E’ probabile che il mio stile sia cambiato. In molti, dopo aver letto Falene, mi hanno detto che sono maturata, ma io non riesco a vederlo: ho dato del mio meglio sia scrivendo Sitael sia scrivendo La saga oscura. Di certo sono passati alcuni anni tra l’una e l’altra saga, e probabilmente è vero che il mio modo di vedere le cose e il mio modo di scrivere sono cambiati. Spero in meglio.

Qual è stato il percorso creativo che hai affrontato dall’anno della pubblicazione del primo volume del Sitael fino ad ora? 

Ti sei mai avvicinata ad altri generi che non siano fortemente influenzati dalla tematica del fantastico?

Finora non ho mai provato a scrivere di altri generi, perché da quando ho cominciato Sitael mi sono divertita a esplorare le numerose sfaccettature del fantasy. Sono così tante che non ho ancora avuto modo di sperimentarle tutte, ma oltre al fantasy classico ho cominciato alcune storie dark, fantasy contemporaneo e urban fantasy, una futuristica, una new weird e progetto di scrivere qualcosa di steampunk, ma al momento sono alle prese con una nuova saga che penso rientri nel cyberpunk, ma non ne sono sicura, perché potrebbe essere qualcosa di completamente diverso da qualunque genere abbia mai letto.

Adesso parliamo di un argomento molto recente… ossia del tuo nuovo libro; il titolo definitivo è lo stesso presentato tempo addietro sul tuo blog personale, Falene, e con esso inizia la tua nuova serie Urban Fantasy intitolata La Saga Oscura, edita dalla Casa Editrice Elpìs. Il libro presenta un’atmosfera decisamente più cupa rispetto al Sitael e sembra essere ambientata in una cittadina più realistica e contemporanea, senza cavalieri né spade di un’epoca simil Medioevale.  Com’è nata questa storia così diversa dal Sitael?  Come racconteresti l’intreccio narrativo di Falene, senza svelare troppo e senza prendere la “trama” come spunto di base, per incuriosire un lettore che non ha mai sentito parlare di questo romanzo?

La saga oscura è nata da un incubo. Un incubo molto realistico, che comincia esattamente come le prime pagine di Falene. La storia parla di un gioco in cui si sfidano i due protagonisti: Pandora, una ragazza umana, ed Evan, un essere spietato che si mostra con l’aspetto di un ragazzo bellissimo. Ho deciso di scrivere qualcosa di completamente diverso da Sitael anche per mettermi alla prova: la protagonista è una ragazza, la storia è ambientata nel mondo moderno (in una cittadina americana del Connecticut) e l’antagonista della storia, ovvero Evan, è anche un protagonista insieme a Pandora. E’ un’avventura piena di misteri ma anche di sentimenti, che penso spinga a farsi delle domande.

E’ una storia che parla di Seconda Vista, ovvero della capacità di vedere creature come fate, demoni, fantasmi e molto altro, esseri che coesistono insieme agli umani, ma invisibili ai più. E’ una storia di tenebre ma anche d’amore, di luce ma anche di guerra, di sacrificio ma anche di speranza.

Passiamo ad una domanda che ci aiuterà a conoscere il tempo che riservi alla scrittura e altre curiosità. Quanto impieghi per scrivere la prima stesura di un romanzo? E per la revisione? Ovviamente mi piacerebbe soltanto avere delle informazioni molto approssimative. Scrivi con la musica di sottofondo o preferisci il silenzio? Preferisci annotare tutto su un quaderno (in uno stile più tradizionale), prima di iniziare a scrivere al PC, oppure scrivi tutto al computer e decidi di apportare le modifiche direttamente con la tastiera? 

Dipende molto dalla lunghezza del libro: per ogni volume della saga di Sitael la prima stesura durava dai nove mesi a un anno, approssimativamente, ma ogni libro era lungo più di 800 pagine. Uno perfino 1.040 pagine. Parlo sempre della prima stesura, in seguito ho lavorato su tutti per accorciarli, e questa revisione di solito richiede pochi mesi. Riguardo ai libri de La saga oscura (tutti sulle 300 pagine circa), la prima stesura è durata un paio di mesi per ciascuno, e la revisione solo poche settimane.

Per scrivere preferisco il silenzio, per concentrarmi a pieno: la musica va bene solo se sto lavorando su una parte facile, ma deve essere adatta alla scena che sto raccontando. Scrivo direttamente al computer, ma prendo molti appunti nei momenti più disparati della giornata e li raccolgo in un quaderno (uno diverso per ogni libro, tanto che nella mia stanza ci sono uno scaffale e due cassetti pieni solo di quaderni!) per poi controllarli quando devo scrivere quella determinata parte. 

Sono in molti a credere che il genere fantasy e i suoi sottogeneri vengano “quasi scartati” da un pubblico non giovanile in Italia, cosa che ad esempio non sembra avvenire in America e in Inghilterra dove il genere ha radici più profonde e opere di quest’ambito letterario sono riconosciute al livello mondiale. Credi che questi pregiudizi da parte del pubblico intacchino in maniera diretta o indiretta chi, invece, adora scrivere queste storie? Pensi che il genere fantasy possa avere un futuro in Italia?  Cosa ne pensi di questa sorta di “pregiudizio” letterario che sia scrittori che lettori italiani provano nei confronti delle storie fantastiche? In che modo si potrebbe cambiare questo aspetto nel pubblico italiano?