Ci sono piani dell'esistenza, segreti dell'Universo che è meglio non svelare.

Se pensate che siano in luoghi irraggiungibili ed esotici, vi sbagliate di grosso.

Il nostro stesso mondo ha dei punti dei punti ciechi che possono rivelarsi con poco, conducendoci ad abissi inenarrabili.

Laird Barron in La Cerimonia dipana il filo, alquanto aggrovigliato va detto, della sua narrazione attraverso la progressiva presa di consapevolezza del suo protagonista, l'anziano Donald Miller.

Ma possiamo noi credere alle nostre percezioni fino in fondo? Quanto può credere Miller alla progressiva ricostruzione dei suoi ricordi, delle sue precedenti percezioni, e quanto può credere a ciò che vive e sente al momento del presente narrativo. È una domanda che sembra essere posta al lettore, quella della credibilità delle percezioni.

Se avete amato le complesse e sfaccettate costruzioni di H.P. Lovecraft, che facevano scaturire dal quotidiano cosmogonie complesse e antiche, non potrete non amare quest'opera di Laird Barron, che è ben lungi da essere un banale imitatore, perché aggiunge analisi e sensibilità da uomo moderno, distaccandosi a suo modo dalla matrice gotica ancora presente nel suo precursore.

Il senso dell'orrore, grazie a una costruzione abile, si affianca con costanza al sense of wonder più pieno e autentico, che filtra il reale con occhi che allargano la percezione.

Dobbiamo sfuggire a una manichea categorizzazione di genere con La Cerimonia, perché diverse sensibilità e sfumature del fantastico trovano posto.

Per forma mentis rifiuto le interpretazioni che debordano nell'onirico, pertanto consiglio una completa immersione nel fantastico e complesso mondo di Barron senza pregiudizi, accettando l'idea di un viaggio la cui partenza è nota, la destinazione è incerta.

Volendo accennare alla trama, non posso dire altro che, nel profondo, potrebbe trattarsi di una indagine, ma preferisco non raccontare oltre perché non vorrei dare chiavi interpretative ai lettori, ai quali consiglio con calore questo romanzo.