progetto Acheron Books?

Ho scoperto l'esistenza di Acheron Books quando i loro cacciatori di teste mi hanno contattato per sapere se sarei stato interessato a collaborare. Qualcuno in Acheron aveva letto le mie storie pubblicate negli anni passati (credo in particolare i racconti sword & sorcery di Aculeo & Amunet), e riteneva che il mio lavoro potesse essere interessante per il pubblico di riferimento della nuova casa editrice. Ne abbiamo parlato, abbiamo discusso di alcune delle storie che avevo in macchina al momento, abbiamo trovato un accordo, e ne è derivata un'esperienza divertente e istruttiva.

Il tuo libro si intitola The Ministry of Thunder  e si può definire di genere fantasy: perché ti piace scrivere fantasy?

Il fantasy è un genere amplissimo, che può accomodare una quantità di narrazioni, di stili, di storie differenti. Nello specifico, The Ministry of Thunder si potrebbe definire un fantasy storico. Il fantasy offre una grande libertà, ma al contempo richiede una logica ferrea ed una coerenza estrema, una assoluta adesione ai principi del genere. È un genere letterario che comporta molta più disciplina, e molta meno arbitrarietà, di quanto possa pensare chi non lo frequenta abitualmente.

E poi naturalmente c'è il fattore divertimento - nel leggere, e nello scrivere. La varietà, la disciplina e il divertimento sono gli elementi che mi attirano da sempre come lettore - e che mi stimolano quando scrivo. Amo il fantasy razionalizzato alla maniera della vecchia rivista Unknown, e per quanto abbia sempre letto con piacere Howard e C.A. Smith, preferisco autori come Fritz Leiber e Roger Zelazny, o Michael Moorcock e Charles de Lint. Mi piacciono le fantasie orientali, il fantasy atipico e, appunto, il fantasy storico. E alla fine si scrive sempre ciò che si legge, o che si vorrebbe leggere. Ma in realtà non mi pongo grossi limiti di genere - né quando leggo, né quando scrivo.

Vuoi raccontarci qualcosa della trama?

Davide Mana
Davide Mana
The Ministry of Thunder è un romanzo scritto con un occhio ai vecchi pulp avventurosi, alle storie "alla Indiana Jones". È la storia, ambientata in Cina nel 1936, di un avventuriero italiano, Felice Sabatini, che si trova suo malgrado coinvolto in un mistero vecchio di millenni. Sabatini è uno che cerca semplicemente di sbarcare il lunario e tenersi fuori dai guai, ma come succede di solito in questo tipo di storie, i guai la pensano diversamente. Da una parte, c'è una giovane donna che intende avvalersi dell'aiuto dell'italiano per recuperare un misterioso tesoro; dall'altra il Ministero Celeste del Tuono e delle Tempeste pare intenzionato ad usare Sabatini come proprio inconsapevole agente. E c'è un vero e proprio campionario di personaggi sinistrissimi ben intenzionati a mettere a rischio l'incolumità del mondo stesso per la propria sete di potere. E poi draghi, creature sovrannaturali, spettri e demoni, un antico eroe immortale, e una valle segreta fra le vette himalayane.

Riuscirà il nostro eroe ad uscirne vivo e a salvare il mondo?

È quel genere di storia.

Quale pensi che sia il punto di forza del tuo libro, quello  capace di invogliare i lettori ad  acquistarlo?

La copertina di Antonio de Luca - è assolutamente fantastica, ed è quella che vende il mio romanzo. A parte la copertina, si tratta di una storia molto diversa, per ambientazione e per stile, dal fantasy post-tolkieniano che si trova di solito sui nostri scaffali - gran parte dell'immaginario del romanzo deriva dalla tradizione orientale, dalla magia e dal folklore taoista, o dalle vecchie riviste degli anni '30. Ed è un romanzo d'avventura, con elementi fantastici e storici. In effetti, molti degli elementi più strani e implausibili del romanzo sono fatti storici documentati - io ho semplicemente incastrato la mia storia negli interstizi di eventi reali, a cominciare dalla malaugurata spedizione dell'Aeronautica Italiana in Cina negli anni '30, da cui il romanzo prende l'avvio. Ho anche una grande fiducia nei miei personaggi, che mi piacciono molto, e che credo possano catturare l'attenzione dei lettori.

Perciò, credo che ambientazione e personaggi siano i principali punti di forza della mia storia. Oltre alla copertina.

Scrivere qualcosa che non sia per niente inerente il fantastico: ti è capitato? Ti attira come idea?

Ho un background accademico e ho scritto e pubblicato articoli e saggi scientifici e sulla storia della scienza. Non so se questo conti, come scrittura non inerente al fantastico. In termini di narrativa, resto comunque legato al genere. Per quanto non mi dispiacerebbe affatto provare qualcosa di diverso - se non per altro, per il desiderio di mettermi alla prova. Un western, magari, o un poliziesco. Ma mi conosco, finirei con l'inserire elementi sovrannaturali o chissà che altra stranezza anche in quelli. E da sempre mi piacerebbe molto scrivere un radiodramma - cambiando quindi la forma, se non il genere.

I grandi temi del tuo scrivere, quello che torna sempre o quasi sempre nelle tue storie

Sono sostanzialmente un ottimista, e credo che gli esseri umani possano dare il meglio sotto pressione. Non amo gli anti-eroi, le distopie e il pessimismo cosmico, con buona pace di H.P. Lovecraft. Per cui se c'è un tema ricorrente nelle mie storie, è molto probabilmente la capacità dell'individuo di affrontare i problemi e risolverli usando le proprie risorse intellettuali ed emotive. Di più, la necessità dell'essere umano di affrontare e risolvere problemi, credo sia la fonte della nostra salvezza - in assenza di questo tipo di sfida, in assenza di domande e problemi, io credo che lo spirito umano si atrofizzi e muoia. Siamo una specie di esploratori, cacciarci nei guai e risolvere problemi sono le cose che sappiamo fare meglio. Più in generale, ho fiducia nel progresso e nell'indagine scientifica, nell'uso della razionalità. E nell'umorismo - senza leggerezza non si va da nessuna parte.

Breve? Lungo? Lunghissimo? Racconto? Romanzo? C'è una forma dello scrivere in cui ti senti più a tuo agio?

Romanzi e racconti comportano difficoltà e sfide diverse - mi divertono entrambi, ma essendo in generale un tipo poco paziente, preferisco la forma breve; o magari intermedia: mi trovo molto a mio agio con la novella o la novelette, due formati che per motivi strettamente editoriali parevano scomparsi, e che stanno tornando in auge grazie all'editoria elettronica, e si prestano alla narrazione seriale.

Mi piace lavorare sulla struttura della storia, ed usarla per rafforzare la narrazione. Su una storia di quindicimila parole posso mantenere l'attenzione focalizzata su personaggi e situazioni, ma al contempo, rispetto a un racconto di seimila parole, ho lo spazio di manovra per approfondire certi aspetti dell'ambientazione, per giocare con i dialoghi.

Il tuo lavoro nel settore del Gioco di Ruolo: quali sono i progetti in cui sei impegnato? Hai qualcosa in programma per il prossimo futuro?

In questo momento sto lavorando a GreyWorld, un progetto per il sistema di gioco Savage Worlds, per il quale ho già sviluppato altre cose in passato (il sourcebook spaghetti western/horror Messico & Nuvole, ad esempio).

GreyWorld è una nuova ambientazione steampunk, strettamente fantascientifica e con un taglio fortemente interculturale. Uno steampunk un po' diverso dallo standard, insomma - meno corsetti e occhialoni, più sete colorate, acconciature stravaganti e località esotiche. Si tratta di un progetto molto complesso e a lungo termine, pensato per il mercato internazionale, e prevede anche una parte narrativa; nel corso dell'anno usciranno racconti e anteprime, attraverso il blog del progetto (greyworld.co), in attesa che il manuale principale veda la luce a cavallo fra il 2015 ed il 2016. Si tratta di qualcosa in cui crediamo molto, sia io che il team di Savage Worlds Italia, e abbiamo grandi speranze a riguardo.

È una sfida, ma una sfida molto eccitante e gratificante, per quel che mi riguarda - creare un intero mondo per un gioco è molto diverso dal creare un mondo per una serie di racconti o per un romanzo.

I migliori auguri a Davide Mana.