In Finlandia funziona così, appena raggiungi i 13 anni ti danno in mano arco e freccia e ti spediscono nel bosco per un giorno e una notte. Se non ti perdi e ne emergi con qualche preda bella grossa, diventi un uomo, altrimenti sarai deriso per sempre dai membri della tua comunità. È arrivato il turno anche di Oskari, un ragazzino non proprio atletico e messo sotto pressione dal fatto che il padre ai suoi tempi, s’era portato a casa addirittura un orso. Quando si ritrova però solo, nel bel mezzo della foresta, non è un animale ferocie ad aggredirlo ma un aereo in fiamme dal quale esce una capsula di salvataggio che contiene niente meno che il presidente degli Stati Uniti d’America. Sulle sue tracce un gruppo di terroristi armati fino ai denti e decisi a tutto pur di trovarlo.

Avrebbe potuto essere una sorta di cult alla Snakes on a Plane ma Big Game del regista finlandese Jalmari Helander, imbocca la via del trash con poca convinzione, imbastendo un action movie in stile anni ’90 con parecchie citazioni, anche letterarie che, nel complesso, lo rendono un po’ scialbino. Questa volta il presidente degli Usa, che grazie all’era Obama può essere interpretato da Samuel L. Jackson, non tira pugni né come Harrison Ford in Air Force One, né è l’eroe senza macchia che sa pure pilotare i jet alla Bill Pullman di Independence Day. Anzi, è talmente sfigato che la sua guardia del corpo, che si è preso una pallottola nel cuore per lui, non ci sta più a rischiare la pelle per uno così, e fa un accordo per un bel po’ di soldi con il primo terrorista che passa. Infatti, trovatosi da solo nel bosco, non è il presidente a salvare il piccolo Oskari ma viceversa, tranne comunque dagli il giusto supporto morale, con tanto di scena dove, per incoraggiarlo, gli appunta sul giubbotto la spilletta con la bandiera degli Stati Uniti (sic).

Anche le scene d’azione pur sfidando le leggi della fisica non sono esagerate, come quella del frigo, ovvio riferimento all’ultimo capitolo di Indiana Jones, mentre una regia piatta fa il suo lavoro al minimo sindacale. Potrebbe essere apprezzabile che i terroristi non siamo i soliti membri dell’ISIS o simili e che, tutto sommato il mistero finale abbia un po’ di spessore in più rispetto alla media, anche se per dare un po’ di brio sarebbe meglio il classico e sempre apprezzabile cattivo/psicopatico. All’inizio pare che la sua unica motivazione, che sarebbe stata assai divertente, sia quella di voler imbalsamare il presidente degli Stati Uniti a mo' di leone dopo averlo cacciato. Insomma, per essere un action movie che fa il verso al passato, Big Game – Caccia al presidente manca di parecchie scintille.